Ritratto del premier come è apparso ad Ezio Mauro e alla redazione di Repubblica nel famoso miracolo di Palazzo Chigi |
Di una cosa comincio ad essere sicuro, secondo Repubblica il
presidente del consiglio gode del dono dell’infallibilità.
Avendo fatto scelte giustissime e impeccabili non può che
plaudire qualunque cambiamento in atto in Europa come un segnale positivo,
tanto lui lo sapeva prima e, inoltre il cambiamento va nella direzione da lui
sperata per condurre il paese esattamente dove voleva, cioè al bello, al buono
e al giusto.
La disfatta della compagna di merende Merkel in Nord Reno
Westfalia potrebbe essere semplicemente un incidente politico per la Cancelliera e un
rivolgimento all’interno di una situazione europea che in questo momento tende
a premiare le sinistre laddove governano le destre (anche se poi in Nord Reno
gia governava la sinistra e il Land industriale è di per se una delle
roccaforti del movimento operaio da circa un secolo), e invece no.
Noi non lo avevamo capito ma questo accadimento tutto
interno ai land tedeschi era quello che Mario Monti auspicava, anzi se si vuol proprio
dirla tutta con buona probabilità è stato lui a pensarci.
Infatti: “Le sinistre democratiche volano grazie al
trionfo della Spd, e la cancelliera esce così gravemente indebolita anche sul
fronte europeo: la sua richiesta ossessiva di rigore a ogni costo perde peso e
forza, perché la Spd
chiede (come Monti e Hollande) impegni per la crescita, in cambio della
ratifica del fiscal compact”.
Quindi Monti è
come Hollande, uno di sinistra. Uno che non vuole il rigore ma la crescita. E allora
come mai da quando è salito al potere di crescita non s’è visto niente ma io
posso sognarmi di andare in pensione, l’articolo 18 non esiste più, abbiamo
messo il pareggio di bilancio in costituzione, abbiamo tagliato sui scuola,
enti locali, sanità, abbiamo reintrodotto l’ICI ma triplicata, abbiamo ridotto
sussidi, chiuso scuole?…
Ma per
Repubblica Monti come Hollande è per la crescita, strano però, Hollande prima
ancora di essere eletto ha detto che parlare di pareggio di bilancio in
costituzione era fuori da qualunque agenda politica.
Ancora più ridicolo
l’incipit del pezzo a commento della notizia firmato Francesco Bei "QUALCOSA sta cambiando, la svolta è a
portata di mano". La nota di ottimismo con cui Monti colora la sua
giornata, dopo che aveva descritto un'Italia preda di "forti tensioni
sociali", è la vera novità di giornata.
Se consideriamo che il nostro amico a palazzo Chigi
considera tensioni sociali l’avanzata delle sinistre e il fatto che la gente
non lo prenda più per il salvatore della patria ma solo per un altro politico,
se pensiamo che certe voci danno il premier molto innervosito dalla riuscita
della manifestazione dei comunisti a Roma di sabato scorso, probabilmente l’uscita
di Monti non è altro che la constatazione
che è il caso di ricalibrare l’agenda politica perché i padroni stanno
cambiando.
Sì, perché Monti a ben guardare è un “leader” solo per
Repubblica e i 4 giornaletti italiani, che, come sappiamo, non sapendo nulla,
preferiscono incensare il potere finché c’è e seppellirlo subito dopo.
Monti è un servo. Lo disegna bene Sabina Guzzanti quando lo
mette a fare il provino con la voce fuoricampo del presidente della Repubblica
che gli dice pure di tenere attaccato il cartellino del prezzo al cappotto “che
fa trasparenza!”.
Monti è arrivato dov’è perché i suoi veri padroni ce l’hanno
messo, e i padroni sono la
Germania e la
Francia , indipendentemente da chi le governi e le banche
internazionali che fanno gioco agli speculatori.
Il teatrino di Merkel e Sarkozy che ridacchiano sulle
possibilità dell’Italia di Berlusconi ad uscire dalla crisi e le sperticate dimostrazioni
di consenso quando si palesò il salvatore all’orizzonte sono la dimostrazione
che la politica di Monti semplicemente non esiste.
L’Italia che fino a qualche decennio fa giocava alla pari
con le due nazioni cugine, che era una delle grandi economie del mondo oggi altro
non è che il giardino di casa di Francia e Germania e Monti ne è il giardiniere
o meglio il capo giardiniere visto che nessuno tra i grandi partiti cerca di
smarcarsi da questa sudditanza.
In quest’ottica sembra ridicolo che Monti saluti qualunque
cosa come un cambiamento e ancora più assurdo che un qualunque giornalista
cerchi di fare diventare il ministro di destra più a destra della storia come
uno che non vede l’ora che in Europa governi la sinistra.
Monti non ha una politica sua, sono i grandi capitali ad
avergliela fornita e i grandi capitali sono come la mafia, non hanno un colore
politico, si mettono con quelli che comandano per comandare anche loro.
In questo Repubblica potrebbe darci qualche lezione, non
abbiamo capito infatti se incensare Monti gli porti qualche lettore in più
oppure se semplicemente ogni giorno l’azionista di maggioranza e il partito di
maggioranza facciano una telefonata ad Ezio Mauro per spiegargli la loro idea
della politica.
In ogni caso questo non è giornalismo.
Un’ultima nota tanto per essere precisi con i giornalisti
professionisti.
Non capisco come faccia il signor Tarquini a parlare di
fiscal compact da barattare con interventi per la crescita.
È un ossimoro, il fiscal compact, comunque lo si interpreti
non favorirà mai crescita e sviluppo a meno che non si tratti della crescita e
lo sviluppo dei gruppi di speculatori internazionali.
Il fiscal compact impedisce a uno stato di sforare il debito
e inserisce come vincolo assoluto il famoso 3% del PIL inoltre in Italia il
deficit strutturale non potrà superare lo 0,5%.
Laddove il PIL è negativo si capisce da soli che si tratta
di un disastro, dove si andranno a reperire le risorse? Semplice, nello stato
sociale e nelle autonomie locali.
Quindi il fiscal compact riuscirà a stabilizzare i conti
degli stati ma impoverendo tutti i ceti produttivi perché toglierà servizi, inoltre
gli enti locali non faranno altro che alzare le tasse per sopperire ai tagli e
questo cadrà ulteriormente sulle tasche dei lavoratori.
Con che cosa si dovrebbe barattare la macelleria sociale
secondo Repubblica? E cosa deve uscirne?
Con norme così stringenti uno stato che non volesse
immiserire la popolazione (diciamolo una volta per tutte, portarla alla fame)
ha un’unica speranza: uscire dall’unione europea e dal sistema euro, tuttavia
questo è impossibile perché su larga scala farebbe collassare l’intero sistema.
Questa non è una rivoluzione economicista è l’inizio della
fine… o forse la fine dell’inizio.
Chissà, forse secondo Repubblica Monti ha previsto pure
questo.
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