Io mi aspetto sempre di tutto e, anno dopo anno, la mia
convinzione si rafforza.
Proprio oggi leggo sul “Fatto Quotidiano” in un bel pezzo di
Mario Portanova (uno degli ultimi a ricordarsi dei fatti di Genova 2001) che di
punto in bianco a 5, giorni dalla sentenza di cassazione sulla notte di sangue
alla Diaz, cambia il presidente del collegio giudicante.
Giuliana Ferrua sostituisce così il chiacchierato Aldo Grassi,
quello per intenderci che ha sentenziato che il processo d’appello a Dell’Utri
è da rifare.
Il problema non è, ovviamente il cambio di presidente, ma il
fatto che la presidente Ferrua avrà 5 giorni per leggere una montagna di
incartamenti e di perizie per decidere se la sentenza d’appello è
legittima o no.
Qui conviene fare una piccola precisazione di ordine
giurisprudenziale, sembra banale ma so che non lo è.
La Corte di Cassazione secondo legge NON giudica sul FATTO
ma sul DIRITTO, ovvero non si occupa di riesaminare le prove e le
testimonianze, giudica solo se la procedura relativa ai precedenti gradi di
giudizio sia corretta nel caso riscontri vizi di forma ordina che il processo
di appello sia nuovamente celebrato.
Attenzione al trucco, detta così sembra che il lavoro sia
più facile ma non è vero.
La verifica della legittimità di una procedura non è cosa da
poco, basta una virgola e gli avvocati abilitati alla cassazione sono
bravissimi a trovare anche il più piccolo vulnus, e il giudizio della Cassazione è ultimativo, quindi bisogna andarci
con i piedi di piombo.
Inoltre è bene ricordarci che nel caso della Diaz, così come
nel caso Dell’Utri non ci sarebbe tempo di ricelebrare il processo giudicato
viziato nella forma per via della prescrizione, ciò significa che in caso di
parere negativo della Corte per tutti gli imputati della “notte di Macelleria
Messicana” sarebbe la fine dei problemi.
Tutti liberi e felici. Ovviamente queste quisquiglie non
sono facilmente digeribili per il lettore medio dei giornali italiani e quindi
immagino che se le cose dovessero andare in questo senso il giorno 16 giugno
leggeremo i seguenti titoli sui giornali:
TUTTI ASSOLTI GLI IMPUTATI PER I PESTAGGI ALLA SCUOLA DIAZ
(Repubblica)
DIAZ, ASSOLTI I POLIZIOTTI (Corriere)
ASSOLTI I VERI EROI DI GENOVA, I POLIZIOTTI (Il Giornale)
DIECI ANNI BUTTATI, ADESSO I COMUNISTI PAGHINO IL PROCESSO
(Libero)
In Italia funziona così.
Il concetto di giustizia si è ridotto a colpevole –
innocente, tutto quello che ci passa in mezzo non esiste.
Berlusconi non è mai stato dichiarato innocente da nessun
tribunale, al massimo si è dichiarato il non luogo a procedere per decine di
motivi, tra cui il fatto che lui stesso aveva cancellato le leggi per le quali
lo si stava processando, prima fra tutte il falso in bilancio oppure perché
avendo abbreviato la prescrizione proprio per i reati per cui era giudicato non
si poteva in alcun modo applicare una qualsivoglia sentenza.
Eppure in ogni caso, le sentenze venivano classificate come
assoluzioni, con tutti i tono trionfalistici dei manichini prezzolati dal
premier.
Per ciò che riguarda Genova il Potere, tutto il potere dal
PdL al PD (con la complicità dell’Italia dei Valori che si oppose nel 2006 alla
creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti di Genova) ha
fatto di tutto per fare finire la storia dei massacri perpetrati ai danni dei
manifestanti a Genova in soffitta.
Certo non è bello per un intero sistema politico dover
ammettere che tutta la polizia è ancora organizzata come un organo repressivo
modello anni ’70, certo non è bello dover dire che uomini come De Gennaro, La
Barbera,… uomini che hanno lavorato nell’antiterrorismo e nell’antimafia, si
siano lasciati andare a una vera e propria operazione di repressione stile
sudamericano.
Quindi è sempre meglio fare quello che questo Stato fa da
circa 70 anni: insabbiare tutto e fare finta di niente.
Dai tempi di Portella della Ginestra la politica sa che gli
italiani hanno la memoria corta e quello che è accaduto ieri fa notizia fino a
domani poi a nessuno importa più nulla, certo, ci sono solo i superstiti, i
parenti delle vittime e due o tre magistrati fessi che decidono di mandare a
puttane la carriera per seguire roba vecchia ma al grande pubblico non importa.
Genova, per il cronista attento è un capolavoro del genere,
la sentenza d’appello è rimasta a vivacchiare in Cassazione per due anni (la
sentenza d’appello è datata 18 maggio 2010), tra lungaggini inspiegabili,
problemi di notifiche, impossibilità degli imputati a regolarizzare determinati
atti, intoppi dati dalle funzioni stesse dei vari imputati.
Il processo rallenta e la prescrizione si avvicina.
Anzi la prescrizione si sorpassa perché sono già prescritti
i reati di aggressione e lesioni personali gravissime, quelle che interessano
la maggior parte dei presenti alla Diaz che se gli è andata bene sono usciti
sanguinando, mentre alle brutte hanno ancora problemi legati al pestaggio (un
mio conoscente ha una certificata “limitazione alla motilità dell’arto
superiore destro per frattura scomposta alla clavicola”, questo è il referto
dell’ospedale lui la chiama “cazzo di manganellata alla spalla”).
Resta in piedi il reato di falso in atto pubblico a carico
di quelli che volevano far credere che alla Diaz ci stessero i terroristi con
le molotov e con i coltelli fra i denti.
Quelli che misero sul famoso tavolo della conferenza stampa
coltellini svizzeri, zaini, aste delle bandiere come prove di reato; quelli che
si inventarono di aver beccato una coltellata; quelli che firmarono verbali di
arresto che non avevano nessuna attinenza con la realtà.
Per questi servitori dello stato (fascista) la prescrizione
scatterà fra qualche mese (primavera 2013) ma per tutti gli altri è già finita.
In quei giorni a Genova una delle frasi più comuni tra
poliziotti e carabinieri era: “Diamo una bella lezione a quei comunisti del
cazzo” con tutte le varianti del caso.
La lezione l’abbiamo imparata. È questa: in Italia la
giustizia non te la devi aspettare mai se di mezzo ci sono gli organi dello
stato, se sbagli tu, cittadino, uomo qualunque, sarai fatto fuori in un soffio,
ma se sbaglio io Stato, le cose cambiano. Avrò sempre ragione, perché la ragione
è un fatto di potere.
A titolo esemplificativo cito alcune delle stragi italiane
senza colpevole:
Portella della Ginestra 1 maggio 1947: 11 morti, di cui 2
bambini, 27 feriti gravissimi, tutta la colpa fu data al bandito Salvatore
Giuliano ma la storia è molto più complessa.
Piazza Fontana 12 dicembre 1969: 17 morti 88 feriti;
Strage di Brescia 28 maggio 1974: 8 morti 102 feriti;
Strage Italicus: 4 agosto 1974: 12 morti 48 feriti;
Strage di Ustica 27 giugno 1980: 81 vittime nessun
supersitite;
Strage di Bologna 2 agosto 1980: 85 morti, 200 feriti
gravissimi,
Strage di Capaci 23 maggio 1992, 5 morti (la mano è mafiosa
ma la mente no),
Strage di via d’Amelio, 7 morti (vale quanto scritto sopra),
Genova 2001: un morto, migliaia di feriti.
Nessun commento:
Posta un commento