“Via privilegi, storture, lacciuoli burocratici, che
ingessano il mercato e tengono alti i prezzi finali di beni come energia,
servizi postali assicurativi e bancari, trasporti e servizi pubblici. Mario
Monti va avanti sulle liberalizzazioni per "sbloccare il Paese e far
saltare i colli di bottiglia che lo rendono più lento degli altri".
Promette che le misure saranno "equilibrate, pragmatiche, ma non
timide" e toccheranno vari settori perché "un regime di libera
concorrenza è più equo". E nel mirino non ci sono solo ordini
professionali, negozi, tassisti e farmacie, ma servizi essenziali, e molto
pubblico, a cominciare dalle municipalizzate. Non c'è settore che non venga
toccato. Banche, assicurazioni, Poste, i mercati di gas e elettricità, i
trasporti pubblici locali e non, le autostrade, gli areoporti. Settori dove o
la concorrenza non è mai entrata, come nel trasporto locale o dove è entrata,
ma non è riuscita a scalfire vecchie resistenze, inefficienze, interessi
precostituiti, tanto che i prezzi, come più volte denunciato dai consumatori, a
volte più che scendere sono saliti.” Così repubblica oggi nell’apertura del
pezzo di Barbara Ardù sulla nuova mania che ha Ri – preso l’Italia.
Amici miei, in barba alla crisi alle fragilità del sistema e
alle storture tutte create da anni di sistema liberistico folleggiante e
privilegi corporativi, oggi per fare ripartire lo sviluppo si parte dalle
LIBERALIZZAZIONI.
Ma si, diciamolo a gran voce, la concorrenza è un bene,
liberalizzare i prezzi vuol dire farli scendere, sgonfiarli, creare aperture.
Diciamolo a gran voce, che sono questi lacci e lacciuoli? (solo
qualche anno ha su repubblica questa frase non l’avrebbero mai scritta), questo
sistema di chiusure che impedisce a chi vuole di far ciò che vuole.
Ci sono solo due o tre problemi, nemmeno tanto secondari che,
quando si parla di liberalizzazioni sarebbe il caso di andare a sollevare.
Anzitutto i concetti in economia, per essere onesti, dovrebbero
essere d’insieme, e magari evitare di basarsi sul solito luogo comune, o peggio
su considerazioni false e storicamente sballate.
Primo, dire che con le Liberalizzazioni si guadagna è un errore,
soprattutto in Italia, prima di tutto nessun mercato liberalizzato ha mai visto
scendere il prezzo delle merci, si va dal pane, ai carburanti.
Chi faceva benzina negli anni 80/90, quando i prezzi dei
carburanti erano decisi al centesimo dal ministero, sa che con 20000 lire di
benzina poteva viaggiare parecchio bene, oggi la benzina veleggia a 2 euro al
litro nonostante che il barile di greggio stia intorno ai 90 dollari, ben al di
sotto dei famosi 150 dollari al barile che ci fecero tremare qualche anno fa.
Le compagnie petrolifere sanno che tanto siamo di memoria corta
e quindi ogni scusa è buona per ritoccare verso l’alto i prezzi tanto sono
libere di farlo.
Passiamo al settore pubblico, questo disonore italiano.
Dunque, lasciando perdere il caso delle poste, che da quando
sono “liberalizzate e privatizzate” vedono una diminuzione delle performance di
consegna che fa spavento, il settore più “privatizzato” in assoluto è quello
della pubblica amministrazione.
Non lo sapevate? Probabilmente i giornalisti non ve lo hanno
detto, per dirvelo dovrebbero fare il loro mestiere, ma visto che aspettano
perlopiù che i partiti gli passino le cose da scrivere è un’informazione che
non vi è stata data, probabile che la signora Ardù non ne sia manco a
conoscenza.
I dati delle grandi città sono impressionanti, sono appaltati a
cooperative sociali servizi come: cimiteri, post office dei comuni, asili nido,
servizi di igiene ambientali (che poi spesso sono tutti i servizi logistici dei
comuni dallo spezzamento neve ai magazzini), alcuni comuni hanno esternalizzato
i servizi di anagrafe e tributi (qui qualcuno mi dovrebbe dire che ne è dei
miei dati sensibili che dovrebbero essere coperti da privacy e invece stanno in
terminali gestiti dalla coop. tal dei tali o dall’azienda tal altra fino a
cambio di appalto).
Si sono appaltati i servizi di base degli ospedali pubblici:
centralino, accettazione, amministrazione, personale sanitario (oss – asa – e
qualcuno parla ormai di infermieri professionali)
Vediamo chi ci va a guadagnare.
Ci dovrebbe guadagnare l’amministrazione comunale anche se
alcune ricerche hanno chiarito che il margine di guadagno è davvero risibile in
termini assoluti in quanto il grosso dei costi nelle strutture non sta nel
pagamento degli stipendi ma nelle manutenzioni ordinarie delle strutture.
Ci guadagna l’azienda che dà il servizio, sono di norma grandi
cooperative sociali, alcune hanno bilanci che un’azienda se li sogna.
Chi non ci guadagna.
Non ci guadagna innanzitutto il lavoratore. Mi sono stufato di
scriverlo, se siete un laureato o il genitore di un giovane che si sta
laureando o diplomando vorreste che la sua qualifica sia pagata 800 euro al
mese?
Lo dicono sempre coloro che lavorano nelle strutture a lunga
degenza per anziani, operatori qualificati che se lavorassero nel pubblico
avrebbero uno stipendio mentre nel privato prendono una mancia, dicono questi
lavoratori: “Lavoro con gli anziani in un posto che domani non potrò mai
permettermi di utilizzare perché con il mio stipendio la mia pensione mi
impedirà di andare a stare in una RSA”.
Non fatevi illusioni non può andare meglio.
Pian piano che nelle amministrazioni i vecchi dipendenti
pubblici vanno in pensione vengono rimpiazzati da lavoratori “liberalizzati” e
alla fine senza nemmeno accorgersi lo stato passa da pagar stipendi da 1500
euro al mese a stipendi da 800, ma questi qui siamo noi o saranno (sono) i
nostri figli.
Questo non è un risparmio che ci dovrebbe piacere, questo è
sfruttamento del lavoratore.
Non è un’esagerazione, ho conosciuto dipendenti di cooperative
che lavoravano negli uffici di post office delle amministrazioni locali con
contratti a progetto.
Ma che diavolo di progetto è smistare la posta? Chiedo. Mi viene
risposto che il progetto secondo i capi della cooperativa sta nel farlo più
velocemente con lo stesso personale, loro ci riescono e per questo vengono
ripagati con la metà dello stipendio dei colleghi e con nessun paracadute
sociale.
Ottimo.
Se aggiungiamo che il CCNL (il contratto per i non conoscitori)
delle coop sociali è stato appena rinnovato con 34 mesi di ritardo ha portato a un incremento contrattuale
di miserrimo 70€ (a regime nel 2013 però), comprendiamo al meglio il senso del
liberalizzare, guadagnare sulla pelle di chi lavora.
Attenti alla vera truffa del sistema.
Quando vi parlano di liberalizzazioni ed esternalizzazioni vi
dicono sempre che il cittadino ci guadagnerà.
In realtà parlano del cittadino “consumatore”. Il cliente del
servizio.
Io cliente sono quello che spende, e spendendo sono il
consumatore finale del bene.
Questo però è guardare l’individuo, la persona, come se avesse
solo una dimensione, quella del cliente.
In realtà io cliente sono anche in un altro momento della mia
giornata lavoratore, come la mettiamo allora?.
Mario Monti con il commissario UE all'economia Olli Rehn |
Se ne sono accorti i camionisti, quando l’unione europea aprì ai
trasportatori stranieri la possibilità di trasportare merci nell’UE senza
restrizioni.
Questi lavoratori arrivavano dalla Turchia o dal nord africa con
le loro tabelle di prezzo, che erano una vera manna per le aziende ma erano
impossibili da parificare a quelle di un lavoratore europeo che paga un camion
300.000 euro e lo deve buttare via dopo un tot di chilometri perché le nostre
antinquinamento lo impongono.
Il consumatore camionista avrà avuto un guadagno nel prezzo
finale della merce ma avendo visto i suoi stipendi dimezzati alla fine questo guadagno è una perdita.
Questo sempre ammesso che il costo dei beni sia dovuto ai costi
di produzione e gestione delle merci, e sappiamo che non è così, nel mondo
moderno i costi delle merci sono dati perlopiù da fattori legati all’andamento
dei mercati.
È un trucco studiato nei minimi dettagli, quando si parla di
certe cose le variabili sono così tante che un conoscitore dell’argomento può
facilmente spostare l’attenzione dell’ascoltatore superficiale da un argomento
all’altro sicuro che ci saranno pochi a controbattere.
Alla fine c’è sempre un aspetto positivo su cui impostare un
discorso.
Il mese scorso mi trovavo a Brescia ad una conferenza sulla
gestione dei servizi all’infanzia presso il comune e ho posto a 3 docenti
universitari (uno di Milano e due di Brescia) la domanda: “Perché parliamo solo
di soddisfazione degli utenti e non parliamo del disagio delle lavoratrici che
fanno turni di 6 – 8 ore con i il doppio dei bambini di prima e che sono
sottodimensionate e a malapena sufficienti?”
Mi è stato risposto: “Lei non sa di che parla, i genitori
nemmeno si accorgono della differenza e se le educatrici non hanno studiato non
è un problema nostro”
Ho tentato di ribattere che tutte le educatrici (che prendono
700 € mese) hanno studiato e pure molto, che il problema non era quello ma mi è
stato detto che era permessa una sola domanda a testa e non era possibile un
contraddittorio.
Sono stato seguito da decine di domande di altri giornalisti che
di queste cose non sanno nulla, che erano solo delle riprese entusiastiche
delle cretinate dette in conferenza dai tre professori, i quali avevano
condotto la ricerca sulla base di dati forniti dalle cooperative stesse (tutti
positivissimi ci mancherebbe altro).
Alla fine ho cercato di avvicinare una funzionarie del comune
per parlarci ma mi ha detto che per le interviste dovevo prendere appuntamento.
Ecco. Mi domando che razza di idea si sono fatti i lettori degli
altri giornali sul servizio delle coop. nei nuovi nidi esternalizzati del
comune di Brescia? Tutto bello, il privato è magnifico, si va meglio e si
risparmia.
Nessun dato, nessuna valutazione reale, solo filosofia di bassa
lega.
E noi ad applaudire.
Tanto Repubblica ora ha il suo eroe che va avanti laddove gli
altri non hanno il coraggiom Super Mario.
Tanto i giornali queste cose non ce le raccontano, che poi il
pezzo è lungo e toglie spazio alla pubblicità dello stilista di moda e della
macchina del momento e i padroni si arrabbiano.
Che tanto chi se ne frega… io sono consumatore e ci
guadagno.
Bravo! Bel pezzo, al solito...
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