M. ha trent’anni e la incontro per caso al supermercato,
laurea in psicologia, specializzazione in psicologia della comunicazione,
master.
È una mia vecchia amica, quando andavo all’università
facevamo sempre la strada insieme, ci si alzava alle sei per prendere il primo
autobus per il centro di Milano, insieme ad altri amici, fare le solite mille
ore di lezione.
Per quelli come me, che oltre a studiare avevano già un
lavoro era quasi un diversivo, per altri meno, era un problema, perché se hai
ventitre anni e una coscienza sai che stai pesando sulle spalle di genitori che
non sono esattamente dei nababbi e vuoi finire in fretta per contribuire alle
spese della casa.
Incontro M. al supermercato con i suoi genitori, e sono anni
che non ci si vede, la vita ha preso altre strade, le chiedo come va e mi dice
che, dopo qualche anno a fare la segretaria l’azienda ha chiuso i battenti e lei
ora è una della tante disoccupate italiane che vive alle spalle dei genitori,
anche perché ora come ora, un altro lavoro da segretaria non lo può trovare,
lei non ha studiato da segretaria d’azienda ma da psicologa: “Per due anni sono
stata anche iscritta all’ordine, ma tanto non c’era verso di fare nulla, erano
solo 70 euro sprecati all’anno”.
Quindi non vai bene come segretaria perché tre anni di
esperienza in una piccola azienda non sono sufficienti e non vai bene come
psicologa perché a trentun anni sei vecchia per stage e tirocini e non hai uno
straccio di esperienza.
Poi c’è l’inghippo delle scuole di specializzazione, nessuno
te lo spiega bene quando cominci l’università, lo capisci solo mentre ci sei
già dentro e mica puoi più tornare indietro.
In Italia, attualmente una laurea da psicologo vale ben poco
se non hai fatto la scuola di psicoterapia (4 anni di corsi e tirocini che vuol
dire poi fare il lavoro degli altri solo gratis et amor dei).
Praticamente nessun concorso pubblico è aperto ai soli
psicologi bisogna avere una specializzazione in psicoterapia (per la maggior
parte sistemica). Ma la scuola di psicoterapia costa in media 7000 euro
all’anno e se non sei fortunato, magari figlio unico di genitori benestanti te
lo sogni.
La mia amica M. non è choosy, a lei andrebbe bene un lavoro
qualsiasi, magari inerente ai suoi sforzi di una vita, ma pare impossibile
ottenerlo.
G. è architetto, non lo conosco ma di lui me ne ha parlato
un amico, ha fatto tutto il cursus honorem possibile e immaginabile,
l’università gli ha anche proposto di andare in America per seguire un progetto
di un professore associato (così ti fai le ossa sul campo). 110 e lode.
G. è anche geometra e prima di fare l’università aveva fatto
qualche anni in cantiere, è uno che ne sa di cose.
La prima proposta di lavoro è uno stage, senza rimorso spese
per un grosso studio di Milano (così ti fai le ossa sul campo).
G. entra nello studio e scopre che i suoi colleghi sono
tutti stagisti più o meno vecchi che lavorano sui progetti e che il capo dello
studio è uno “della vecchia scuola” che in soldoni significa che non sa nemmeno
come si accende un computer figurati programmare o usare i software specifici
per la progettazione.
Però tu costruisci le case che lui non sarebbe più in grado
di costruire, lui stringe mani, va a bere con la gente, tu lavori gratis e lui
si beve il tuo sudore e lo trasforma in Porsche con le quali gira amenamente
per la città.
Choosy, G. vorrebbe solo guadagnare due soldi, magari poter
firmare il progetto che ha fatto lui senza che ci sia un ladro sopra di lui che
gli frega il pane dalla bocca.
La parola choosy per cui la ministra è stata querelata dal
padre di un ragazzo che si suicidò lanciandosi dal terzo piano della facoltà di
lettere e filosofia dell’università di Palermo, fa il paio con un’altra parola,
Bamboccione, sputata con disprezzo dal buon vecchio e defunto TPS (Tommaso Padoa
Schioppa) qualche anno fa, per parlare della generazione di quelli che a
trent’anni stanno ancora a casa con mamma.
Parlavo con un amico che di mestiere fa il fotografo, la
settimana scorsa e lui, che ha trentatre anni, finalmente è riuscito a uscire di
casa vivendo con la sua ragazza.
Attenzione però, se dovesse tornare indietro sarebbe
costretto a tornare a casa o comunque avrebbe vita grama, perché?
Perché il mio amico è un libero professionista, di quelli
che vanno dal cliente e che ti fanno la fattura per il lavoro che ti hanno già
consegnato che tu hai approvato e che magari ti sta dando quel “valore
aggiunto” all’azienda.
“Però se hai pazienza un attimo la fattura te la pago tra un
po’ sessanta novanta giorni, se per te non è un problema”… sottinteso è che se
per caso fosse un problema lui i soldi te li da anche subito ma con lui non ci
lavori più, e se sei sfortunato sparge anche la voce che sei uno che vuole
essere pagato sull’unghia.
Risultato: “Sono in credito di più di seimila euro e per
pagare l’IVA ho dovuto chiedere i soldi a mio padre che me li ha dati, ma un
domani se dovessi pagare un affitto che dico al padrone di casa?”
Anche qui… choosy, se dormi in convivenza con 4 o 5 persone
in un monolocale ce la puoi fare… potrebbe essere una bella soluzione…
Bamboccioni, Choosy, detto da gente che non sa nemmeno
quello che significa vivere nel mondo che loro con la loro idea di politica e
di società hanno creato.
Pensare oggi, credere di poter vivere nelle grandi città con
gli stipendi che sono stati ridotti all’osso, con nessuna possibilità di
ingresso nel mondo del lavoro per il quale siamo stati costretti a studiare è
pazzesco.
Oggi mi senti dire da molti ragazzi che incontro, gente di
sei o sette anni più giovane di me, che noi della vecchia generazione siamo
stati più fortunati… la vecchia generazione, sono diventato un’altra
generazione nel semplice volgere di pochi anni, la generazione che lavora per
quello che ha studiato, che si è potuta permettere qualche lusso in più (una
piccola utilitaria per spostarsi, è gia troppo per questi giovani alla faccia
di Marchionne che si lamenta della contrazione del mercato dell’auto,
compratela tu una panda da 10000 euro se ne guadagni 650 senza contributi).
Vedo sempre più disincanto nelle giovani generazioni, poi mi
rendo conto che appena dai ai giovani un posto fisso e una prospettiva questi
diventano capaci di lottare per se stessi e per il proprio futuro.
Ma senza prospettive non puoi avere la forza di cambiare le
cose, non si può lottare per migliorare ciò che non si ha e non si spera di
avere.
Il tempo è scaduto già da un bel pezzo, ci siamo giocati una
generazione e tra poco ci giocheremo anche l’altra, facciano i conti i vari
ministri del governo degli idioti, perché qui sul pianeta terra le cose vanno
sempre peggio.
Nessun commento:
Posta un commento