Stamattina, dalle parti di Radio Popolare, il capogruppo del
PD nella giunta regionale lombarda si diceva sicuro che Formigoni oggi avrebbe
lasciato la presidenza e che si sarebbe andati a votare per la nuova giunta in
aprile o maggio.
L’esponente Piddino sosteneva inoltre che la “caduta” del
celeste fosse da attribuire al PD e non al lavoro giudiziario perché “Il PD ha
fatto tanto per arrivare a questo”.
Al di là del fatto che trovo bellissimo constatare come ogni
mattina un politico del PD si svegli e pensi che il suo partito, notoriamente
immobile, faccia molto per fare cose che accadono per motivi completamente
diversi dall’esistere o meno del PD, ritengo che questo signore sia un povero
ingenuo.
Roberto Formigoni, il Celeste, Forchettoni, l’uomo di CL, l’Imperatore
Regionale, non è uno che si fa da parte semplicemente perché qualcuno pensa che
così non si può andare avanti.
Formigoni non è la Polverini, la Lombardia, mi si conceda,
non è il Lazio e questo per un semplice motivo, la Lombardia non è più una
regione.
Nei diciassette anni in cui ha retto la locomotiva
economica d’Italia, il Celeste l’ha resa un meccanismo perfetto che funziona
solo a sua immagine e somiglianza.
La Polverini in Lazio era un presidente con pochi poteri e
con una maggioranza già di per se rissosa e divisa con problemi di tenuta che
andavano ben oltre i casini del signor Fiorito.
In Lombardia di Fiorito non si sarebbe parlato nemmeno per
due giorni e tutto sarebbe finito in carriera.
La Lombardia non è una regione, non ha nulla a che vedere
con le altre regioni.
La Lombardia è un regno e il re è incontrovertibilmente lui,
Roberto Formigoni da Lecco classe 1947, il golden boy di CL.
Chi vive e fa politica nel feudo che va da Lodi a Sondrio
passando per Milano sa benissimo che Formigoni e la sua beneamata
organizzazione a delinquere di stampo religioso hanno messo le mani
dappertutto: Aziende partecipate, trasporti, infrastrutture, appalti, sanità
(soprattutto sanità),… non c’è un singolo angolo dell’imprenditoria lombarda
salvo dal colonialismo degli uomini di CL che rispondono direttamente a lui,
qui il PdL non c’entra nulla, la politica non c’entra nulla, qui, sotto le
guglie del duomo e nel resto della regione non si muove foglia senza il beneplacito
di CL e del suo leader politico e anche la pantomima del vertice a tre di oggi
con Alfano e Maroni è poco meno che ridicola.
Alfano da queste parti conta meno di quanto conti nel resto
d’Italia (e anche qui è tutto dire) e Maroni può solo decidere se mollare o
soggiacere, trattare con il Celeste è come cercare di scendere a patti con la
morte.
Se resta, come credo probabile, sconterà le ire di Matteo
Salvini che per l’ennesima volta prova a smarcarsi da un certo modo di fare
politica da queste parti ma non ci riesce (credo che Salvini sia uno dei
pochissimi leghisti per cui nutro della stima politica a fasi alterne), ma la
bufera rientrerà in qualche settimana; se molla la Lega si metta il cuore in
pace, Piemonte e Veneto hanno le ore contate e, soprattutto nel cattolicissimo
nord est le pressioni del Movimento durante le elezioni possono pesare per un
buon 5% sul risultato.
Il problema è che in Veneto la Lega caccia voti in
parrocchia, magari alimentando il solito anti islamismo di facciata e se il
parroco simpatizzante CL ti sbatte la porta in faccia sei davvero fregato.
Infatti a poche ore dall’intervista le speranze del PD si
affievoliscono e, siamo sicuri, non ci sarà alcun tentativo di mobilitare la
piazza contro il signor Imperatore, anche perché quel genere di piazza fa
troppa paura al PD che non è più capace di governarla da molto tempo.
Sarebbe imbarazzante per molti filo renziani del partito
infilati nelle maglie della regione dover scendere in piazza a fianco delle
varie bandiere rosse e magari scoprire di essere in minoranza rispetto agli
altri partiti magari molto più piccoli e poveri ma meglio organizzati.
Se tutto va bene, e se i calcoli di Formigoni non sfalzano,
domani si comincerà a parlare di un rimpasto totale della giunta, e si
utilizzeranno i soliti mantra rassicuranti che alla gente piacciono un sacco:
GIOVANI e DONNE.
Come con i tempi di Ponzoni e di Perri (perché non è mica la
prima volta che si parla di mafia al Pirellone ed è inutile che adesso la lega
si meravigli) tra poco la gente si dimenticherà il nome dell’assessore Zambetti
che piange davanti agli ‘ndranghetisti perché “è un uomo di merda” e lui potrà
andare dritto per la sua strada verso una nuova candidatura quasi certa, oppure
optare per qualche carica di rilievo nel partito che però lo tenga al sicura
dagli atti giudiziari che certamente prima o poi arriveranno.
Finalmente è comprensibile anche a me, grazie a questo post, cosa sia e in cosa si misuri il potere vero di Cl e Formigoni in Lombardia.
RispondiEliminaPost utile quindi, oltre che chiaro e ben scritto.