Non so scrivere di disgrazie, non mi viene.
L’altra notte ero in turno nella comunità per minori dove
lavoro e ho sentito il terremoto scuotere il palazzo.
Da allora leggo le notizie dei morti e dei luoghi distrutti.
Ferrara e la sua provincia sono una delle mie mete preferite
quando voglio riflettere un po’.
Amo la pianura padana, ci sono nato, ci sono cresciuto.
Non mi va di scrivere nulla, nessuna dietrologia, nessun
piagnisteo nessun pezzo.
Vorrei solo vedere le case ricostruite quanto prima, i
monumenti rimessi a posto e gli edifici sanati.
Avrei voluto non scrivere nulla per non sentir dire che
anche i blogger, che possono evitare di farlo, se non altro perché non c’è un
padrone che paga, speculano sui morti.
Invece devo ricredermi.
Lo faccio perché nessuno (a eccezion fatta del “Fatto
Quotidiano” e del “Sole24ore”) ha scritto la verità sulla ricostruzione.
Cioè che lo stato non ci metterà una lira e che per la prima
volta nella storia del Paese i finanziamenti per la ricostruzione non saranno
erogati.
Il nostro super liberista amichetto, quello che dopo la
bomba di Brindisi ha pensato bene di dirsi costernato restando impalato a suo
inutile G8, assicurando una vicinanza a parole, ha pensato bene di cancellare
una delle poche sicurezze di un cittadino onesto: se una calamità mi distrugge
la casa almeno posso sperare che il mio Paese mi aiuterà a ricostruire quello
che ho perduto non certo per colpa mia..
Ci ho messo un po’ prima di scrivere, ho aspettato
l’annuncio a sorpresa, quello che dice: “Il parlamento si riunisce per
decretare d’urgenza un decreto per l’aiuto economico alle famiglie colpite dal
sisma più di 24 ore fa”.
Non c’è stato, anche perché nessuno si è accorto che: In caso di terremoto, alluvione, o di ogni altra catastrofe
naturale, lo Stato non pagherà più i danni ai cittadini. Che, dunque, per
vedere la casa o l'azienda ricostruita, avranno una sola strada: ricorrere
all'assicurazione 'volontaria’. Così dice il decreto di riforma della
protezione civile pubblicato sulla "Gazzetta" del 16 maggio. (il sole24ore 21 maggio)
Che tempismo signor Monti,
comincio a credere che lei porti in qualche modo iella, il 16 pubblica la legge
e 4 giorni dopo se ne devono constatare gli effetti.
Dunque ricapitoliamo: i pochi
soldi che ci sono rimasti in cassa servono per "restare in Europa", che poi i
cittadini restino in Europa e al contempo restino fuori di casa perché la
medesima è inagibile e non ci sono i fondi per metterla a posto è cosa normale.
I cittadini devono sapere fare degli sforzi. Mica vogliamo essere come la Grecia.
Mi aspettavo l’annuncio a
sorpresa, dicevo prima, anche perché manco a essere stati davvero informati
(cosa che non è accaduta) i poveri terremotati avrebbero potuto provvedere a
un’assicurazione in 4, dico 4, giorni.
Anni di politica mi hanno
insegnato il disprezzo.
Il disprezzo per il potere, non
per la classe dirigente in se, per il potere che si autoalimenta, che prende
decisioni per esseri umani che in realtà sono solo delle statistiche su grafici.
Oggi la mia indignazione è ancora
più enorme.
Perché nessuno sta dicendo questa
cosa? Perché non è scritto a caratteri cubitali sui giornali in modo da
inchiodare il signor Monti alla sua responsabilità e metterlo con il sedere a
mollo nel problema che ha creato.
Se una roba del genere l’avesse
fatta Berlusconi, non avrei dovuto rintracciarla a fatica in un articoletto del
giornale della confindustria e in un altrettanto piccolo appunto sul Fatto.
Ma Monti non si deve toccare,
anche se il suo consenso ormai comincia a ridursi, anche se non basta parlare a
sproposito di attacco allo stato per condurre il popola all’unità.
Io resto speranzoso, resto in
attesa ancora per qualche ora della famosa riunione del governo per la modifica
al decreto di riforma della protezione civile di cui avrei voluto essere
maggiormente informato, visto che l’Italia come abbiamo scritto mille e mille
volte è una nazione ad alto rischio ambientale.
Forse mi sono sfuggiti gli
agguerriti dibattiti, forse mi è sfuggito l’approfondimento da parte della
trasmissione del momento.