sabato 25 febbraio 2012

UN UNICO GRANDE GIORNALE... Come i giornali si dimenticano TAV ed F35



Oggi è un giorno aparticolare.
Di quelli che dovrebbero essere ricordati e che infatti vengono giustamente dimenticati e insabbiati dalla vergognosa stampa italiana.
Vorrei proporre al governo Monti una legge.
Prendere tutti i grossi giornali nazionali (Corrire della Sera, Repubblica, la Stampa, il Messaggero, Il resto del Carlino, Il Giorno…) che tra l’altro prendono senza alcun problema i finanziamenti, chiuderli tutti e aprire un unico grande giornale.
Il nome lo scelga il signor Monti per decreto, tanto non fa differenza.
Io suggerisco di chiamarlo “La Gazzetta del Futuro Felice” oppure, meglio ancora "l'Unità Nazionale".
Qui si riporteranno tutte le notizie fotocopia che troviamo sulla stampa nazionale, potremmo finalmente mandare in pensione un po’ di imbrattacarte stagionati e la gente non si troverebbe più nell’imbarazzante situazione di dover chiedere all’edicolante: “Scusi, cercavo Repubblica ma non la vedo me la potrebbe prendere lei?”.
L’altro giorno mi è capitata questa scenetta in una delle edicole sotto alla stazione del metrò, un signore non trovava “la Stampa”, era finita. L’edicolante gli ha risposto: “Prenda il Corriere, oggi dice le stesse cose e pure con la stessa impaginazione”.
Oggi le notizie importanti sono, o meglio sarebbero 3.
Nell’ordine:
  • La grande manifestazione No Tav in Valsusa
  • Il secondo giorno di manifestazioni in tutta Italia contro l’acquisto di 120 (no 90, anzi forse 130 ma in tre anni) caccia bombardieri nucleari F35, costo 10 miliardi di euro, e visto che non si usano per raccogliere i fichi anche qualche prevedibile migliaio di esseri umani in futuro.
  • La scontata sentenza al processo Mills, che dovrebbe vedere B. condannato fuori tempo massimo per corruzione.

Secondo me la scaletta delle notizie dovrebbe essere questa.
Invece per Repubblica alle ore 13,15 le cose sono un po’ diverse:
  • Mills, sentenza
  • Rogo del corano in Afganisthan
  • Mandela in ospedale

Niente su Tav ed F35

Corriere:
  • Rogo del corano in Aganisthan
  • Yemen, attentato con autobomba
  • Processo Mills
  • Le solite menate del Papa sul fatto che solo chi è sposato può generare figli (vallo a dire a madre natura)
Niente su TAV ed F35

La Stampa (visto che è di Torino e mandarci un giornalista costa poco mette la notizia della Tav ma nulla sugli F35… grazie comunque)

Nulla sugli altri giornali.
Poi però salta fuori il sondaggio.
Il TAV piace al 70% degli italiani (Repubblica).
L’alta velocità convince gli italiani. Soprattutto il pubblico è contrario alla violenza.
La domanda poi è sempre la stessa. Ma se non c’è stata nessuna informazione e quelle poche cose che vengono dette sono idiozie sparate a casaccio da un politico che parla delle incredibili possibilità di crescita per il nostro paese quando le merci passeranno sulla linea ad alta velocità tra Italia e Francia (dove le merci non possono passare per legge sui corridoi ad alta velocità), esattamente la gente è d’accordo su cosa?
Gli F35 sono macchinari costosi e inutili, a meno che non si voglia andare a fare una guerra totale.
Sono stati acquistati da un ministro della difesa che è pure un militare, cosa mai accaduta in nessun governo democratico, che guarda caso del progetto “joint strike fighters” è anche uno dei primi fautori e che sulla promessa di fare comprare i velivoli all’Italia e non solo ha fatto la sua fortuna all’interno del comando Nato.
Il problema non è comprarne 120 o 90 il problema semmai è comprarli, fosse anche uno solo.
Inoltre nessuno sta spiegando alla gente che la fretta dei militari a farci comprare questi carrozzoni è data anche dal fatto che il progetto sta avendo notevoli difficoltà ai test.
Fino a pochi mesi fa erano stati sospesi tutti i testi di stabilità in volo perché non era possibile finire i collaudi a terra per i deficit progettuali sorti in via di assemblaggio definitivo (avete presente i mobili che ti puoi comporre da solo, quelli che sulla carta sono resistentissimi ma che una volta che te li porti a casa fanno schifo, stessa cosa solo che con le librerie del mobilificio non ci voli sui palazzi e non le paghi 10 miliardi di euro).
Comunque il costo dell’intero progetto sarebbe lievitato del 65% nel 2010 cosa che ha fatto ben capire alla Lokheed Martin che era il caso di vendere subito tutto prima che qualcuno si fosse accorto della cosa.
Vediamo chi, tra i big dell’informazione, ha parlato di questa ennesima truffa (che ci costa una finanziaria e che paghiamo noi) agli italiani oggi… NESSUNO, 0, NISBA, NIENTE.
Forse qualcuno ha fatto qualche grossa inchiesta come quelle che sono state fatte per andare a scoprire tutte le chiappe palpeggiate dal vecchio bavoso?
Una di quelle mega inchieste che basterebbe stare su internet due o tre gironi e scopiazzare quello che hanno scritto in mezzo mondo.
Solo 2 giornali (non Big) il fatto quotidiano e il Manifesto (che è una benedizione dal cielo finché non lo chiuderanno definitivamente).

Dunque, tirando le somme, il Manifesto sta per chiudere perché una legge dice che non gli si possono dare i finanziamenti se il bilancio dell’anno scorso non era in attivo.
Con un piccolo emendamento che alla legge sulle liberalizzazioni che introducesse il mio suggerimento sul giornali unico demo liberista fiammeggiante, tutti i soldi risparmiati si potrebbero dare alle poche e malpagate riviste e quotidiani che provano a dire che non sta andando niente per il verso giusto e che qui si sta sempre peggio.
Per amore della verità e magari pure della democrazia.




domenica 5 febbraio 2012

"SARANNO C."... l'ennesima figuraccia del sindaco di Roma


I film sono fuorvianti.
Penso che questo sia chiaro a tutti.
Forse l’unico che ancora non lo ha capito è il signor Gianni “er celtica” Alemanno, per grazia ricevuta sindaco della Capitale.
Cerco di spiegarmi, quando da bambino, mentre giocava con i suoi pupazzi a forma di Mussolini, guardando pellicole dell’istituto Luce, il nostro eroe probabilmente credeva che fare il sindaco di una grande città significasse più o meno sconfiggere i cattivi che imperversano per le strade, ripulire dalla spazzatura umana i viali e fare del suo giardino privato un faro dell’umanità.
Una roba all’americana, con qualche accento littorio al massimo.
Poi un malaugurato giorno la befana ha esaudito i suoi desideri e il buon vecchio camerata è divenuto sindaco davvero, tra l’altro non di un paesello in provincia di Latina ma di Roma e la musica nella sua testa deve essere un po’ cambiata.
Il primo cittadino si doveva anzitutto misurare con la manutenzione dei tombini, con gli scoli, con la viabilità, con i problemi di gestione delle situazioni metereologiche avverse, che non vuol dire tornado e trombe d’aria, ma temporali e nevicate.
Cosa deve aver pensato il nostro a questo punto? “Manco per niente, io devo prendere a calci in culo i rom, devo fare la bonifica dei campi zingari e al massimo organizzare delle belle magnate di trippa con Bossi, per queste cose al massimo ci penserà qualcun altro”.
Infatti puntualmente alla prima pioggia torrenziale ci scappò il disastro, era il 20 ottobre del 2011, a Roma piove e la città piomba nel caos. Leggiamo dall’edizione web del QN: “Roma, 20 ottobre 2011 - Il maltempo su Roma ha portato stamattina alla chiusura della metropolitana linea A, che è stata poi riaperta alle 14. Le stazioni erano comunque state lasciate aperte per consentire ai viaggiatori di ripararsi dalla pioggia, tranne Termini, Manzoni, San Giovanni, Colli Albani, Porta Furba, Numidio Quadrato e Cinecittà chiuse per allagamento, e il servizio metro B è stato disattivato tra Garbatella e Rebibbia. Per agevolare lo spostamento dei cittadini i varchi Ztl su disposizione sono stati spenti: è dunque libero l'accesso a Centro storico e Trastevere
La chiusura si è resa necessaria a causa della grande quantità di acqua che, non trovando una via di fuga nel sistema fognario, si è riversata nelle stazioni rischiando di compromettere la sicurezza degli utenti. Un evento simile si era già verificato alcune settimane fa in occasione di un altro nubifragio.
MORTO ANNEGATO UN IMMIGRATO DELLO SRI LANKA - Ha portato in salvo la moglie e i due figli, poi ha ceduto alle acque che avevano invaso il piccolo seminterrato in cui viveva la famiglia, in via Castelporziano, zona Infernetto di Roma.
i danni del nubifragio dell'ottobre 2011
Anche allora il nostro disse le solite frasi di circostanza: ''Siamo di fronte ad una calamità naturale e quindi dobbiamo dichiarare lo stato d'emergenza e fronteggiarla. E' come se fosse un terremoto''
Come al solito si alzano le polemiche, non è possibile che il sistema fognario sia andato completamente in TILT subito dopo l’inizio del disastro, che per caso qualcuno aveva fatto male la manutenzione ordinaria?
Sterili polemiche, poi c’è un morto, dai! Non stiamo a rimestare nel torbido.
Poi però, il 12 dicembre ricapita un’altra volta, questa volta non è un nubifragio epocale, è un semplice temporalone invernale, molta pioggia ma in questa stagione ce lo si può aspettare.
Anche stavolta opposizione sulle barricate, ma il sindaco fa spallucce… tanto le elezioni sono lontane e il romano ha la memoria corta, avrà pensato “Er Celtica”, e poi diamine, non potranno mica arrivare altri casini, tutti in fila non è possibile nemmeno se sei di sinistra e hai la sfiga dalla tua parte.

Ecco fatto, puntuale come la morte e le tasse il generale inverno fa sentire la sua voce.
A Roma nevica, e stavolta non c’è proprio niente che funziona.
Eppure non è che le cose siano successe così all’improvviso, le previsioni mettevano neve già da qualche tempo, tanto che c’era stato pure il tempo di fare il punto con la protezione civile, di convocare la solita pagliacciata comunale con la solita Task force pronta per l’emergenza, e i volontari e i vigili urbani.
Stavolta è quella buona, deve avere pensato Giannino!
Stavolta ce la facciamo e gli facciamo vedere, tanto era sicuro delle sue forze, il nostro eroe,  ha pure rifiutato l’aiuto della protezione civile.
Tanto 35 millimetri di precipitazione che saranno mai (solo che 35 mm di acqua se vanno in neve diventano diversi centimetri, non ci vuole un genio a capirlo).
“Saranno cazzi” pare abbia detto il prefetto di Roma durante la famosa riunione, almeno così riporta il Fatto Quotidiano; ora, io non so cosa significhi questo per il sindaco più sfortunato del mondo ma secondo me significa, meglio che ci si dia una mossa in fretta.
E invece come al solito è caos.
Io non mi intendo di meteorologia  ma di imbecilli, a forza di avere a che fare con la politica mi intendo parecchio, quindi quando sento in televisione del patetiche idiozie che ora Alemanno mette in campo per parare l’ennesimo colpo alla sua ormai devastata immagine mi indigno.
Basterebbe dire: “Abbiamo sbagliato, abbiamo sottovalutato le condizioni meteo e abbiamo creduto di farcela con le nostre forze, è stato un errore di valutazione di cui ci assumiamo la responsabilità” forse in un altro stato, forse in un altro mondo le cose avverrebbero così.
Da noi invece è sempre colpa di qualcun altro.
Adesso è colpa della Protezione Civile, che non è più quella dei bei tempi di Bertolaso.
Tra l’altro è vero, la Protezione Civile SpA dei tempi del dottor Bertolaso è roba passata, meglio non farla ricordare visto gli scandali che si è portata appresso.
Sicuramente non c’è più tutta la pubblicità di una volta, di sicuro non abbiamo assistito alle conferenze in pompa magna del mitico “Comandante in Capo”.
D’altra parte non ci sono città da ricostruire ci sono solo spazzaneve da fare funzionare e sacchi di sale da distribuire, niente di epico.
“il sindaco ha partecipato al comitato operativo e gli è stato detto quanto segue: nella giornata di venerdì, se avesse iniziato a nevicare al mattino ne sarebbe caduta 30 cm, se avesse iniziato nel tardo pomeriggio ne avremmo avuta 10 / 15 cm. Mentre per la notte tra venerdì e sabato c’era certezza assoluta di una grossa nevicata”. Dice Gabrielli.
Quindi che vuole Giannino? Più precisione par di capire: “Protezione Civile e servizio meteo ci parlavano di una precipitazione massima di 35 mm nel pomeriggio e serata di venerdì – ha detto – invece ha cominciato a mezzogiorno ed è aumentata. Quindi le previsioni erano totalmente sballate”
Quindi visto che la protezione civile non è capace di fare quello che deve fare, meglio sarebbe se tornasse sotto il Ministero dell’Interno.
Ma come? Ma non erano stati proprio loro a dire che la struttura della protezione civile non poteva stare sotto il Viminale perché la cosa rallentava la sua operatività.
Non erano loro i famosi fautori della Protezione Civile che da sola predice, previene, interviene, costruisce?
C’è qualche problema… non si capisce che significhi.
È buona la prima o la seconda? Che si fa?
Giannino è alla disperata ricerca di colpevoli, la protezione civile risponde che non è lei che deve pianificare l’intervento della neve al massimo deve valutare le linee guida, inoltre pare che siano state sdegnosamente rifiutate le “lame” in aggiunta che erano state proposte al sindaco.
La colpa allora è della provincia (di centrosinistra), i vigili e le forze aggiuntive infatti non hanno potuto arrivare a Roma perché erano bloccate sulle strade coperte di neve, ma anche qui la figuraccia è dietro l’angolo, le strade di gestione provinciale, Ardeatina e Laurentina sono libere mentre il vero disastro sta sulla Cassia che è di competenza comunale e che alla fine è dovuta essere chiusa.
Inoltre le lame tagliaghiaccio non arrivano a destinazione perché, uscite in ritardo sono bloccate negli ingorghi e qui la colpa di chi è? Degli orologi?
Non c’è che dire, una bella performance.
Menomale che sta arrivando la bella stagione, e soprattutto menomale che il tempo passa, perché per quanto il nostro sindaco possa dire, in onore del suo illustre predecessore “me ne frego” in riferimento alle polemiche, le elezioni sono vicine, e, ci si augura, finiranno davvero male per lui.

giovedì 2 febbraio 2012

LA NOIA DEL POSTO FISSO... storie di giovani lavoratori (3)


Chiara ha 29 anni, lo scorso dicembre ha terminato il suo tredicesimo contratto a progetto per una cooperativa sociale.
“Lavoro nel sostegno ai minori nelle scuole”
“Ti occupi di tanti ragazzini?”
“No, sono 3 anni che faccio sostegno agli stessi 3: una bimba con problemi cognitivi, un ragazzino iperattivo che adesso fa la prima media e un bimbo di origini pakistane che adesso è in terza elementare”
“E allora perché sei a progetto?”
“Dicono che se non dovessi più andare bene ai genitori potrebbero cambiare assistente scolastica”
“Ma come fanno a decidere se vai bene o meno?”
“Per simpatia, non hanno molti strumenti per valutare il mio lavoro, con la famiglia pakistana all’inizio è stato un problema, non capivano il mio ruolo e temevano di dovermi pagare di tasca propria, per gli altri due va bene, le famiglie mi hanno accettata, certo c’è sempre un problema”
“Quale?”
“Le famiglie si fidano più o meno di quello che dicono le maestre, se la maestra dice che io non lavoro e consiglia di fare una lettera al comune per mandarmi via loro mi cacciano in cinque minuti”
“E’ mai successo?”
“Due anni fa è successo a un mio collega, tutti sanno che la maestra del bambino che curava è un’esaurita, non ce la fa più, anche le colleghe del team lo dicono, ma è riuscita comunque a convincere i genitori e il mio collega si è trovato senza lavoro”

Mi sono dilungato a trascrivere tutto questo scambio di battute perché mi sembra la risposta più adatta alla posizione del signor Monti.
Il posto fisso è noioso!
Per una volta sono d’accordo con lui.
Che bello cambiare, conoscere gente nuova, fare mestieri sempre differenti.
Che bello sperimentare le proprie capacità.
Oggi all’università Bocconi, domani a fare il consulente per il ministero dell’economia, dopodomani a fare il presidente del consiglio, poi il consulente della trilaterale… e sempre, ma dico sempre pieno di soldi, sicuro che via da una parte ti chiameranno in cento altre e a te rimarrà solo l’imbarazzo della scelta.
È bello cambiare se sei un economista di successo, un architetto, un professore, un… non credo che lo sia per migliaia di giovani come la ragazza qui sopra che tra l’altro non arriva a 800 euro al mese di stipendio e lavora a 20 chilometri da casa (la benzina la mette lei) e che se il bambino è a casa da scuola perché malato deve tornare a casa non pagata.
Stalin diceva “un morto è una tragedia un milione di morti una statistica” le parole di Monti sono simili a queste.
La precarietà è un discorso vago, soprattutto se se ne parla come di una materia di studio.
La precarietà, come dire la geografia.
La mia generazione è stata strangolata e uccisa dalla precarietà, i contratti più assurdi vengono imposti a gente che ormai è quasi costretta a mendicare il lavoro. Contratti a somministrazione, lavoro mascherato, cottimo, contratti a progetto, co. co. co.
Nonostante questo c’è ancora qualcuno che vuole far assurgere la precarietà a modello di vita e di lavoro.
Perché? Perché sono i primi a guadagnarci sopra palate di soldi. Perché sono quelli che hanno inventato un sistema e lo trovano assolutamente vantaggioso.
Il motivo di questa degenerazione, alla quale, secondo il presidente (mai eletto da nessuno) del consiglio, dovremmo abituarci in silenzio è molto semplice e duplice.
Da una parte mantenere altissime le remunerazioni dei settori alti del mondo produttivo (i manager sono dei precari, certo, ma quando se ne vanno dalle aziende indipendentemente che le abbiano fatte crescere o portate al fallimento beccano buone uscite pari allo stipendio di una vita degli operai), dall’altra parte fiaccare la forza di massa critica delle nuove generazioni.
Le aziende guadagnano sulla precarietà, prima di tutto assumendo sempre nuove forze non sono costretti a pagare avanzamenti di carriera e scatti di anzianità, inoltre, se il piano della fornero dovesse passare pagherebbero prezzi bassissimi allo stato in termini di contributi.
Per ciò che riguarda la massa critica il ragionamento mi porta dalle parti del sindaco di Firenze
Gentaglia come Matteo Renzi, si può permettere di dichiarare che i giovani non si iscrivono al sindacato perché non si sentono rappresentati perché fa parte di quella risicata fetta di giovanotti di vaghe intenzioni riformiste uscite fuori dalla borghesia delle grandi città italiane.
I giovani non si iscrivono al sindacato perché farlo, se sei un contratto precario, aumenta le possibilità di licenziamento.
Ormai la minaccia non è più manco velata, te lo dicono proprio, lo dicono ai delegati nelle fabbriche: “Guarda che abbiamo detto ai nuovi assunti che se si iscrivono al sindacato non gli facciamo il contratto a tempo indeterminato”.
Nelle aziende dove in cui sono riuscito a stabilizzare i lavoratori, le iscrizioni al sindacato sono aumentate vertiginosamente, per il semplice motivo che la paura del padrone è scomparsa.
La cosa peggiore che possa accadere a un lavoratore è lavorare da solo.
Essere messo in un’arena dove tutti sono contro tutti e solo i più cattivi vincono, gli altri, gli inadatti se ne vanno a casa.
Questo darwinismo produttivo, impazza nelle carriere meglio remunerate, ma sta permeando anche nelle professioni più “basse”, ormai nelle banche è diventata la norma per la selezione del personale, il posto è uno solo ma si prendono tre stagisti dicendo loro che uno solo, il migliore sarà assunto e facendo capire che è una battaglia dove l’unica regola è vincere.
Se aiuti il tuo collega in difficoltà, se pensi di fermare questo gioco al massacro, ci sarà sempre un altro dei due che sarà pronto a pugnalarti.
È una macchina perfetta, solo che esclude tutti coloro che non sono capaci di giocare a questo gioco (e permette al datore di lavoro di avere tre superlavoratori per 6 mesi pagandoli niente).
Il signor Monti è uno degli artefici di questo pensiero. Diciamo ai giovani: “L’unica cosa che importa è la tua carriera se ce la fai vincerai anche il resto, altrimenti sarai fottuto per sempre”
Tra l’altro non siamo tra i marines, qui chi resta indietro viene lasciato solo, non temete.

La faccia del lavoro è cambiata negli anni, non c’è più nessuna coscienza di classe e questo agli inizi ha fatto credere a molti della mia generazione che fosse un bene.
Oggi cominciano ad arrivare i problemi. Oggi si comincia a capire che la realizzazione personale non è tutto e che in un mondo di vuoto e solitudine non abbiamo più intorno nulla.
Qui non si è precarizzato il lavoro, con la precarizzazione del lavoro si sono precarizzte le vite, gli affetti le esistenze.
Qualche anno fa un amico mi disse che vivere oggi era come stare in una bolla, dove esiste solo la propria persona e incidentalmente gli altri.
Forse il signor Monti vuole portare la precarietà a status sociale.
Farà i conti con migliaia di persone che ormai non ce la fanno più, che non vogliono essere merce di scambio al pari dei beni che producono.