Per una volta devo dare ragione a Beppe
Grillo, se Napolitano non vede il Boom dei grillini deve andare da un
buon oculista.
D'altra parte minimizzare quello che
non piace alla politica è uno sport tipicamente italiano, la presa
del Palazzo d'Inverno nel 17 venne definita la sommossa di quattro
avvinazzati, l'avvento del movimento mussoliniano come un fenomeno
marginale di cui curarsi poco e al più da dirigere in chiave
anticomunista, il '68 come la protesta di alcuni giovani scontenti.
A dare un'occhiata alla prima analisi
seria dei flussi elettorali bisogna sicuramente affermare che il
fenomeno grillino è al pari del fenomeno leghista degli anni '80 e
di quello berlusconiano degli anni '90.
Al massimo dovremmo riflettere che
dalle nostre parti arriva un rivoluzionario salvatore ad ogni decade,
poi il rivoluzionario diventa organico alla politica, criticato,
stigmatizzato come la fonte di ogni male e sostituito da un nuovo
rivoluzionario.
Siamo il paese dei Savonarola e dei
Masaniello.
I dati dei flussi elettorali devono
essere analizzati con attenzione, solo in questo modo possiamo capire
quello che avviene nella società e cercare di dare una risposta alle
domande del popolo.
Cominciamo dalla destra, ieri avevo
scritto che ad un calcolo sommario il PdL si attestava intorno al
5/7%, ci sono andato vicino nelle grandi città, se si computa anche
il voto dei piccoli centri il PdL secondo l'istituto Cattaneo vale
circa l'11 (11,70%).
Il voto dei piccoli centri è un voto
irregolare, spesso conta moltissimo la conoscenza diretta con il
candidato ma tanto fa.
Non ha nessun valore la porcata che
esce da via dell'Umiltà (poca) che dice che contando anche tutte le
liste civiche riferibile al centro destra si arriva al 28, anzi ci
sarebbe da dire che se pure chi è del PdL preferisce non mettere il
simbolo in campagna elettorale il problema è ancor più grosso.
Il termine utilizzato nella stampa di
oggi per definire la situazione dei berluscones è liquefazione.
Il PdL si è sciolto come la neve al
sole.
La lega dorme sonni ancor meno
tranquilli, se nei piccoli centri, su cui vale il discorso fatto poco
sopra, il movimento padano perde “solo” il 30% dei votanti nelle
grandi città la debacle è clamorosa si va da punte dell'80% nelle
regioni rosse (Emilia, Toscana, Marche, Umbria,...) al 70% di
Piemonte e Lombardia.
Il flusso elettorale parla chiaro: la
lega e il PdL hanno dato la maggior parte dei voti persi al movimento
5 stelle, e qui ci sarebbe da fare una riflessione molto ampia sulla
composizione dell'ex elettorato di destra.
I temi di Grillo non sono nemmeno
lontanamente vicini a quelli di Lega e PdL.
Si parla di soldi alla ricerca, ai
giovani, all'ambiente e alle nuove tecnologie laddove nel PdL si è
sempre e solo parlato di edificare, costruire, non “dissanguare i
ricchi” etc, etc.
Cosa ha ascoltato fino ad ora
l'elettore di Berlusconi e Bossi?
Perché di colpo uno che ha votato,
magari per vent'anni, il grande imprenditore del nord che era sceso
in campo per salvare l'Italia dal comunismo ora vota uno che dice il
contrario del suo paladino precedente?
Credo che il motivo sia semplicemente
la superficialità.
Non se la prenda l'eventuale lettore
grillino ma è così.
Negli anni non ho mai conosciuto un
elettore berluscomico che avesse una seppur vaga idea della reale
politica del leader e dei suoi.
La maggior parte dei fautori del
pensiero della libertà vedeva in Berlusconi l'uomo della salvezza,
quello che ricostruiva l'Aquila con le sue mani, quello che carezzava
le partorienti e le faceva partorire senza dolore (me lo raccontò
una signora romana parlando della sua visita all'ospedale distrutto
dell'Aquila).
Una sorta di re taumaturgo, uno che
incarnava le doti di un re medioevale più che di un presidente
democraticamente eletto.
Ora che il re è nudo le masse non
sanno che altro fare se non darsi allo scoramento più nero.
La soluzione è mandare tutti e tutto a
quel paese e votarsi al nuovo che avanza.
Attenzione però, se il nuovo che
avanza è buono a fare cambiare la testa della gente questo non può
essere che positivo.
Se la delega si trasforma in militanza
tanto meglio.
Sul versante leghista la cosa cambia.
Qui la militanza c'è in effetti sempre
stata.
La Lega è stata (e non credo che
riuscirà più a restare) l'ultimo partito di massa della storia
d'Italia.
La Lega ha occupato quel settore
popolare che il PCI non occupava più, fatto di cultura che passava
per la “Festa dell'Unità” per le riunioni di quartiere e per il
controllo delle cooperative che costruivano palazzi e facevano da
banca alternativa per gli iscritti.
La Lega ha creato le feste della
Padania, le lezioni di miss Padania, le ronde di quartiere....
In parole povere ha creato una
(sub)cultura, ha inventato dei miti, li ha fatti vivere.
Ha inventato una patria finta, la
Padania, l'ha riempita di significati, la patria della ricchezza,
quella che sacralizza il lavoro, quella che si deve difendere poiché
ciò che è bello è anche sempre minacciato dalla presunta
“invasione” del nemico.
Ora che la Lega mostra di non essere
per nulla diversa da quello che nella retorica di partito erano i
suoi oppositori che si fa?
Si cerca di costruire un nuovo Eden,
con il prossimo urlatore che dice le cose come stanno.
“La Lega ce l'ha duro” urlava Bossi
dal palco di Pontida negli anni novanta.
“Signora, quella bandiera la metta al
cesso” urlava a Venezia, riferito al tricolore.
“Le pallottole costano solo 300 lire”
e via cazzeggiando.
Grillo seppure non dice le stesse
cose, ha gli stessi toni, la stessa rabbia contro Roma Ladrona che
aveva il capo prima di cadere sotto il malvagio incantesimo del
cerchio magico.
Molti leghisti mi dicono frasi del
tipo: “Quando Bossi stava bene i terroni erano a casa loro, poi con
la malattia gli sono entrati in casa ed è stata la fine”.
Non è vero, i meridionali sono stati
sempre nella lega, fin dalla prima ora, qualcuno per quell'insano
gusto di prendersela con i propri simili per rimarcare una
differenza, qualcun altro per via dell'interesse personale che non
spiace a nessuna a nord come a sud ma ci sono stati.
Un ex leghista legnanese, ora votante
del 5 stelle, mi ha detto l'altro giorno: “Grillo è uno che non ha
paura di prendersi le denunce da uno stato ingiusto, come era la lega
all'inizio”
I grillini devono fare i conti con
tutto questo perché adesso si tratta di saldare il verticale,
l'anelito al miglioramento del mondo, con l'orizzontale, le spinte
degli elettori che non sono disposti a vederti diventare organico al
sistema.
Se la destra piange la sinistra ride
pochino.
Quelli che possono essere moderatamente
contenti sono i comunisti della FdS che al nord guadagnano un 7% ma
perdono complessivamente un bel gruzzolo di voti.
Questo dato è difficile da leggere
perché l'istituto Cattaneo computa inspiegabilmente il dato di FdS
con quello di SeL che però a Palermo ha appoggiato Ferrandelli e che
ha pagato questo scotto ma che ha fatto scelte non proprio lucide
anche in altre città.
Qui ci si augura che Vendola e compagni
comprendano che l'opportunismo in questa fase non paga e che si
posizionino in maniera più certa a sinistra.
Il PD perde posizioni, in totale lascia
sul terreno un 7% che in questo periodo è grasso che cola
soprattutto perché per la maggior parte è dato dall'astensione e
solo in minima parte cade nel movimento 5 Stelle.
L'elettore di sinistra tende a non
credere alle proposte populiste e vede Grillo e i suoi come il
proseguimento della politica di Berlusconi con altre parole.
Inoltre a sinistra si tende a
sospettare immediatamente di chi organizza le campagne elettorali
come happening di popolo.
Se i grillini riusciranno a scavalcare
questo gap potrebbero pescare parecchio nel bacino del PD alle
prossime elezioni politiche, ma non è sicuro, anzi.
Ultimo dato, sarebbe stato troppo bello
che Berlusconi incassasse la sconfitta con la dignità di Sarkozy che
si assume tutte le responsabilità e se ne va.
Siamo in Italia, i numeri da noi non si
leggono, al massimo se ne dà un'interpretazione poetica.
E in questo Berlusconi è un genio.
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