Benvenuti in paradiso.
Oggi a Milano arriva il Papa con tutto il suo circo.
Come al solito le perplessità sono più delle certezze e
visto che di perplessità si parla in lungo e in largo partiamo dalle certezze.
Certezza numero 1: il comune spende la bellezza di 3 milioni
di euro (tasse di tutti i milanesi) per garantire l’evento, la regione ne mette
in ballo 10 (tasse di tutti i Lombardi pure quelli di Bormio che sta a 300 chilometri ), non
si sa quanti di questi soldi vengono garantiti dagli sponsor e queste
incertezza pesano un po’, la città viene militarizzata come e sempre quando il
papa fa una passeggiata con la papamobile da qualche parte.
Certezza numero 2: lo spottone commerciale pro famiglia
papale servirà a rallentare ulteriormente il percorso per la creazione del
registro delle unioni civili, promesso ormai da un anno da Pisapia ma che
ristagna in giunta tra veti incrociati delle ali cattoliche dei due
schieramenti.
Certezza numero 3: L’indotto che guadagnerà 55 milioni di
euro dalla cosa è solo quello che fa riferimento alla curia di Milano anche
perché da come è costruito l’evento non ci sarà certo modo per favorire altre
attività commerciali, se poi qualcuno dicesse che parte della giostra la fanno
in fiera giova ricordare che le mani di Comunione e Liberazione sono le uniche
che davvero muovono i fili del mega complesso fieristico di Rho Pero.
Smettiamola di prendere in giro la gente, smettiamola di
confezionare i soliti discorsi buonisti.
Sembra che quando si muove il papa nessuno possa dire nulla
di male, anzi è sempre una grande Festa.
Questi raduni sono heppening politici dove un capo di stato
straniero viene a ribadire il suo primato su un altro stato, il nostro.
Che in Italia oggi come oggi il peso della Cei sia enorme
non è cosa ignota.
Una buona metà del governo è di nomina quasi univocamente
vaticana, si va dal ministro dei beni culturali Ornaghi al fondatore della
comunità di Sant’Egidio Riccardi.
I conoscitori della Chiesa sanno benissimo che la Comunità di Sant’Egidio
altro non è che il braccio politico della curia di Roma e d’altra parte
Riccardi non ne ha mai fatto mistero.
Oltre alle punte di diamante dei ministeri tutta la finanza
bianca è ben rappresentata da gente come Passera e da tutta una schiera di
sottosegretari che trovano il centro dello stato più nel Vaticano che al
Quirinale.
In Italia la richiesta di laicità, che è una richiesta
normale in uno stato europeo non trova mai una vera sponda se non in qualche
movimento sparuto e maleascoltato.
Se pensiamo che il Leader più conosciuto della sinistra,
Nichi Vendola, si vanta di tenere sempre un rosario in tasca capiamo come non
sia sufficiente nemmeno votarsi ai post comunisti per sperare di cavarsela.
Peraltro sarebbe il caso di fare notare che negli ultimi 30
anni la chiesa di Roma ha virato preponderantemente a destra e che la scelta di
riappacificarsi con movimenti come quello dei lefebriani da parte di Benedetto
XVI non siano certo segno di discontinuità con la politica oscurantista e
repressiva del predecessore Giovanni Paolo II.
Ad oggi la
Chiesa cattolica è (nei suoi vertici, poiché sarebbe miope
non sottolineare alcune lodevoli differenze) un ente che blocca e scredita
qualunque tentativo di cambiamento, lacerato al proprio interno da meccanismi
non dissimili da quelli che distinguono la politica di palazzo che tanto ci
indigna in Italia, dominata da movimenti e gruppi che non stento a definire
fascisti, tra cui ricordo Focolarini, Rinnovamento Dello Spirito, Opus Dei,
Comunione e Liberazione, Neocatecumenali.
Giovanni Paolo II si è circondato per tutto il suo pontificato
da veri e propri briganti che ne hanno diretto nell’occulto le scelte e hanno
portato spesso e volentieri a vere e proprie catastrofi.
Non potrò mai dimenticare il mio incontro anni or sono con
due ragazzini (18 e 20 anni) appartenenti al gruppo dei Legionari di Cristo, il
cui ottantenne fondatore è stato incriminato per stupro continuato nei
confronti di alcuni seminaristi del suo stesso movimento ma veniva considerato
dal papa il suo “figlio prediletto” nonostante le prime accuse fossero vecchie
di anni .
Erano due ragazzi messicani, a parlarci sembravano automi,
non sapevano nulla di società di politica e di cultura italiana pur vivendo nel
nostro paese da molti anni, sapevano solo che l’Italia era un paese diventato
dissoluto nella morale e nei costumi per colpa dei Comunisti e che la loro
missione era ricondurre i giovani al bene attraverso Cristo, mi dicevano che
nel loro seminario, che se avessi voluto potevo andare a visitare, c’era la
palestra perché un vero soldato di Dio doveva curare il corpo e che se il papa
gli avesse detto di andare a far la guerra per Cristo loro avrebbero afferrato
la croce e sarebbero partiti, come dei veri legionari.
Uno di loro mi chiese: “Ma lei non prova schifo a vedere
tutte queste donne con le cosce al vento?” io gli chiesi cosa intendesse e lui
mi disse che i costumi erano il frutto di una mentalità che aveva concesso
troppa libertà ai giovani e gli aveva fatto perdere la bussola, io risposi che
non capivo cosa centrasse la libertà con la gonna corta di una quindicenne e il
più giovane mi fece un discorso che non dimenticherò mai sul fatto che
bisognava che si proibissero determinati costumi perché il corpo era il tempio
dello spirito e la morale del secolo corrompe il corpo e lo spirito.
Questi sono gli ideali propalati dalle nuove generazioni dei
movimenti. Entrare nei loro gangli è addentrarsi nel fondamentalismo più
oscuro.
Il presidente della regione Lombardia dice di conoscere un
solo tipo di famiglia fatta da un uomo una donna e dei bambini uniti dal
vincolo del matrimonio e nel dirlo sa di tagliare fuori dal concetto di
famiglia il 30% delle coppie italiane (Il 50 nella sua regione) ma non gli
importa.
Sono opinioni, se rimanessero appannaggio della cerchia dei
fedeli nulla da dire.
Ma non è così, la chiesa legifera in uno stato laico dove la
maggior parte degli abitanti non vuole farsi dettare la linea da lei.
Roberto Formigoni non parla in chiesa a dei fedeli, fa delle
leggi per lo stato e queste leggi impediscono il riconoscimento delle coppie di
fatto nello stato e nella regione in cui vivo.
La regione Lombardia destina vagonate di soldi pubblici a
enti e scuole private di ispirazione religiose dove si insegna che la fede in
Dio viene per prima, poi tutto il resto.
La regione Lombardia ha creato il sistema della
suissidiarietà per pompare miliardi in strutture come il S. Raffaele, che poi
sono scoppiate creando quello che hanno creato, ma che hanno agito in barba e
talvolta contro, le leggi dello stato.
In Italia un medico che applicasse la 194 si troverebbe la
carriera distrutta, chi pratica l’interruzione di gravidanza negli ospedali
della Lombardia è un eroe dello stato, perché è uno che sa che applicare una
legge gli precluderà qualunque carriera, vedrà passare davanti a lui colleghi
più giovani e magari più incapaci, ma lui resterà al palo, questo perché la Chiesa ha voluto così.
Trovare un consultorio non opzionato dal movimento per la
vita è un miracolo e una donna che decidesse di abortire in molte parti di
questa bella regione sarebbe sola e non potrebbe essere ascoltata da nessuno
perché il luogo deputata per aiutarla è pieno di gente che la considera un’assassina.
Nelle scuole italiane la religione la fa da padrona anche se
si decide un’istruzione laica per il proprio bambino.
Un amico ateo mi ha fatto leggere il tema che la maestra
aveva consegnato al proprio figlio, titolo: “domani incontro Gesù, la mia prima comunione” il compagno di scuola
di fede musulmana era stato dispensato il figlio del mio amico no, la maestra
non capiva perché non avrebbe dovuto farlo visto che lui era italiano e alla
fine che male c’era?
Di esempi ce ne sono migliaia inutile dilungarsi.
Il cattolicesimo in Italia è egemone e impedisce a chi non è
credente di vivere una vita libera, negli ultimi anni i gangli della chiesa si
sono fatti ancora più stringenti, tra l’altro è un meccanismo che viaggia con
proporzionalità inversa, al diminuire del numero di italiani che si dice
credente aumenta l’ingerenza delle lobby di potere cattolico nella società.
In questo clima gli incontri mondiali delle famiglie sono dannosi
prima ancora che inutili, se ci devono essere che li organizzi l’arcivescovado
con i soldi suoi e non con i miei.
Sono nato in una famiglia credente e non laica, ma con il
tempo anche nella mia famiglia sono cresciute le perplessità, né mio padre né mia
madre sono due giovanotti ma basta un po’ di intelligenza per capire cosa ci
vogliono fare digerire, oscurantismo e fanatismo non sono di casa in una
democrazia compiuta.
Forse l’Italia non lo è mai stata ma di questo passo non lo
sarà mai
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