Facciamo finta che siate coinvolti in un naufragio.
Mentre state andandovene sicuri da una sponda all’altra del
mare che vi pare, la nave va a sbattere contro uno scoglio, mica uno scoglio
piccolo, un grande scoglio che tutti sanno dove sta e che, anzi, la maggior
parte degli esperti di navigazione segnala come un serio pericolo per chi
naviga in quella rotta.
Perché è successo il naufragio? È successo perché il
capitano pensa a giocare al casinò della nave al posto che stare al suo posto e
i due terzi degli ufficiali di rotta sono ubriachi o pensano agli affari
propri.
A naufragio avvenuto, mentre i sopravvissuti cercano in
tutti i modi di rimanere a galla, tutti si avvedono che il capitano e gli
ufficiali di rotta stanno comodamente seduti sulla scialuppa più bella e comoda
e, per la prima volta durante tutto il viaggio, i marconisti stanno mandando
dei segnali di aiuto.
Allora voi, poveri sopravvissuti, tirate un sospiro di
sollievo, almeno arriveranno i soccorsi, magari un po’ ammaccati ma alla fine
saremo salvi.
E invece dal buio mare arrivano sì i soccorsi ma i soli ad
essere aiutati e tratti in salvo sono il capitano incapace e gli ufficiali
ubriachi, voi manco per sbaglio.
Potrebbe andar peggio? Sì.
Infatti qualche giorno dopo la catastrofe alle porte dei
parenti delle vittime che piangono inconsolabili i loro cari si presentano due
ufficiali giudiziari che porgono alle famigli dei naufraghi morti il conto,
salatissimo, del salvataggio degli ufficiali farabutti.
Fine della storiella.
Vi è piaciuto il pezzo? Non è fantascienza è quello che sta
accadendo in Europa da qualche tempo.
I numeri sono su un bel pezzo del fatto quotidiano di oggi.
L’Europa ha prestato alle banche, causa prima e unica del
disastro europeo (insieme ai partiti politici complici che hanno fatto da
trombone a miracoli economici inesistenti) 2300 miliardi di euro che devono
essere rimborsati dai cittadini degli stati “salvati” con interessi da
strozzino al prezzo della totale demolizione dello stato sociale.
PORTOGALLO. Lisbona ha ricevuto dalla famigerata Troika (Fondo Monetario
Internazionale, Banca Centrale Europea, Unione Europea) un prestito da circa 80
miliardi di euro a un tasso del 4%
annuo. In base ai calcoli del ministero delle Finanze alla fine i portoghesi
pagheranno 35 miliardi di euro in interessi, più o meno 3.500 euro a testa.
Sul fronte lavoro gli stipendi sono scesi in media del
7% e i lavoratori sono stati
obbligati a sottoscrivere un’assicurazione contro la disoccupazione
Il caso irlandese è meno conosciuto e dibattuto ma anche il
primo che si è venuto a creare in Europa (se si esclude il caso islandese).
L’Irlanda, che ho
sempre considerato uno dei miei paesi di adozione, in pochi anni aveva avuto
una vera e propria esplosione economica, tanto da guadagnarsi il titolo di
Tigre Celtica (che cavolo vorrà dire poi?), poi la bolla immobiliare fa
esplodere la situazione e il rapporto deficit PIL passa in dal 23% al 40% in
sei mesi e all’80% in tre anni.
Anche qui la situazione non è migliore scuola e università
ridotte a macerie, sanità pubblica tagliata dell’11%, taglio degli assegni
pubici, riduzione degli stipendi del comparto statale.
Cosa pagano le banche come interesse sui prestiti miliardari
dell’FMI? In entrambi i casi padano l’1% senza alcun vincolo di spesa.
Questo significa in soldoni che i soldi prestati nessuno
controlla dove diavolo vadano, magari nemmeno sul risanamento ma su altre
pericolose operazione di trading.
IL caso greco ormai
sta diventando ridicolo, un po’ di tempo fa pare addirittura fosse ventilata
l’ipotesi di fare evacuare le isole con meno di 150 abitanti per tagliare sui
trasporti, mentre le banche banchettano amenamente e addirittura la Coca Cola
company deve fare le valige per la troppo elevata tassazione sul lavoro
dipendente che rende impossibile lavorare.
In Spagna le cose
non vanno assolutamente meglio, anzi, le banche ritengono ancora insufficienti
i 400 miliardi ricevuti per risanarsi.
La Germania che è tra le maggiori fautrici di questi tagli e
a capo della famosa TROIKA dimostra di avere la memoria un po’ corta.
Forse sarebbe carino fare leggere ai vari ministri delle
finanze e capi della banca centrale tedesca ed europea il mio libro di storia delle scuole medie.
Ce l’ho in mano in questo momento parla in modo molto
semplice dell’avvento di Hitler in Germania e la prima causa individuata erano
le inique vessazioni economiche a cui la Germania fu costretta a seguito del trattato di Versailles.
La vita economica della Germania subì un gravissimo colpo
a causa della sconfitta, soprattutto per le ingentissime riparazioni di guerra
imposte dal trattato di Versailles, per la perdita di tutte le colonie e
dell’Alsazia-Lorena e per il controllo sul bacino minerario della Saar.
L’inflazione, e quindi il costo della vita, cresceva in modo spaventoso. Tra le
potenze vincitrici ci fu una spaccatura fra chi pretendeva il pagamento
integrale e puntuale delle riparazioni (Francia e Belgio), e chi era
disponibile ad accomodamenti per permettere che l’economia tedesca si
risollevasse (Inghilterra e USA). Quando nel 1923 le truppe franco-belghe
invasero la Ruhr in seguito alla sospensione dei pagamenti, la Germania si
trovò sull’orlo della catastrofe (per 1 dollaro occorrevano 4.200 miliardi di
marchi!).
La differenza è che qui non si è persa alcuna guerra.
I cittadini europei sono stati presi in giro dalle banche e
dai grandi finanzieri (mi vien da dire i Capitalisti), sono stati beffati e non
sapevano di stare correndo verso il baratro.
Nessuno li ha mai veramente avvertiti e quelli che lo
facevano venivano tacciati di comunismo e di catastrofismo.
In Italia non era solo Berlusconi a dire che non c’era più
bisogno di dividere il mondo in certe categorie, ormai tutti, destra e sinistra
andavano beati verso la nuova felicità economica della crescita senza fine.
Mi ricordo che per spiegare l’assurdità della cosa a un
gruppo di persone una volta utilizzai questo paragone: “Vostro figlio a un anno
era alto 80 centimetri a due anni un metro, a 10 anni un metro e quaranta è
auspicabile che a settant’anni vostro figlio sia alto 6 metri e 15 centimetri,
certo che no, allora perché continuate a credere che l’economia oggi è a cento
domani a centouno e tra dieci anni a mille, se va bene si ferma se va male
retrocede”.
Mi risposero che ero un ingenuo, che le cose in economia non
andavano così, stavo parlando con degli operai che non avevano nessuna
concezione di economia e stavo cercando di spiegare loro che mettere il TFR in
un fondo come il COMETA forse non era una buona idea, meglio pochi soldi sicuri
che tanti promessi sulla base di calcoli ipotetici.
Ad oggi ci troviamo di fronte al baratro e per quanto non
continuino a dirci che non è così stiamo già andando verso il burrone, con la
sola differenza che qui da noi la situazione, senza aiuti economici è identica
a quella greca e spagnola.
I nostri redditi da lavoro sono bloccati da anni e sono i
più bassi dell’eurozona (ora la Grecia ci batte ma solo la Grecia), Monti
blocca la contrattazione del pubblico impiego e così facendo blocca quella di
tutti i settori della pubblica amministrazione e del socio assistenziale che da
questi scendono.
Abbiamo la tassazione più alta di tutta l’eurozona, i
redditi da lavoro vengono tassati del 48%.
Si sono introdotti ticket sui codici bianchi, e si inventano
falsi concorsi pubblic (mi riferisco a quello della scuola) con il solo scopo
di drenare altri soldi.
Il bene rifugio per eccellenza, la casa, non è altro che una
voragine mangiasoldi, l’IMU ha strangolato moltissimi lavoratori e mettere una
franchigia ai rimborsi irpef è l’ultima goccia di uno stillicidio continuo.
L’IVA viene alzata di un punto percentuale.
Dove potremmo ancora arrivare?
All’aumento delle tasse di iscrizione alle scuole pubbliche?
All’aumento ulteriore delle tasse universitarie.
Il fatto è che non se ne può uscire, perché questo cerchio
non fa che impoverire il popolo che non riesce a incamerare soldi e comincia a
rinunciare ai servizi.
Nelle grandi città si è tagliato l’utilizzo dell’automobile
del 30%, sarebbe un bene se fosse per libera scelta ma è solo perché nessuno
può più permettersi l’auto, le auto non si vendono, la fiat aumenta la cassa
integrazione e chiude le fabbriche, Marchionne si lamenta che vende solo in USA
e in Brasile ma in USA vende perché le FIAT sono più piccole e più economiche
di quei barconi 3500 di cilindrata che succhiano migliaia di dollari in benzina
all’anno.
La spirale inflattiva deve cambiare necessariamente il
nostro modo di vedere il mondo, magari cominciando a ripensare su scala globale
all’inganno del PIL, ma questo si può fare solo se gli stati non cercano di
strozzare il cittadino per mantenere in vita istituzioni e situazioni che sono
retaggio di un passato che non può tornare.
In altre parole, dal naufragio i naufraghi si devono salvare
da soli e una volta a terra devono semplicemente fare pagare il conto del
proprio autosalvataggio a chi li ha lasciati soli… il modo esiste… ne parleremo
acora.
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