Mediatico, il termine che più abbiamo utilizzato per
descrivere tutto l’orrore che stava accadendo in Abruzzo e a L’Aquila nei
giorni del sisma e in tutto quello che è accaduto poi, è stato proprio
mediatico.
Chi si occupa di giornalismo, di scrittura, di inchiesta sa
che sempre di più nella moderna comunicazione conta dare l’impressione a chi
ascolta che tutto sia chiaro, tutto sia semplice e tutti stiano padroneggiando
la totalità delle informazioni a disposizione degli esperti.
È la presunzione di onniscienza che i cittadini hanno di
fronte agli eventi quella che ti fa dire all’unico che alza la voce fuori dal
coro: “Ma tu non sai niente, ma vatti ad informare”.
E' l'arma definitiva, attraverso questo meccanismo puoi terrorizzare la gente o tranquillizzarla senza dover esporti e senza mai dover sporcarti le mani.
Il terremoto de L’Aquila deve rimanere nella nostra storia e
deve essere il marchio d’infamia di quello che è stato (ed è) il sistema di
governare il paese Italia.
L’Italia è un paese governato da un Sistema Mafioso, come
veniva definita la camorra un po’ di tempo fa: ‘O Sistema.
Nulla come la tragedia aquilana con i suoi 309 morti le sue
migliaia di feriti, le decine di migliaia di persone che porteranno sempre con
loro la tragedia come uno stigma psicologico incancellabile, nulla come la
tragedia dell’Abruzzo ci mostra nella sua totale crudeltà come sia funzionato
questo Sistema.
La perversione cominciava dall’alto ma infettava tutti,
anche coloro che non avrebbero avuto nulla da guadagnarci a fare come il
padrone (Bertolaso? Berlusconi?) ordinava.
Ieri il tribunale ha messo un punto fermo a questa storia
schifosa, almeno un primo punto fisso, condannando a sei anni e
all’interdizione dai pubblici uffici quegli “scienziati” che si fecero spedire da
Bertolaso all’Aquila sette giorni prima del terremoto a raccontare alla gente
l’ennesima bugia, la prima di una serie lunghissima che ci avrebbero tormentato
per anni.
Non c’è nulla da temere, è anzi un bene che ci sia uno
sciame sismico, lungo nel tempo ma con ampiezza poco importante, questa
situazione scarica delle forze e impedisce che arrivi un terremoto di grande
intensità (monstre come si dice in gergo).
Rassicuratevi quindi, tornate nelle vostre case e, come
disse de Bernadinis bevetevi un bel bicchiere di rosso, un bel Montepulciano.
La gente, lo abbiamo detto e ripetuto, si fida degli
esperti, per il semplice motivo che sono esperti, si fida perché si vuole
fidare, sono pochissimi coloro che mettono in dubbio l’esimio professore che
viene da lontano.
Come fa la gente a sapere che il capo della Protezione
Civile, quello che viene pagato migliaia di euro per vigilare sulla nostra
sicurezza, quello che viene visto come l’eroe nazionale, quello che nei
sondaggi viene prima del papa nei pensieri della gente, come fa il cittadino a
pensare anche solo lontanamente che questo individuo abbia mandato questi
scienziati per fare “un’operazione mediatica” per (citazione corretta) “zittire subito qualsiasi imbecille […] placare preoccupazioni”
La cosa assurda è che nell’intercettazione che potete
sentire qui sopra Bertolaso spiega già esattamente quello che gli “scienziati
massimi esperti di terremoti in Italia” andranno a dire di lì a due giorni, lo
sa bene lui quello che diranno perché se lo è scritto insieme con il suo
ufficio stampa.
Qui si giocava con la morte perché nel frattempo c’era ben
altro da fare, la Protezione Civile stava facendo cose ben più remunerative,
c’era il G8 della Maddalena con i suoi cantieri militarizzati sotto la totale
egida di Bertolaso (che era commissario straordinario per la realizzazione
dell’evento) e c’erano i giochi del mediterraneo da fare.
La protezione civile di quel periodo aveva cose ben più
importanti, c’era da sopire gli appetiti dei vari palazzinari sparsi per l'Italia, c’era Berlusconi
che era del tutto intenzionato a portare a fondo il suo progettone di
“protezione civile spa” che avrebbe reso l’agenzia una sorta di grande macchina
edilizia in grado, nelle speranze di Bertolaso e dei suoi, di incamerare appalti a
palate senza passare per alcuna gara d'incanto ufficiale, sarebbe bastato un decreto della presidenza del consiglio che dicesse che l'opera aveva caratteri di eccezionalità.
Il terremoto che avrebbe potuto anche distruggere l’Abruzzo
non era una priorità di fronte a certi affaroni megamiliardari che solo in una repubblica delle banane si possono orchestrare.
Chi avrebbe mai potuto pensare che stava per accadere
l’esatto contrario di quello che gli esperti predicavano?
Chi avrebbe mai avuto modo e tempo di andare su siti di
geofisica e vulcanologia, di frequentare biblioteche e di scoprire che molti grandi terremoti sono stati preceduto da un importante sciame sismico, è raro
il caso contrario, si è relativamente fortunati se durante lo sciame arriva una
scossa di discrete dimensioni che mette sul chi vive la popolazione.
Ma a L’Aquila quella fortuna l’avevano avuta, prima della maledetta scossa delle 3,32 c’era stata la scossa di 4,1 gradi sulla scala Richter sette giorni prima che aveva
fatto evacuare scuole e uffici, e poi ancora la notte del sisma un’altra molto
importante che avrebbe potuto anche terrorizzare la gente al punto da farla
correre in strada… se solo non fossero stati rassicurati dai “massimi
scienziati di terremoti”, se solo non ci fosse stata l’operazione mediatica per "zittire subito qualsiasi imbecille”.
Dopo la prima operazione mediatica ce ne sarebbero state
molte altre, quelle che avrebbero permesso a Berlusconi di rimettersi in sella,
di riguadagnare la stima degli italiani.
Ci sarebbe stato lo scempio del territorio che venne
salutato come l’avvento della nuova città, il trionfo del fare.
Tutto seguito passo per passo dalle telecamere dei vari
becchini, Vespa, Fede, Minzolini, Mimun,… avrebbero zittito le nostre voci di
cronisti indipendenti e ci avrebbero trattati come sciacalli.
Sciacallo era l’insulto che ho subito per settimane e mesi da
tutti (pure da mia madre) quando cercavo di parlare di altro, di uscire fuori
dal coro, di dire che mi arrivavano altre voci, di dire che non stava
succedendo quello che raccontavano in TV.
Altra scandalosa intercettazione, Bertolaso e Letta
organizzano la presenza di Berlusconi in prima fila
per darsi maggior visibilita
Ricordo Berlusconi che raccontava di come fosse andato a
fare visita al reparto di ostetricia dell’ospedale de L’Aquila e di come avesse
trovato una puerpera che afferrata la sua mano aveva smesso di soffrire, subito
dopo aveva avuto un parto meraviglioso e aveva promesso di chiamare suo figlio
Silvio.
Mi misi a ridere, non c’era nessun reparto di ostetricia all’ospedale dell’Aquila, non c’era più, lo raccontai a qualcuno e mi dissero
che ero solo uno sciacallo, che il bene è sempre bene, da qualunque parte
arrivi.
In quei mesi di incantesimo mediatico capii come doveva
essere vivere nella Germania nazista o nell’Italia di Mussolini, lo capii perché
c’eravamo tornati e nessuno se ne era accorto.
Alle elezioni regionali ed europee di quell’anno B. prese
più voti di sempre, e li prese perché aveva stregato le masse con la favola
della ricostruzione della città.
La città ricostruita da lui e da Bertolaso.
In quei giorni prima della famosa intercettazione dei due
costruttori che se la ridevano mentre ancora i morti stavano sotto le macerie, si parlava di Bertolaso presidente del
consiglio dopo Berlusconi, si parlava di Bertolaso ministro delle
infrastrutture.
Si parlava tanto, non si ascoltava più nulla, solo il canto
delle sirene orchestrato dai due peggiori italiani degli ultimi 50 anni (e
forse di sempre).
Il Terremoto fu il trionfo del Sistema, fu il totale
sovvertimento del concetto stesso di libertà, accadeva sotto i nostri occhi e
noi eravamo muti, non potevamo parlare.
Una volta una signora parlando delle graziose villette
“regalate” dal duo B&B ai terremotati mi disse: “Se nemmeno questo vi va
bene a voi intellettuali, allora fate le valige e andatevene dall’Italia”
questa frase nella sua drammaticità significa, non spegnete la macchina che
produce sogni, fatemi continuare a credere in qualcosa.
Ora abbiamo smesso di credere, forse per la prima volta non
ne abbiamo nemmeno più voglia, ora siamo solo una nazione in ginocchio e questo
processo, e questa sentenza non ci dà alcuna consolazione (almeno personalmente
non mi sento meglio), perché siamo sopravvissuti a una catastrofe per vederne
consumate migliaia di altre, come diceva il verso di una vecchia canzone di
Franco Battiato: “la primavera, intanto, tarda ad arrivare”
Non spegnete la macchina dei sogni.
RispondiEliminaTutto ciò che è sedimentato, in fondo, genera sicurezza, anche l'orrore, la crisi, il tracollo sociale ed economico finiscono per essere metabolizzati in quanto costitutivi di una visione "mediatica" o "mediatizzata".
Costa fatica abbandonare modelli sedimentati e recuperare il terreno perso in fatto di confronto diretto/critico con la realtà.
La realtà "mediatica" televisiva è quella degli esperti venuti da lontano. Per lo spettatore rinunciarvi vuol dire rimettere in discussione non solo i fatti ma tutto un modello (per lui funzionante o probabilmente solo funzionale) basato sulla fiducia nei ruoli compreso il proprio. A sua volta un ruolo sedimentato, l'immagine di sé nel mondo.
Per quanto semplicistica, la retorica dell'Italia a due velocità (quella televisiva e quella che si informa in rete) emerge proprio in quel "voi intellettuali" che spesso la generazione precedente rinfaccia alla nostra.
Danilo.
Triste ma vero... drammaticamente vero!
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