sabato 3 marzo 2012

ITALIAN NIMBY, FATE PURE NEL MIO GIARDINO... le opere predatorie in Italia


Parlare a sproposito è il tipico sport di certo giornalismo all’italiana, quello, per intenderci che da una parte se un romeno ruba in casa parla della questione romena come se tutto un popolo fosse cleptomane e dall’altro quando gli conviene cerca di categorizzare tutti le questioni sotto amplissimi cappelli pur di mettere il silenziatore ai problemi.
Ultimamente sento parlare sempre più spesso della sindrome Nimby.
Gli inglesi sono dei maghi a fare acronimi e NIMBY sta infatti per not in my back yard (non nel mio cortile).
Si definisce così quella sindrome per la quale riconosciamo che un’opera è importante ma non la vogliamo vicino alle nostre case.
Siamo nella repubblica dei boccaloni e basta citare una cosa con un nome di sicuro effetto e molti lo ripetono… un po’ di tempo fa un amico mi disse che sulla Valsusa eravamo tutti affetti dalla sindrome Nimbus, non capivo che c’entrasse la scopa di Hettry Potter con l’alta velocità ma ho lasciato perdere.
In realtà se si studia attentamente la sindrome di cui sopra si capisce come questa con la TAV  e con le altre proteste italiane non c’entra nulla.
I primi a studiare questo fenomeno nella popolazione lo fecero studiando le dislocazioni delle case circondariali.
Ovvero, tutta la popolazione era d’accordo sul fatto che ci volessero le carceri per governare la situazione della criminalità ma nessuno voleva che un carcere fosse costruito nel proprio territorio.
Questo vale per moltissime opere.
Per quello che riguarda l’Italia forse più che di sindrome NIMBY si dovrebbe parlare di sindrome predatoria di chi costruisce.
Qui non si tratta di dire, l’opera è essenziale ma non la voglio nel mio giardino, queste sono opere assolutamente inutili che devono essere costruite su migliaia di giardini per fare ricco il solito costruttore con grossi agganci politico – istituzionali.
Una volta tanto spostiamoci dalla Valsusa, altrimenti poi la gente comincia a dire che questo sta diventando un blog di supporto alle proteste NOTav (è vero!) e andiamo a vedere un altro scempio ambientale di cui nessuno parla.

Green economy, tutto quello che si fa in nome dell’economia verde è sacro, che poi nessuno abbia mai capito cosa sia in effetti questa green economy non è importante, il telegiornale ha detto che è bene.
La punta di diamante della green economy, lo sanno anche i bambini, è il solare… l’energia pulita per eccellenza, l’energia che non fa male, ce n’è per tutti, per tutto il tempo che vogliamo, quindi sotto ragazzi!
In più si sa, “chist è ‘o paese do sole” quindi fesso chi non ne approfitta.
Nelle Marche, se ne sono accorti a loro spese.
Per loro conformazione le Marche sono una zona eccezionale per costruire pannelli solari, le colline sono declivi dolci e assolati che degradano verso il mare con pendenze che di rado superano i 600 metri: delle magnifiche curve che si perdono all’orizzonte.
impianto a cattura solare che si estende per 12 ettari, la foto
è stata realizzata dalla finestra di un agriturismo nella zona
del fermano.
È qui che gli appetiti pubblici e quelli privati si sono incontrati per fare di uno degli scenari più belli d’Italia l’esempio compiuto della devastazione.
Aziende private e pubbliche hanno riempito di pannelli solari l’intero territorio senza alcuna pianificazione edilizia e senza alcuna verifica di impatto ambientale.
Qualunque tentativo di protestare da parte dei cittadini e dei partiti di opposizione è stato messo a tacere dalla forza dei soldi delle aziende.
Ogni tentativo fatto per sollevare il problema in regione è stato smorzato dai grandi partiti interessati a lasciare le cose come stanno (PD e PdL manco a dirlo).
Quando sono capitato per la prima volta in quei luoghi bellissimi e feriti, dove ormai lo scempio è irreparabile e ho cercato di raccontare quello che ho visto la gente mi rispondeva, ma che vuoi, adesso a voi altri non va manco più bene l’energia solare.
E io a dire, certo che mi va bene, ma non in questo modo. Un po’ come dire, sono favorevole alla cardiochirurgia ma non vorrei che la praticassero a tutti.
E anche in quel caso ci venne detto: “sindrome NIMBY, se lo avessero fatto da un’altra parte la popolazione non avrebbe detto nulla”.
E invece quello che sta accadendo in Italia oggi, con la sindrome di cui parliamo non c’entra proprio nulla.
Ce ne siamo accorti in questi giorni, con la Valsusa.
Sono in migliaia coloro che decidono di andare a difendere quel giardino, che non è il loro e nemmeno quello del vicino.
È il giardino di tutti.
Questo solo per un motivo: la protesta dei valsusini è giunta dove doveva arrivare, ha fatto breccia nel muro di silenzio che volevano imporre.
Sentiamo il ruggito delle ruspe da qui, ma più forte sentiamo il ruggito degli abitanti della valle.
Invece in altri luoghi d’Italia la magia del silenzio è riuscita.
Da quando mi occupo del problema dello scempio dei pannelli ho ricevuto mail e denunce da mezza Italia soprattutto Puglia, Sicilia e Marche ma nulla riesce a passare oltre alla cortina di silenzio.
Impianto fotovoltaico terminato nella zona di Acquaviva
Picena, i terreno sono di proprietà di un privato, notare in
alto le case del paese. 
Si danno impunemente incentivi a proprietari terrieri che possono “affittare” a diverse migliaia di euro il loro terreni, avere una rendita e smettere di lavorarli. Poco importa se magari stanno in mezzo a una piana magnifica che sarà deturpata per sempre, poco importa se da domani i turisti smetteranno di andare in quel posto a fare le vacanze gli alberghi dovranno chiudere e l’intero paese ne avrà un danno.
Qui siamo affetti dalla sindrome NIMBY al contrario, fate quello che vi pare nel mio cortile basta che mi diate i soldi.
Questo è quello che i politici e la stampa vorrebbero da noi, l’Italia è già una colata di cemento unica al mondo, non c’è più un metro quadro di pianura che non sia edificato, tempo addietro mi venne detto che l’Italia è l’unico paese del mondo in cui non è possibile camminare per più di dieci minuti senza incontrare una costruzione di qualche tipo.
Ma noi non siamo sazi, continuiamo a costruire, continuiamo a credere che ci sia ancora spazio per altro cemento, per altro silicio, per altro scempio.
Ormai non è manco più importante se serve al cittadino o no.
Nelle Marche ho scoperto che la maggior parte dell’energia elettrica prodotta dai pannelli è di proprietà di privati che non la immettono nella rete elettrica ma la vendono altrove, alcune volte a migliaia di chilometri da dove è prodotta.
Mark Twain scriveva: “Investite in terra, non ne costruiscono più”. Dalle nostre parti ce lo siamo dimenticato.

1 commento:

  1. Bellissimo pezzo che condivido interamente.
    Leggevo, a proposito di Tav, le dichiarazioni di Monti sul proseguire l'opera e sul "non tollerare" più "illegalità".
    La mia sensazione, visto che l'illegalità dell'opera è dimostrata da studi di "tecnici" più esperti in materia di Monti, è che stiano con queste affermazioni fomentando i disordini che dicono di non voler tollerare.
    E' semplicemente inamissibile che vengano sistematicamente negati altri pareri, altri studi ch dimostrano l'unutilità oggi di quel progetto e costi e danniambientali insostenibili non solo per la Val di Susa, per l'Italia intera.
    Quello che questi non capiscono, e per questo sospetto stiano provocando reazioni, è che la lotta dei No Tav è appunto una lotta contro lo scempio dl paese, che tu ben delinei in questo pezzo, che ci riguarda tutti.

    Parliamone, parliamone, parliamone...

    RispondiElimina