martedì 28 dicembre 2010

TUTTI I FASCISTI DEL SINDACO DI ROMA... il curriculum che conta a Roma? I NAR.


Il bravo camerata non dimentica gli amici.
Questo deve aver pensato il buon Gianni “er celtica” Alemanno una volta giunto alla soglia del campidoglio.
Certo è difficile, perché uno con il suo curriculum di amici ne ha proprio tanti, e poi alcuni sono stati così sfortunati, porelli.
Sistemarli proprio tutti non si può ma pare giusto provarci e dove meglio se non nelle aziende municipalizzate romane.
Con tutti i problemi di bilanco che ci stanno, deve aver pensato il povero Gianni “er celtica”, con la possibilità di finire a gambe per aria coi registri in tribunale, figurati se si accorgono che ho sistemato figlie e figlie delle amiche, parenti, vecchi camerata, giovani picchiatori della nuova estrema destra romana e chi più ne ha più ne metta.
Appunto chi più ne ha più ne metta, perché uno potrebbe pure fare finta di niente se piazzi la figlia di un vecchio amico che ha a malapena finito ragioneria alla tesoreria del comune o al consiglio di amministrazione dell’AMA, però se si vuole fare una vera figura da stronzi, bisogna fare le cose col botto.
Che cosa avrà pensato Er Celtica, quando ha fatto assumere come impiegato all’ATAC nientepopodimeno che l’ex terrorista NAR FRANCESCO BIANCO?
Avrà pensato che tanto nessuno si ricorda più che cosa sono i NAR figurati se si ricorderà del buon Bianco processato per omicidio, rapina, tentato omicidio, aggressione, banda armata,…
Ci pensiamo noi a ricordare ad Alemanno che genere di gente frequentava in gioventù e magari a ricordare ai romani chi hanno votato sindaco con la scusa della sicurezza e dei ROM.

I NAR (nuclei armati rivoluzionari) furono fondati nel 1975 da un gruppo di balordi fascistoni, a capo del gruppo c’erano i tre allegri Giusva Fioravanti, la sua fidanzatina, poi moglie Francesca Mambro, e il di lui fratellino Cristiano. Loro definivano il loro movimento Spontaneismo Fascista Organizzato.
Fascisti a tutto tondo non si sono mai tirati indietro nell’onorare la causa e nel miglior stile nero si sono legati ai peggiori balordi della loro zona, che essendo a Roma erano ovviante i politici e la banda della Magliana.
Non sono mai riuscito a capire fino in fondo chi fosse più organico a chi, se la Magliana ai NAR o viceversa ma credo che a questo punto lo andrò a chiedere al sindaco Alemanno, sta di fatto che di belle cose i simpatici amichetti della nerissima Roma ne hanno fatte.
Una cosa che mi ha sempre colpito è che con la banda della Magliana il gruppo divideva soprattutto il deposito delle armi, nei sotterranei del MINISTERO DELLA SANITA’
Tra l’altro bisogna dire che Alemanno non ha scelto a caso, il buon Francesco Bianco è diventato famoso agli onori delle cronache perché fu autista del commando armato che uccise nel 1978 Francesco Anselmi durante una rapina all’armeria Centofanti.
Autista dei terroristi, assunto all’azienda dei trasporti, ora abbiamo capito quali sono i criteri di selezione utilizzati dal sindaco di Roma.

Troppi anni sono passati da quei brutti giorni deve aver pensato Er Celtica, chi vuoi che se ne ricordi più… così ha fatto assumere il suo amichetto Bianco all’azienda dei trasporti.
Come lo ripaga Bianco? Lavorando poco anzitutto visto che aveva il tempo di scrivere un sacco di bei pensieri su facebook agli amichetti suoi che condividono il suo pacifico pensiero:
«C’ho i rossi sotto la rimessa», avverte via Facebook Francesco Bianco. E Stefano risponde all’appello: «...che famo... caricamo». «Napalm a pioggia Fra’...»
(fonte il messaggero)
di metodi per fermare la manifestazione degli studenti che sta avvenendo sotto la sede dell’ATAC Bianco e i suoi amici ne hanno davvero tanti…
[…]Susanna sembra meno interessata al dialogo, più ai metodi. Al napalm preferisce, «il classico olio bollente efficace ed ecologico». E Bianco propone una gamma di soluzioni alternative: «Due colpi di mortaio? Pece bollente o piume d’oca? L’ho sempre detto che le donne nostre so’ più tranquille...». E infatti Jessica: «L’olio bollente non è ecologico, inquina! sono per due sane manganellate... sono per l’attività fisica!». E due righe più avanti «...me so’ scordata... pure due carci al culo». Susanna però insiste: «No, l’olio è ecologico se lo prepari secondo la “tradizione”...». Ma Silvia non recede, torna alla carica, ispirata forse da Apocalypse Now, la scena è quella degli elicotteri, accompagnati dalla Cavalcata delle valchirie di Wagner «...napalm come se piovesse... non lascia tracce e disinfetta».
Che bella combriccola di gente raccomandabile che sono gli amici di Bianco, ma non ci preoccupiamo troppo i problemi sono altri.
Si perché pare proprio che Giannino alemanno non se ne voglia lasciare scappare nemmeno uno dei suoi vecchi camerata e sempre sul messaggero troviamo una bella lista di fascisti impiegati, nella pubblica amministrazione romana:
Il suo nome si aggiungeva a un elenco, una “fascistopoli”, ramificazione interna della stratificata parentopoli Atac. Il nome di Bianco venne associato all’altro ex estremista. Gianluca Ponzio, anche lui assunto all’Atac come capo del servizio relazioni industriali, buon amico di Antonio D’Inzillo e vicino a Gennaro Mokbel, implicato nello scandalo Finmeccanica, nonché in contatto con Stefano Andrini, ex di Terza Posizione assunto dall’a.d. Panzironi e promosso manager Ama.

Ma si, sono bravi ragazzi che hanno sbagliato e poi, se riesci a organizzare un gruppo terroristico saprai pure organizzare un’azienda di nettezza urbana, inoltre se Alemanno da ex picchiatore fascista è riuscito a diventare sindaco e se La Russa è passato dal lancio di bombe a mano alla difesa dei poliziotti, anche loro possono trovare un impiego “tramite raccomandazione” come ammette candidamente Bianco “annate a lavorà e se no fateve raccomandà”.
Comunque il sindaco dovrebbe ascoltare il suo amico, ci sono almeno altri due disoccupati che meriterebbero una veloce assunzione in comune, uno è Luigi Ciavardini, accusato della strage di Bologna, che potrebbe insegnare agli amici del sindaco che le bombe nelle metropolitane, anche se non possono scoppiare è meglio riempirle di polvere nera e non di cemento bianco che poi la gente si accorge che è una fregatura; l’altro è Andrea Insabbato che è pure portatore di handicap, si è fatto saltare un piede mentre metteva una bomba alla sede del Manifesto nel 2000… magari un posticino alle pari opportunità lo si può trovare.

sabato 25 dicembre 2010

L'AMICO DI CL... la new economy in salsa PD


Organici e sodali, contigui e ben distribuiti.
Quando si parla di economia e politica in Italia si parla soprattutto di questi assi ideali.
Non ci sono amici e nemici, non ci sono ideali da difendere, non ci sono gli interessi del popolo.
Ci sono solo gli interessi corporativi delle varie lobby che si sono trasversalmente divise i settori sociali e istituzionali del paese per garantirsi una continuità assoluta nonostante i movimenti della politica e i corsi e ricorsi della storia patria.

Lobby e potentati, in Italia ne esistono di fatto migliaia ma senza paura di essere smentito credo che i più forti e immarcescibili siano 3: universo confindustria (che contiene anche le derive di Merchionne e le sue visioni scissioniste), universo cattolico – imprenditoriale, che in Italia e in Europa ha un unico grande nome, Compagnia delle Opere e, dulcis in fundo, universo delle cooperative con le sue tre centrali LegaCoop, Confcoperative, Agci.
Insieme questi tre grandi gruppi tentacolari si spartiscono più del 60% della ricchezza prodotta in Italia come fatturato e contribuiscono al 75 per cento del PIL nazionale.

Lasciando perdere il caso di Confindustria che ormai è stato trattato e sviscerato con estrema competenza da professionisti molto più blasonati di me credo che sia giunto il momento di parlare dello strano movimento che sta accadendo negli ultimi 10 anni e che la maggior parte degli italiani ignora, anche perché fino ad oggi la maggior parte delle persone ha sempre considerato le cooperative una cosa di sinistra e CL, e il suo braccio armato economico, che va sotto il nome di Compagnia delle Opere, come una realtà della Destra Cattolica.
Due realtà agli antipodi, quindi inconciliabili dal punto di vista dei fini e dei principi.
La verità è ben altra e ben più complessa e parte da molto lontano.
2003, Meeteng di Rimini, kermesse agostana del movimento cattolico fondato da don Giussani, invitato a parlare sul tema “La ripresa di Comunione e Liberazione” l’allora responsabile economico dei Ds, Pierluigi Bersani pronuncia delle frasi che avrebbero dovuto gelare il sangue a tutta la sinistra italiana, ma che si sono subito dimenticati tutti:
Se vuole rifondarsi la sinistra deve partire dal retroterra di CL, la vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora e i movimenti del sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni 70 è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare.
Scroscio di applausi da parte del popoli ciellino.
Non è una captazio benevolentie tutti sanno che non si arriva a parlare dal palco di CL se non si è, in un certo qual modo, organici al movimento e tutti sanno (o sapevano) che Bersani non è un politico qualsiasi nella sinistra italiana.
Bersani è il primo ad avere capito che politica di sinistra e imprenditoria non possono più essere nemici, l’equazione che funzionava nella prima repubblica (chi governa tiene le leve del potere e diventa padre e padrone dell’imprenditoria) è arrivata alla fine già nel 1989, sulla politica che conta soffia un vento nuovo, si chiama Sussidiarietà: lo stato non ha più interesse a tenere in piedi le costose macchine del wellfare state, se ne vuole sbarazzare e deve demandare il tutto a terzi.
La politica qui gioca un ruolo diverso, non è più un problema di potere ma un problema di contrappesi, di accordi sottobanco, di piccoli giochetti di prestigio aziendali decisi all’interno delle commissioni parlamentari.
Non importa più a nessuno chi esce vincitore dalle elezioni, perché i politici sono espressione dei potentati economici e comunque sono al posto giusto (il parlamento) per fare pesare gli interessi del proprio gruppo e trasversali a tutti i partiti in modo da potere votare coesi in ogni caso.
Le elezioni sono sempre più una farsa e gli italiani, per mandare un segnale non votano più, ma a chi governa non importa proprio niente, perché non è di questo che si deve occupare un politico della seconda repubblica, la sua mission è il profitto.
Bersani tutto questo lo ha bene in testa, lo ha spiegato molto bene ai suoi più stretti collaboratori e sodali di partito, l’esultanza di Fassino in questa ormai famosa intercettazione lo dimostra:
Consorte: Ciao Piero, sono Gianni.
Fassino: Allora? Siamo padroni della Banca?
Consorte: È chiusa, sì.
Fassino: Siete padroni della banca, io non c'entro niente (ride).
Consorte: Si, sì, è fatta.
Fassino: È fatta.

(fonte Repubblica 13 giugno 2007)

Tutti arrivano sempre fino a qui, forse sarebbe bene andare avanti un pò nell’intercettazione per capire meglio come stanno le cose:

Consorte: Alla fine viene fuori che noi abbiamo... eh... diciamo quattro banche... dunque, quattro cooperative...
Fassino: Sì..
Consorte: Che sono...
Fassino: Che prendono?
Consorte: Quattro cooperative il 4% (...)
Fassino: Diciamo Adriatica, Liguria...
Consorte: Piemonte... e Modena.
Fassino: E Modena, perfetto. E poi?
Consorte: Poi ci sono, diciamo quattro banche italiane...
Fassino: Sì.
(fonte Repubblica 13 giugno 2007)


Sistemi di contrappesi, cooperative, banche, prestanomi che fanno operazioni pericolose in nome di non si sa bene quale benessere economico del partito.
Non è una cosa così strana è il sistema di potere economico del terzo millennio, nulla si crea nulla si trasforma, si passano titoli si costruiscono holding che comprano holding che creano finanziarie che si passano pacchetti di azioni, il lavoro non c’entra niente, anzi, senza operai tutto funzionerebbe ancora meglio…
Bersani, Fassino, D’Alema, Veltroni, lo hanno capito fin troppo bene, benvenuti nel nuovo mondo della politica!
Certo c’è qualcuno a sinistra che proprio non ne vuole sapere e che bisogna “normalizzare il prima possibile” (Veltroni aprile 2008, parlando di Rifondazione comunista e Comunisti Italiani – Fonte la Stampa – 15 maggio 2008) lo si farà durante le elezioni del 2008 dove la campagna elettorale del PD era giocata non tanto contro Berlusconi (“il nostro competitor” come veniva definito da Veltorni che non lo nominava mai) ma piuttosto contro Bertinotti e Vendola, poi c’è quell’imbecille di Romano Prodi che però con la sua maggioranza risicata rischia di cadere al primo soffio di vento e a cui, certamente non si offrirà un paracadute e, in fine, c’è il sindacato, l’ala operaia della CGIL, rappresentata dalla FIOM e dall’area sinistra, ma quelli si possono marginalizzare attraverso un congresso ad hoc vinto con qualche piccolo trucchetto da una maggioranza più vicina al PD e più disposta a vedere il mondo dell’impresa non come una controparte ma come un socio in affari.
Il gioco è fatto, non ci sono più rivali, c’è solo alta finanza e tanto amore.
Certo, purtroppo sono scomparsi pure gli operai e ci si deve attaccare a Gianfranco Fini se si vuole dare un’idea di cambiamento e di voglia di riscossa ma tanto ormai gli italiani non sanno più cosa credere e va bene così.

Liberi da queste pastoie politicanti è giunto il momento di fare le cose serie: gli affari.
Chi meglio di Compagnia delle opere può essere di sponda alle operazioni di finanza del nostro gruppo di ex compagni di sinistra che fanno l’occhiolino alla new economy.
Compagnia delle Opere 41 sedi in Italia e in altri 17 paesi, possiede 34000 imprese e 1000 aziende no-profit nel mondo (3 delle quali sono multinazionali dell’agroalimentare con fatturati coperti) un giro di affari fatturato di 70 miliardi di euro l’anno (dati della stessa CdO ritrovabili sul sito www.CdO.it).
Certo prima di tutto bisogna abbattere il tabù per il quale con CL non ci si mischia e quindi è meglio fare le cose per bene. Ci pensano i nuovi leoncini del partito a sdoganare il novo sogno del cattolicesimo in salsa PD, il più famoso Amico di CL nel partito è infatti il rottamatore Renzi (sindaco di Firenze) poi una lunga schiera di simpatici giovanotti e meno giovani.
Tutti a dire che certe differenze sono “old” e non più “cool” con le loro facce da “jung manager”.
Poi bisogna capirsi, perché si sa, per lavorare bene bisogna essere tutti insieme ma ognuno a casa sua. Bersani è il riferimento delle Coop e su quello non transige, per le coop e sulle coop si giocano molte delle sue riforme, e qui bisogna capirsi bene perché cane non deve mangiare cane.
CL rimanga tangenziale in alcuni settori e il PD piloterà appalti per favorire l’entrata del gruppo in alcune regioni “rosse” dove la presenza del gruppo non è proprio gradita dalla popolazione, il PD non romperà le scatole in Lombardia dove ormai non si entra più in un’ASL nemmeno per fare le pulizie se non si è organici al Movimento e CL non si scaglierà contro a certe cooperative sociali emiliane enormi che ormai lavorano peggio dei caporali agricoli in Puglia e Basilicata, trattando i lavoratori come carne da macello… e via discorrendo.
Qualcuno definì questo giochetto arte dei “cucinieri” della politica di CL.
Io so solo che qui il popolo paga, il popolo viene sfruttato e qualcuno, sulla scorta del guadagno personale ingrassa.
Alla faccia della socialdemocrazie e del rispetto per la persona.

mercoledì 22 dicembre 2010

LA ZONA ROSSA, i vigliacchi e i "già morti" della politica


“Voi chiusi nella zona rossa, noi liberi per la città” questo slogan sta scritto su uno degli striscioni dei ragazzi dell’università di Roma concentrati in Piazzale Aldo Moro.
Quelli che il ministro della difesa ha definito “vigliacchi”, che detto da da uno come lui è sempre un complimento.
Gli slogan hanno la caratteristica magnifica di sintetizzare la realtà con la velocità di un pensiero, come un pugno nello stomaco o come una carezza.
Voi chiusi nella Zona Rossa, quante zone rosse ha creato questo governo e questa seconda repubblica, nata dal rifiuto della “vecchia politica” del fare potere per il potere e diventata in breve politica del potere per difendere gli interessi economici dei ricchi a scapito di tutti.
Quante zone rosse sono nate qui e lì per l’Italia, la prima volta che ne sentimmo parlare eravamo a Genova, nel 2001 la zona rossa era un pretesto perché non fu mai violata, ci massacrarono nelle strade di periferia e durante i cortei autorizzati ci spararono in Piazza Alimonda e ci deportarono a Bolzaneto.
Poi le zone Rosse sono fiorite per tutte le città, per ogni stupido evento che la mente malata di questo o quello ha inventato, ricordo la più stupida che ho visto a Pavia per l’arrivo del papa dove vennero anche saldati i tombini delle fogne per 1 ora di messa e 3 ore totali di permanenza.
La dimostrazione della debolezza di uno stato, della vigliaccheria di quella classe politica indegna che ormai si autoelegge con le sue elezioni farsa, si autoassolve con le sue leggi ad personas (perché di persone ormai ce ne sono fin troppe) e si autodifende con le sue guardie padane, ché alla fine c’è pure voluto un corpo di pretoriani per difendersi perché come in tutte le dittature il potere finisce ad aver paura di tutto e tutti anche delle stesse forze dell’ordine che dovrebbero garantire stabilità al potere.
La vigliaccheria di questa classe politica si riassume e si compie in questo fiorire di Zone Rosse che magicamente si estendono sempre di più, perché la vera zona rossa è nelle loro teste.
Questi “potenti”; così vigliacchi che trasformano giovani studenti e ricercatori in Assassini Potenziali, così timorosi che vogliono estendere il DASPO ai manifestanti (il come è tutto da chiarire), così sciocchi che si mettono le bombe sulle metropolitane per aumentare la tensione.
Ma mentre loro si chiudono nelle zone rosse, sempre più frequenti e sempre più piccole, perché confinano sempre di più con il loro cervello di vecchi malati, la protesta sfila in periferia, offre fiori ai poliziotti, si allarga alle città minori, si riempie di libri usati come scudi o letti sotto la statua di Giordano Bruno… mentre la città intera, fatta di cemento e di abbandono, di rabbia e di colore (quello vero, della gente, non quello di cartapesta da fare fotografare ai turisti), si apre al vento della giovane protesta libera dalle gabbie e dalle catene dell’ideologia e della politica, la zona rossa incartapecorisce, muore in se stessa, si piega… e con un soffio, sparisce.

domenica 19 dicembre 2010

RUMORE DI SCIABOLE... chi prepara un golpe in Italia?




1) Creare disordini ad arte o favorire l’esacerbarsi di disordini all’interno di manifestazioni spontanee favorendo l’infiltrazione di elementi violenti e non contigui al movimento come le falange anarco insurrezionalista o di estrema destra.
2) Infondere nella popolazione l’idea che i fatti occasionali siano ripetibili più volte senza per questo motivo fornire dati sulla reale importanza del movimento in oggetto e sul potenziale distruttivo in esso presente.
3) Incolpare in modo pretestuoso i partiti di opposizione e le organizzazioni sindacali contigue al movimento stesso di complicità con le devastazioni e i saccheggi senza per altro fornire alcun dato di valore sul contenuto di tali affermazioni per impedire alla popolazione di farsi un’idea coerente di quanto accade.
4) Attraverso la strumentalizzazione di Media compiacenti riproporre in modo ossessivo le immagini degli scontri di piazza e dei violenti possibilmente affiancandoli alle dichiarazioni non univocamente di censura dei leader dell’opposizione.
5) Favorire la presenza sui mezzi di comunicazione di personaggi di forte immagine giustizialista presso che si ergano a difensori dell’ordine presso un pubblico spaventato e diviso.
6) Lanciare allarmi ingiustificati sulla possibile reiterazione degli scontri.
7) Trovare ampi strati della popolazione su cui concentrare l’attenzione che si facciano portatori di richieste di ordine e sicurezza che lo stato non può non evadere.
8) Progettare una nuova fase di scontri e annunciare la decisione di provvedere alla stesura di dolorose ma necessarie leggi speciali per ricondurre il paese in un alveo democratico.
9) Incarcerazione dei leader delle fazioni politiche di opposizione sociale al fine di decapitare la reazione e l’organizzazione spontanea dei gruppi sociali.
10) Instaurazione di un governo di salute pubblica che goda dei più ampi poteri.

Questo piccolo decalogo è una creazione del sottoscritto ma nasce dalla lettura approfondita di 4 documenti che ritengo necessari per comprendere la situazione politica presente:
IL PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA di Licio Gelli, gran maestro della loggia coperta Propaganda 2.
I documenti del CENTRO STUDI ORDINE NUOVO che negli anni ‘60 con a capo Pino Rauti e tutta l’intellighenzia dell’estrema destra militante progettò la strategia della tensione.
I documenti e i pochi stralci giornalistici che ripercorrono l’avvento del regime dei Colonnelli nella Grecia egli anni 60 (21 aprile 1967).
Lettere sulla preparazione delle purghe staliniane (consiglio la lettura del bellissimo volume “il grande terrore” di Robert Conquest BUR Saggi).

Sentire Maurizio Gasparri, il fascistello di mezza tacca, come lo definì appunto Pino Rauti qualche anno fa, invocare un nuovo 7 aprile 1978 (sbagliano pure anno poveraccio, i fatti accaddero nel 1979) mi ha immediatamente inserito in questo clima da preparazione della giunta militare.
il 7 aprile del 1979 la polizia fece scattare le più grande operazione anti terrorismo del secolo che mise in manette tutti i capi dei partit contigui alle BR tra cui Autonomia Operaia, in manette finì anche Toni Negri considerato uno dei capi ideologici delle Brigate Rosse, cosa c'entri questo con la situazione attuale ce lo dovrebbe spiegare Gasparri che però nel frattempo ha riposto l'unico neurone che ha in cassaforte e che non è più interpellabile fino a nuovo ordine.

Gasparri è ovviamente un utile idiota, non ha nemmeno lo spessore culturale per potere parlare di certe cose ma serve, sicuramente, come apripista intellettuale a quanto qualcuno sta preparando o auspica di preparare.
Il copione è fin troppo chiaro e parte da molto lontano.
La destra cerca di usare i movimenti per colpire il dissenso e rimanere il più possibile al potere, purtroppo alcune caratteristiche dei movimenti fanno buon gioco al piano.
La caratteristica saliente dei movimenti del XXI secolo è sicuramente l’alta permeabilità dovuta soprattutto alla particolare frammentazione dei gruppi organizzati che spesso non superano le decine di individui e che non hanno una reale preparazione politica ma si basano soprattutto su una condivisione di esigenze specifiche: la scuola, la difesa dell’ambiente, le rivendicazioni territoriali come nel caso del No Tav e del No dal Molin. Questo tipo di gruppi è altamente infiltrabile perché privo spesso di servizi d’ordine durante i cortei, di reti nei territori in grado di leggere i segnali e nel caso di fare cambiare improvvisamente i contorni delle manifestazioni rendendole meno aperte.
Per i gruppi della destra estrema, che sono preparati da sempre in modo paramilitare e che sono collegati tra di loro da una serie di reti di contatti diretti e indiretti questo tipo di organizzazione è vera e propria manna dal cielo.
Gruppi di estrema destra come la rete Hammerskin, Forza Nuova o Casa Puond se messi in allerta da politici contigui a questi movimenti, come nel caso di Roma dove mezza giunta ha conosciuto le patrie galere da vicino o da dentro, possono creare azioni di disturbo e di infiltrazione che sono in grado di distruggere interi quartieri delle città per poi dileguarsi perdendosi nei cortei e lasciano che gli scontri degenerino all’infinito.
Se a questo aggiungiamo il contributo degli “Anarchici” (per modo di dire) che passano sotto il nome di Black Block allora si può portare un movimento alla degenerazione violenta nel giro di tre o quattro manifestazioni.

Gli scontri di Roma del 14 dicembre a cui è seguita la presa di posizione in difesa degli organi di polizia e contro i ragazzi del ministro Ignazio Una Bomber La Russa , teso soprattutto a buttare benzina sul fuoco prima, le dichiarazioni del ministro Gasparri poi creano l’humus culturale per arrivare ai punti 5, 6 e 7 del progetto.
Le condizioni politiche al momento sono quello che sono, lo sa chiunque si anche solo prossimale al governo, la puzza di decomposizione ormai è insostenibile, quindi si può scegliere o l’agonia con quello che ne conseguirebbe per personaggi come La Russa, Gasparri, la Brambilla, Alemanno… oppure la deriva autoritaristica che potrebbe dare loro ancora qualche lasciapassare.
Il risultato sarà sempre e comunque la morte del governo e la sua dolce uscita di scena con la complicità di alcuni membri più o meno sicuri dell’opposizione la differenza sarà probabilmente nel numero di morti che e feriti che questo genere di exit strategy presupporrà.
Per ora sono ombre lontane e indistinte ma attenzione, nella notte è bene tendere l’orecchio al rumore della sciabole…

sabato 18 dicembre 2010

QUANDO LA RUSSA CARICAVA I POLIZIOTTI... Storia di un giovane di belle speranze




Vigliacco, questa è apologia di reato” così il simpatico e sempre amabile Ministro della difesa Ignazio Benito Maria La Russa (nome completo di battesimo che il bravo politico tende a non pubblicizzare per ovvi motivi), apostrofava televisivamente l’altra sera il giovane studente dell’università La Sapienza di Roma reo di non aver detto chiaramente che ripudiava la violenza di piazza.
Si infervora il Ministro della difesa, fa la voce grossa.
Come quelli che appena prendono una manganellata voi a dire poverini, mentre invece (sic!) andare contro quei ragazzi che difendono la libertà e l’indipendenza (da chi?ndr) del paese… no, no non c’è nemmeno un poliziotto qui
Il copione è chiaro, tutti i manifestanti sono dei violenti chi non è violento non manifesta e sta contro i manifestanti, quindi è dalla parte del governo.
D’altra parte di getto viene da rispondere al Ministro che, grazie al celo per lui, non c’è nemmeno un poliziotto lì, perché quelli che fino ad ora ho sentito io, vorrebbero prenderlo a calci nel sedere visto che stanno sempre peggio e che il suo governo gli ha pure tagliato il pagamento degli straordinari (obbligatori) che verranno retribuiti in un futuro esercizio, che significa quando avremo un po’ di soldi e proprio non si tratta così gente che rischia la pelle per permettere a questi pagliacci di continuare a farci fare figuracce in giro per il mondo.

Comunque bisogna dire che La Russa parla con cognizione di causa e che di scontri di piazza ne sa qualcosa anzi ne sa davvero tanto, solo che li ha vissuti dalla parte opposta di coloro che oggi vuole difendere.
La storia che segue ha dell’incredibile, perché certe cose possono succedere solo in Italia e perché soprattutto a nessuno pare importare nulla.

Il bravo Ignazio, col suo fratellino più giovane Romano, da giovincello faceva la sua gavetta politica nel fronte della gioventù, venerabile movimento giovanile dell’allora MSI (di cui suo padre Antonino era senatore) e che tanto ha fatto per l’Italia per il terrorismo nero e non solo.
Nel lontano 1973 il piccolo Ignazio, irriconoscibile sotto il fluente capello nero e la barba lunga, era segretario provinciale a Milano del gruppo di giovani fasci di belle speranze: di per se un lavoro facile facile anche noiosetto a ben pensarci: tutto si riduceva a qualche sprangata a sedicenni comunisti davanti ai licei, due o tre sventramenti all’ arma bianca al mese, un po’ di attacchinaggio e il supporto politico ai camerati in difficoltà, che tradotto significa imboscare i terroristi in clandestinità nelle sedi e nei sottoscala.
Nulla di nuovo, negli anni settanta lo facevano tutti, anzi se non eri dentro a queste cose eri un’ameba e per questo forse che il giovane Ignazio e i suoi amici un po’ cominciavano ad annoiarsi e allora che fare? In quei giorni di dubbi e di inedia al piccolo rampollo di Nera famiglia non par vero di sapere che il grande Ciccio Franco (anche i fascisti hanno nomi idioti a volte), leader della rivolta dei Boia chi Molla di Reggio Calabria che regalò alla nazione altri sei morti inutili, stava per venire a Milano per una bella manifestazione primaverile. Le foto lo ritraggono allegro e felice vicino al suo “Padre Spirituale” mentre arringa la folla sull’esigenza di combattere il comunismo.
Però si sa, sono i mitici anni ‘70 e le cose non vanno sempre come dovrebbero andare, la situazione sfugge un pochetto di mano al giovane futuro ministro e di lì a poco la favoletta diventa tragedia.
Al comizio segue una manifestazione non autorizzata che vede alcune centinaia di appartenenti ai gruppi di destra scontrarsi, dall’archivio di stato della polizia raccontiamo il seguito:
Il 12 aprile 1973 alcuni appartenenti
all’estrema destra scagliarono due bombe a mano di tipo “SRCM” contro
una squadra del 3° Reparto Celere di Milano, provocando la morte della
guardia Antonio Marino e il ferimento di altri 12 militari: solo la presenza
in strada del Questore impedì ai colleghi dell’agente ucciso di scatenare una
caccia all’uomo. I responsabili di un simile gesto vengono arrestati dopo
poco: sono due conosciuti esponenti degli ambienti dell'estrema desta
milanese, Maurizio Murelli e Vittorio Loi rispettivamente 19 e 21 ann
i”.

Non sono riuscito a trovare in rete e negli archivi storici nulla (comunicati, interviste, lettere aperte, scritti sui muri… niente) a riguardo della riprovazione da parte del giovane Ignazio di questo barbaro omicidio, sì, perché se vai in manifestazione con un casco e lo tiri contro ad un agente uno può avere pure il dubbio che tu non lo abbia fatto in modo deliberato, magari stavi lì per caso magari sei arrivato in motorino oppure hai pensato che visti i tempi meglio coprirsi la testa prima che te la fracassino, magari non è così ma è plausibile… credo che invece se uno va ad un comizio con due bombe a mano in tasca lo fa con un preciso intento, ma anche io sono un vigliacco, come mi definirebbe il buon Ignazio, quindi non è giusto che pensi male dei bravi ragazzi Neri.
A pensare male, anzi malissimo, ci pensò infatti la magistratura, l’inchiesta si estende e cominciano a fioccare gli arresti (ché a quel tempo non ci si girava tanto intorno) a parlarcene questa volta è Francesco Fornari inviato speciale della Stampa:
Molti degli arrestati, infatti provengono da “Ordine Nuovo” e da “Avanguardia Nazionale” o hanno fatto parte delle SAM (squadre di azione Mussolini). Vi sono anche quelli del “Fronte della Gioventù”, l’organizzazione giovanile dell’MSI. Sembra infatti che Maurizio Murelli e Vittorio Loi abbiano chiamato in causa Ignazio La Russa, figlio del senatore missino Antonino La Russa, che da qualche mese ha preso il posto di Radice ed è responsabile provinciale. Questi secondo i due arrestati avrebbe partecipato attivamente alla manifestazione di giovedì guidandoli all’assalto della polizia in due momenti […]” (La Stampa dom. 22 aprile 1973)

L’inchiesta continua e qualche giorno dopo arrivano i mandati di cattura per tutti gli allegri ragazzi del Fronte della Gioventù milanese…
[…] a San Vittore sono finiti accusati di radunata sedizione e resistenza alla forza pubblica, Romano La Russa, figlio del senatore missino Antonino la Russa (e ora Assessore alla Protezione civile, polizia locale e sicurezza – lo so che è ridicolo!) […]. Per gli stessi reati sono ricercati Gaetano La Scala e Cristiano Rosati Piancastrelli scomparsi da parecchi giorni e un terzo personaggio di cui non è stata rivelata l’identità. Secondo voci non controllate potrebbe essere Ignazio La Russa segretario del Fronte della Gioventù

Da allora ne sono passati di anni e il giovane fascista di belle speranze ha fatto carriera, anche se probabilmente in un angolo del suo cuoricino Nero c’è ancora spazio per una bomba a mano e anche se ora si scaglia contro i giovani vigliacchi che si prendono manganellate e c’hanno pure il coraggio di dire che si sono fatti male.
Intendiamoci qui non si difende nessuna violenza, anche perché negli anni ho imparato che la violenza normalmente è organizzata per delegittimare un movimento e le immagini del giovane ragazzo romano che viene atterrato con un colpo di casco al volto da un tizio che subito dopo fa e riceve un saluto romano mi fanno pensare che qui l’infiltrazione è stata davvero pesante.

Mi piacerebbe fare due chiacchiere con il Ministro, possibilmente a distanza di sicurezza, che con certi personaggi estremisti e vigliacchi non si sa mai, per discutere di molte cose, tre cui per esempio il significato della parola coraggio in contrapposizione con la parola vigliaccheria, perché ci vuole proprio un bel coraggio per fare il paladino dei poliziotti, dopo un curriculum del genere…