venerdì 26 ottobre 2012

LA CONDANNA DEL VECCHIO PADRONE... B. condannato a 4 anni



I giudici di Milano hanno condannato Silvio Berlusconi a quattro anni nel’ambito del processo sui diritti Mediaset. Tre anni al produttore cinematografico Frank Agrama. Le pene, come ha letto in dispositivo il presidente Edoardo Davossa, sono condonate.  Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è stato assolto. Per l’ex presidente del Consiglio i giudici hanno stabilito come pena accessoria l’interdizione dai pubblici uffici per tre anni.
I giudici hanno disposto inoltre un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati, tra i quali Silvio Berlusconi, all'Agenzia delle Entrate.

Ogni tanto fa bene poter scrivere 'ste cose una vera liberazione...

Va bene, sappiamo che tra appelli e altre baggianate alla fine non se ne farà nulla ma lasciatemelo dire è una vera goduria.



Le figarò (fr)

Berlusconi condamné à 4 ans de prison pour fraude fiscale

Mots clés : 
Par Gary Assouline, AFP, AP, Reuters AgencesMis à jour  | publié  Réagir
Le Cavaliere a été condamné à quatre ans de prison par le parquet de Milan

Bild-Zeitung (De)







Al Arabiya (Arabia Saudita)

Last Updated: Fri Oct 26, 2012 18:40 pm (KSA) 15:40 pm (GMT)

Italy’s former PM Berlusconi sentenced to 4 years in prison for tax fraud

Italy’s former prime minister Silvio Berlusconi has the right to appeal the ruling two more times before the sentence becomes definitive and will not be jailed unless the final appeal is upheld. (Reuters)

Italy’s former prime minister Silvio Berlusconi has the right to appeal the ruling two more times before the sentence becomes definitive and will not be jailed unless the final appeal is upheld. 




martedì 23 ottobre 2012

LA SENTENZA DE L'AQUILA... la fine di un impero mediatico


Mediatico, il termine che più abbiamo utilizzato per descrivere tutto l’orrore che stava accadendo in Abruzzo e a L’Aquila nei giorni del sisma e in tutto quello che è accaduto poi, è stato proprio mediatico.
Chi si occupa di giornalismo, di scrittura, di inchiesta sa che sempre di più nella moderna comunicazione conta dare l’impressione a chi ascolta che tutto sia chiaro, tutto sia semplice e tutti stiano padroneggiando la totalità delle informazioni a disposizione degli esperti.
È la presunzione di onniscienza che i cittadini hanno di fronte agli eventi quella che ti fa dire all’unico che alza la voce fuori dal coro: “Ma tu non sai niente, ma vatti ad informare”.
E' l'arma definitiva, attraverso questo meccanismo puoi terrorizzare la gente o tranquillizzarla senza dover esporti e senza mai dover sporcarti le mani.
Il terremoto de L’Aquila deve rimanere nella nostra storia e deve essere il marchio d’infamia di quello che è stato (ed è) il sistema di governare il paese Italia.
L’Italia è un paese governato da un Sistema Mafioso, come veniva definita la camorra un po’ di tempo fa: ‘O Sistema.
Nulla come la tragedia aquilana con i suoi 309 morti le sue migliaia di feriti, le decine di migliaia di persone che porteranno sempre con loro la tragedia come uno stigma psicologico incancellabile, nulla come la tragedia dell’Abruzzo ci mostra nella sua totale crudeltà come sia funzionato questo Sistema.
La perversione cominciava dall’alto ma infettava tutti, anche coloro che non avrebbero avuto nulla da guadagnarci a fare come il padrone (Bertolaso? Berlusconi?) ordinava.
Ieri il tribunale ha messo un punto fermo a questa storia schifosa, almeno un primo punto fisso, condannando a sei anni e all’interdizione dai pubblici uffici quegli “scienziati” che si fecero spedire da Bertolaso all’Aquila sette giorni prima del terremoto a raccontare alla gente l’ennesima bugia, la prima di una serie lunghissima che ci avrebbero tormentato per anni.
Non c’è nulla da temere, è anzi un bene che ci sia uno sciame sismico, lungo nel tempo ma con ampiezza poco importante, questa situazione scarica delle forze e impedisce che arrivi un terremoto di grande intensità (monstre come si dice in gergo).
Rassicuratevi quindi, tornate nelle vostre case e, come disse de Bernadinis bevetevi un bel bicchiere di rosso, un bel Montepulciano.
La gente, lo abbiamo detto e ripetuto, si fida degli esperti, per il semplice motivo che sono esperti, si fida perché si vuole fidare, sono pochissimi coloro che mettono in dubbio l’esimio professore che viene da lontano.
Come fa la gente a sapere che il capo della Protezione Civile, quello che viene pagato migliaia di euro per vigilare sulla nostra sicurezza, quello che viene visto come l’eroe nazionale, quello che nei sondaggi viene prima del papa nei pensieri della gente, come fa il cittadino a pensare anche solo lontanamente che questo individuo abbia mandato questi scienziati per fare “un’operazione mediatica” per (citazione corretta) “zittire subito qualsiasi imbecille […] placare preoccupazioni”



La cosa assurda è che nell’intercettazione che potete sentire qui sopra Bertolaso spiega già esattamente quello che gli “scienziati massimi esperti di terremoti in Italia” andranno a dire di lì a due giorni, lo sa bene lui quello che diranno perché se lo è scritto insieme con il suo ufficio stampa.
Qui si giocava con la morte perché nel frattempo c’era ben altro da fare, la Protezione Civile stava facendo cose ben più remunerative, c’era il G8 della Maddalena con i suoi cantieri militarizzati sotto la totale egida di Bertolaso (che era commissario straordinario per la realizzazione dell’evento) e c’erano i giochi del mediterraneo da fare.
La protezione civile di quel periodo aveva cose ben più importanti, c’era da sopire gli appetiti dei vari palazzinari sparsi per l'Italia, c’era Berlusconi che era del tutto intenzionato a portare a fondo il suo progettone di “protezione civile spa” che avrebbe reso l’agenzia una sorta di grande macchina edilizia in grado, nelle speranze di Bertolaso e dei suoi, di incamerare appalti a palate senza passare per alcuna gara d'incanto ufficiale, sarebbe bastato un decreto della presidenza del consiglio che dicesse che l'opera aveva caratteri di eccezionalità.
Il terremoto che avrebbe potuto anche distruggere l’Abruzzo non era una priorità di fronte a certi affaroni megamiliardari che solo in una repubblica delle banane si possono orchestrare.
Chi avrebbe mai potuto pensare che stava per accadere l’esatto contrario di quello che gli esperti predicavano?
Chi avrebbe mai avuto modo e tempo di andare su siti di geofisica e vulcanologia, di frequentare biblioteche e di scoprire che molti grandi terremoti sono stati preceduto da un importante sciame sismico, è raro il caso contrario, si è relativamente fortunati se durante lo sciame arriva una scossa di discrete dimensioni che mette sul chi vive la popolazione.
Ma a L’Aquila quella fortuna l’avevano avuta, prima della maledetta scossa delle 3,32 c’era stata la scossa di 4,1 gradi sulla scala Richter sette giorni prima che aveva fatto evacuare scuole e uffici, e poi ancora la notte del sisma un’altra molto importante che avrebbe potuto anche terrorizzare la gente al punto da farla correre in strada… se solo non fossero stati rassicurati dai “massimi scienziati di terremoti”, se solo non ci fosse stata l’operazione mediatica per "zittire subito qualsiasi imbecille”.

Dopo la prima operazione mediatica ce ne sarebbero state molte altre, quelle che avrebbero permesso a Berlusconi di rimettersi in sella, di riguadagnare la stima degli italiani.
Ci sarebbe stato lo scempio del territorio che venne salutato come l’avvento della nuova città, il trionfo del fare.
Tutto seguito passo per passo dalle telecamere dei vari becchini, Vespa, Fede, Minzolini, Mimun,… avrebbero zittito le nostre voci di cronisti indipendenti e ci avrebbero trattati come sciacalli.
Sciacallo era l’insulto che ho subito per settimane e mesi da tutti (pure da mia madre) quando cercavo di parlare di altro, di uscire fuori dal coro, di dire che mi arrivavano altre voci, di dire che non stava succedendo quello che raccontavano in TV.
Altra scandalosa intercettazione, Bertolaso e Letta
organizzano la presenza di Berlusconi in prima fila
per darsi maggior visibilita  

Ricordo Berlusconi che raccontava di come fosse andato a fare visita al reparto di ostetricia dell’ospedale de L’Aquila e di come avesse trovato una puerpera che afferrata la sua mano aveva smesso di soffrire, subito dopo aveva avuto un parto meraviglioso e aveva promesso di chiamare suo figlio Silvio.
Mi misi a ridere, non c’era nessun reparto di ostetricia all’ospedale dell’Aquila, non c’era più, lo raccontai a qualcuno e mi dissero che ero solo uno sciacallo, che il bene è sempre bene, da qualunque parte arrivi.
In quei mesi di incantesimo mediatico capii come doveva essere vivere nella Germania nazista o nell’Italia di Mussolini, lo capii perché c’eravamo tornati e nessuno se ne era accorto.
Alle elezioni regionali ed europee di quell’anno B. prese più voti di sempre, e li prese perché aveva stregato le masse con la favola della ricostruzione della città.
La città ricostruita da lui e da Bertolaso.
In quei giorni prima della famosa intercettazione dei due costruttori che se la ridevano mentre ancora i morti stavano sotto le macerie, si parlava di Bertolaso presidente del consiglio dopo Berlusconi, si parlava di Bertolaso ministro delle infrastrutture.
Si parlava tanto, non si ascoltava più nulla, solo il canto delle sirene orchestrato dai due peggiori italiani degli ultimi 50 anni (e forse di sempre).
Il Terremoto fu il trionfo del Sistema, fu il totale sovvertimento del concetto stesso di libertà, accadeva sotto i nostri occhi e noi eravamo muti, non potevamo parlare.
Una volta una signora parlando delle graziose villette “regalate” dal duo B&B ai terremotati mi disse: “Se nemmeno questo vi va bene a voi intellettuali, allora fate le valige e andatevene dall’Italia” questa frase nella sua drammaticità significa, non spegnete la macchina che produce sogni, fatemi continuare a credere in qualcosa.
Ora abbiamo smesso di credere, forse per la prima volta non ne abbiamo nemmeno più voglia, ora siamo solo una nazione in ginocchio e questo processo, e questa sentenza non ci dà alcuna consolazione (almeno personalmente non mi sento meglio), perché siamo sopravvissuti a una catastrofe per vederne consumate migliaia di altre, come diceva il verso di una vecchia canzone di Franco Battiato: “la primavera, intanto, tarda ad arrivare”

domenica 21 ottobre 2012

LOMBARDIA TERRA DI MAFIA.... il caso dell'hinterland di Rho

La cosa che più spaventa quando si analizza la diffusione di un'organizzazione mafiosa all'interno di un dato territorio è la consapevolezza della sua "strutturalità", il vedere che sia diventata così organica al tessuto sociale nella quale sussiste che non ha nemmeno bisogno di celarsi, che quasi non sembra impegnata in fatti illeciti, vista con un occhio distratto, anzi, l'organizzazione mafiosa sembra essere semplicemente un'altra forza nel territorio, un gruppo di interesse come altri.
Le inchieste che si vanno via via allargando sull'infiltrazione delle 'ndrine nella regione Lombardia danno l'impressione di come ormai il potere delle cosche sia talmente strutturale da non aver più nemmeno bisogno di celarsi.
Siamo lontani dall'ostentazione della malavita che si vede in certi film, ma solo per il fatto che a Milano e in Lombardia lo stile è diverso, più imprenditoriale e meno "politico", non c'è alcun bisogno di dimostrare che si controlla un territorio, anzi, ci sono migliaia di politici più o meno professionisti che lo controllano senza farti sporcare le mani, meglio così.



Il video che potete vedere qui ne è la dimostrazione, il consigliere comunale della lista civica Gente di Rho, emanazione della Lega Nord, che dice di essere stato avvicinato da un uomo della 'ndrangheta che sostiene che gli può garantire un pacchetto di 200 voti per il ballottaggio, "Voti veri" si affretta a dire il consigliere, ché in questi periodi di firme false non si sa mai.
Il consigliere Marco Tizzoni non si è comportato esattamente come volevano le cosche, infatti quei voti li ha rifiutati dicendo che non gli interessava.
Nell'intervista al Fatto Quotidiano dice chiaramente che non poteva certo credere che questa cosa di voti portati all'ultimo momento da un tizio più o meno sconosciuto fosse roba di 'ndrangheta quindi non ha fatto alcuna denuncia all'autorità competente.
Immediatamente mi vengono delle domanda che girerei al consigliere Tizzoni:
1) Ma perché? Il voto di scambio si denuncia solo se si ha il presentimento che ci sia dietro chiaramente la 'ndrangheta? Se fossero stati, per dirne una, degli industriali interessati al reciclaggio di denaro sporco ma non mafiosi sarebbe stato diverso? Adesso gli illeciti si denunciano solo se sono chiaramente targati?
2) Ad un politico navigato sembra davvero possibile che un tizio che hai visto tre volte all'ultimo momento ti porta due o trecento voti per pura amicizia, non ti viene nemmeno un dubbio, non ti domandi sul tuo lettino mentre prendi sonno la notte: "Ma qual'è  l'unica organizzazione che mi può fare avere tutti questi voti sull'unghia all'ultimo momento?" 
3) Dove diavolo era il consigliere Tizzoni negli ultimi 10 anni. Visto che Rho è una città piuttosto legata alle dinamiche malavitose e che le dimensioni e i giri d'affari sono piuttosto grossi non ti pare sia il caso di denunciare fatti del genere, magari fai una denuncia inutile però almeno ti sei tolto un peso dalla coscienza.
A Rho ci sono cresciuto, mia nonna abitava in uno dei palazzi che si vedono nel video a fare da sfondo al consigliere comunale e negli anni ho avvertito personalmente le mani delle cosche allungarsi sul territorio, non c'è paese intorno alla città che non sia al centro di qualche inchiesta mafiosa.
Pregnana, confine sud di Rho: sequestrate case appartenenti a boss calabresi tramite prestanomi, voci inquietanti di scaricamento di rifiuti tossici abusivi nelle campagne, da ultimo il 22 aprile un imprenditore scompare misteriosamente, si chiama Adamo Gasparetto e ha 34 anni: 
"Adamo Gasparetto, un 34enne imprenditore di Pregnana Milanese, insieme a Sos racket e usura, aveva denunciato le cosche della 'ndrangheta che operano nell'hinterland milanese. Domenica mattina l'associazione, insieme alla moglie dell'imprenditore, hanno notificato la scomparsa dell'uomo ai carabinieri di arese. Adamo, infatti, non aveva più fatto sapere nulla di sé dalle otto e mezza della sera di sabato. Scomparso, senza lasciare alcuna traccia.
Gasparetto negli ultimi mesi era stato minacciato più volte. Gli uomini delle cosche l'avrebbero minacciato più volte. L'ultima la sera del 19 aprile scorso quando, verso le dieci e mezza di sera, è stato avvicinato, fuori dalla sua abitazione, da due persone armate in sella ad una moto di grossa cilindrata che lo hanno minacciato di morte."
(Milano Today) 

Bollate (10 minuti di macchina da dove parla il nostro Tizzoni)
 Gli uomini della 'ndrangheta si sono talmente tanto radicati nel territorio che ad esempio a Bollate, 'regno' di Vincenzo Mandalari, si propongono di costituire una lista civica cercando di coinvolgere consiglieri comunali come Francesco Simeti (non indagato) per far cadere la giunta.
(Milano 2.0 http://milano.blogosfere.it/2010/07/la-vita-della-quotidiana-della-ndrangheta-in-lombardia-dallamianto-alla-asl-di-pavia-dagli-incontri.html)

Arese,  confine Nord, qui la 'ndrangheta ha perfino messo le mani sull'area dell'Alfa Romeo e gestisce insieme a FIAT ben 300mila metri quadri di parco produttivo:
La società CARGO LOG srl, che dal marzo 2011 gestisce con la FIAT ed EUROMILANO il sito di 300mila mq di ARESE AUTOMOTIVE al SILOS e alla pista dell'ALFA ROMEO di Arese, è di proprietà di Carmine Cambareri, arrestato il 1° marzo scorso nell'operazione “Black Hawks” sull''ndrangheta condotta dal Gico e dalla Guardia di Finanza di Milano.
Il pm della procura di Milano Giuseppe d’Amico, che ha chiesto il sequestro di beni per cinque milioni di euro, ha contestato ai 23 arrestati, molti dei quali -come i cugini Vincenzo e Giuseppe Facchineri- esponenti di primo piano dell''ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, “reati quali riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, usura, estorsione, truffa, corruzione, associazione a delinquere, ricettazione, con l’aggravante del metodo mafioso”  
(denuncia dei COBAS pubblicata su http://www.infonodo.org/node/34402)

A Barbaiana periferia ovest i boss si danno alle intimidazioni in modo così spavaldo che sembra di essere al cinema



Questo è quello che accade intorno a Rho (un intorno molto prossimo), ma forse la città è un'isola felice in cui non si sospetta nulla.
Falso, Rho è il centro nevralgico dei traffici 'ndraghetisti:
A Rho come altrove le attività di riciclaggio economicamente più floride per la ‘Ndrangheta sono l’edilizia, il commercio ambulante, gli sfasciacarrozze, le discoteche, i bar, i locali di scommesse, i negozi che comprano oro e gli investimenti nel mattone, solo per citarne alcune. Ma vi è poi ovviamente la maggiore fonte di guadagno che proviene dalle attività illecite quali lo spaccio di droga, le estorsioni, i furti e le rapine. A Rho la ‘Ndrangheta era riuscita persino a reclutare alcuni Carabinieri. Con l’ultima inchiesta, con il caso dell’Assessore Regionale Zambetti e a Rho col tentativo di vendere i voti a Tizzoni per le amministrative del 2010, è diventato chiaro che la ‘Ndrangheta entra pesantemente anche nelle competizioni elettorali e poi nella gestione della politica e dell’economia dal livello locale a quello regionale.  (milanox 12 ottobre 2012 http://www.milanox.eu/expo-la-ndrangheta-dilaga-ma-i-politici-si-autoassolvono/)

Molti, quando parlo di queste cose, mi dicono che noi non siamo in Calabria o in Sicilia, che qui si respira un'aria diversa. 
Io da anni dico che non è vero che la storia non è che all'inizio, che siamo in baia della cosche e che sarà sempre peggio, soprattutto perché i politici non sanno più come trovare i voti e sempre di più si alleano con coloro che possono garantirgli delle prebende a costo di qualunque cosa.
Non possiamo aspettarci aiuto da nessuna parte... sono i cittadini che devono svegliarsi per primi, sono i cittadini che devono comprendere e denunciare non si può più aspettare .
Dobbiamo dirlo con forza, la Lombardia è terra di MAFIA, non possiamo più stare a guardare.   


martedì 16 ottobre 2012

SCENARI LOMBARDI... il gioco (e il doppio gioco) di Formigoni



Attenzione a non cascarci.
Le dichiarazioni di pochi minuti fa da parte di Formigoni tra poco sarnno battute dalle agenzie come segno di resa dell’imperatore della Lombardia e come inizio di una nuova era.
Formigoni è un genio del doppio e triplo gioco e chi conosce la giunta lombarda sa che più che un consesso politico, la maggioranza al Pirellone sembra un coacervo di bari e biscazieri quindi occhio a tutto quello che sta succedendo.
Proviamo una lettura veloce e smascheriamo alcune bugie, anche perché temo che se non lo facciamo noi non lo farà nessuno.
Qualche immagine per capirci meglio.
Immagine 1: i leghisti entrano in aula con una maglietta pietosa che dice “Mafiosi giù le mani dal Nord”.
Qui vene da ridere solo a pensarci, adesso la lega vuole tornare sul Carroccio (è il caso di dirlo) dei moralizzatori. La mafia a nord non solo esiste e la lega lo sa benissimo, quella di Zampetti non è la prima inchiesta che parla di mafia e tocca la regione, qualcuno si ricorda il consigliere Ponzoni e il suo amico e collega Rosario Perri, quello che dopo parecchia anni a fare il City Maneger a Desio (comune della provincia di Monza Brianza disciolto per mafia) in tarda età si era cacciato in politica ed era menzionato nelle intercettazioni come uomo di fiducia delle cosche, per chi non se lo ricorda consiglio di andare a rileggere su questo Blog l’articolo “Osso, Mastrosso e il Cazzaniga” http://generazioneavversa.blogspot.it/2010/11/osso-mastrosso-e-il-cazzaniga-la-mafia.html dove, già nel novembre 2010 parlavamo di queste cose.
Oltre a questo la lega ha qualche problema anche in casa visto che Belsito, il tesoriere di via Bellerio si ipotizza avesse contatti con alcuni uomini d’onore (lo dice anche Albertini, futuro premier in pectore della nuova Lombardia).
Qualche sospetto grava anche su un altro consigliere regionale un certo Angelo Ciocca di Pavia che oltre ad avere avuto documentati contatti con il boss della locale di Pavia, Pino neri, finito in carcere il 13 luglio del 2010 ha anche visto uno strano trend elettorale su se stesso passando da poche manciate a migliaia di preferenze da una tornata elettorale all’altra (Ciocca non è indagato da nessuna procura per alcun tipo di reato).
Inoltre ci si domanda dove fosse la Lega negli anni in cui Zambetti scorazzava per la regione: il Trota era impegnato in Albania a prendere la laurea ma tutti gli altri consiglieri ed assessori leghisti dove si trovavano? Sul Dio Po? Oppure a scagliarsi contro Saviano quando parlava di Mafia in Lombardia? Ricordo ancora la mitica frase di Maroni, allora ministro dell’interno: “Saviano deve avere il coraggio di dirmi le cose che ha detto sulla Lombardia guardandomi negli occhi”.
Immagine numero 2: la legge elettorale, Formigoni vuole una giunta tecnica per modificare la legge elettorale e poi andare al voto.
La legge elettorale va benissimo così basta un ordine del giorno che cambi l’unica stortura che esiste nella medesima, il listino bloccato del presidente, quello per intenderci che ha fatto sì che la Minetti diventasse consigliera regionale, ora il Celeste dice che quello è un problema e che bisogna modificare questa stortura ma come al solito siamo al grottesco perché ce lo ha messo lui con una delibera apposita perorata dal Forza Italia nell’ultima legislatura prima di questa; non che ci sia da preoccuparsi nella destra in Italia ci siamo abituati, l’avranno scritta e votata a sua insaputa, e lui si è trovato a fare campagna elettorale con della gente intorno che sarebbe stata automaticamente eletta con lui indipendentemente dai voti senza rendersi conto della cosa… poveraccio.
Per il resto la legge elettorale è perfetta, non c’è tempo da perdere.
Ovviamente è il gioco delle tre carte, dopo la legge elettorale ci sarebbe da votare il bilancio regionale quindi si sarebbe a ridosso del Natale, a gennaio non se ne fa nulla, la giunta la si scioglie ad Aprile ma ci sono le elezioni nazionali e a Roma non piacciono gli election day per ovvi motivi (la coalizione che vince a livello nazionale tende a vincere anche tutte le tornate locali e con una situazione liquida come quella che abbiamo davanti non conviene né al PD né tanto meno a PdL e Lega) e quindi si potrebbe andare a Maggio ma anche più in là facendo sempre il solito giochino di un passo alla volta.
Per rendere la cosa più complicata c’è un problema tipicamente delle sinistre e qui arriviamo all’immagine 3: o così o elezioni in 45 giorni!
In effetti Formigoni ha prospettato questa ipotesi e per la sinistra sarebbe una catastrofe.
Primo perché non sono ancora state decise le alleanze e secondo perché 45 giorni non sono sufficienti per fare le primarie e poi lanciarsi in una campagna elettorale di grande respiro.
Questo significa che nella migliore delle ipotesi a 45 giorni si potrebbe arrivare a una coalizione un po’ raffazzonata con elementi diversi, un programma che potrebbe essere demolito con poco dalla destra (“Noi vogliamo continuare quello che abbiamo interrotto il loro programma è solo un raffazzonato meltin  pot di buoni propositi”) e la scelta di un candidato senza primarie potrebbe essere vista come un operazione di vertice che non convincerebbe l’elettore.
La variabile Grillo è tutta da stabilire, ma un partito unico come il suo, che non ha bisogno di costruire alleanze e le cui difficoltà non appaiono all’inizio ma dopo l’elezione potrebbe essere avvantaggiato a tutto interesse di Formigoni che sa che la sua parte non potrà mai vincere le elezioni anticipate ma che è interessato a giocarsi l’ingovernabilità della regione, il pasticcio generato da alleanze non chiare o da sistemi troppo complessi.
Attenzione… il Celeste non è uno facile a farsi da parte, ha le sue cartucce da sparare e lo farà senza alcuno scrupolo. 
    

lunedì 15 ottobre 2012

BARATRI... l'Europa e l'Italia davanti ai vampiri


Facciamo finta che siate coinvolti in un naufragio.
Mentre state andandovene sicuri da una sponda all’altra del mare che vi pare, la nave va a sbattere contro uno scoglio, mica uno scoglio piccolo, un grande scoglio che tutti sanno dove sta e che, anzi, la maggior parte degli esperti di navigazione segnala come un serio pericolo per chi naviga in quella rotta.
Perché è successo il naufragio? È successo perché il capitano pensa a giocare al casinò della nave al posto che stare al suo posto e i due terzi degli ufficiali di rotta sono ubriachi o pensano agli affari propri.
A naufragio avvenuto, mentre i sopravvissuti cercano in tutti i modi di rimanere a galla, tutti si avvedono che il capitano e gli ufficiali di rotta stanno comodamente seduti sulla scialuppa più bella e comoda e, per la prima volta durante tutto il viaggio, i marconisti stanno mandando dei segnali di aiuto.
Allora voi, poveri sopravvissuti, tirate un sospiro di sollievo, almeno arriveranno i soccorsi, magari un po’ ammaccati ma alla fine saremo salvi.
E invece dal buio mare arrivano sì i soccorsi ma i soli ad essere aiutati e tratti in salvo sono il capitano incapace e gli ufficiali ubriachi, voi manco per sbaglio.
Potrebbe andar peggio? Sì.
Infatti qualche giorno dopo la catastrofe alle porte dei parenti delle vittime che piangono inconsolabili i loro cari si presentano due ufficiali giudiziari che porgono alle famigli dei naufraghi morti il conto, salatissimo, del salvataggio degli ufficiali farabutti.
Fine della storiella.
Vi è piaciuto il pezzo? Non è fantascienza è quello che sta accadendo in Europa da qualche tempo.
I numeri sono su un bel pezzo del fatto quotidiano di oggi.
L’Europa ha prestato alle banche, causa prima e unica del disastro europeo (insieme ai partiti politici complici che hanno fatto da trombone a miracoli economici inesistenti) 2300 miliardi di euro che devono essere rimborsati dai cittadini degli stati “salvati” con interessi da strozzino al prezzo della totale demolizione dello stato sociale.

PORTOGALLO. Lisbona ha ricevuto dalla famigerata Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Unione Europea) un prestito da circa 80 miliardi di euro a un tasso del 4% annuo. In base ai calcoli del ministero delle Finanze alla fine i portoghesi pagheranno 35 miliardi di euro in interessi, più o meno 3.500 euro a testa.
Sul fronte lavoro gli stipendi sono scesi in media del 7% e i lavoratori sono stati obbligati a sottoscrivere un’assicurazione contro la disoccupazione

Il caso irlandese è meno conosciuto e dibattuto ma anche il primo che si è venuto a creare in Europa (se si esclude il caso islandese).
L’Irlanda, che ho sempre considerato uno dei miei paesi di adozione, in pochi anni aveva avuto una vera e propria esplosione economica, tanto da guadagnarsi il titolo di Tigre Celtica (che cavolo vorrà dire poi?), poi la bolla immobiliare fa esplodere la situazione e il rapporto deficit PIL passa in dal 23% al 40% in sei mesi e all’80% in tre anni.
Anche qui la situazione non è migliore scuola e università ridotte a macerie, sanità pubblica tagliata dell’11%, taglio degli assegni pubici, riduzione degli stipendi del comparto statale.
Cosa pagano le banche come interesse sui prestiti miliardari dell’FMI? In entrambi i casi padano l’1% senza alcun vincolo di spesa.
Questo significa in soldoni che i soldi prestati nessuno controlla dove diavolo vadano, magari nemmeno sul risanamento ma su altre pericolose operazione di trading.

IL caso greco ormai sta diventando ridicolo, un po’ di tempo fa pare addirittura fosse ventilata l’ipotesi di fare evacuare le isole con meno di 150 abitanti per tagliare sui trasporti, mentre le banche banchettano amenamente e addirittura la Coca Cola company deve fare le valige per la troppo elevata tassazione sul lavoro dipendente che rende impossibile lavorare.
In Spagna le cose non vanno assolutamente meglio, anzi, le banche ritengono ancora insufficienti i 400 miliardi ricevuti per risanarsi.

La Germania che è tra le maggiori fautrici di questi tagli e a capo della famosa TROIKA dimostra di avere la memoria un po’ corta.
Forse sarebbe carino fare leggere ai vari ministri delle finanze e capi della banca centrale tedesca ed europea il mio libro di storia delle scuole medie.
Ce l’ho in mano in questo momento parla in modo molto semplice dell’avvento di Hitler in Germania e la prima causa individuata erano le inique vessazioni economiche a cui la Germania fu costretta  a seguito del trattato di Versailles.

La vita economica della Germania subì un gravissimo colpo a causa della sconfitta, soprattutto per le ingentissime riparazioni di guerra imposte dal trattato di Versailles, per la perdita di tutte le colonie e dell’Alsazia-Lorena e per il controllo sul bacino minerario della Saar. L’inflazione, e quindi il costo della vita, cresceva in modo spaventoso. Tra le potenze vincitrici ci fu una spaccatura fra chi pretendeva il pagamento integrale e puntuale delle riparazioni (Francia e Belgio), e chi era disponibile ad accomodamenti per permettere che l’economia tedesca si risollevasse (Inghilterra e USA). Quando nel 1923 le truppe franco-belghe invasero la Ruhr in seguito alla sospensione dei pagamenti, la Germania si trovò sull’orlo della catastrofe (per 1 dollaro occorrevano 4.200 miliardi di marchi!).

La differenza è che qui non si è persa alcuna guerra.
I cittadini europei sono stati presi in giro dalle banche e dai grandi finanzieri (mi vien da dire i Capitalisti), sono stati beffati e non sapevano di stare correndo verso il baratro.
Nessuno li ha mai veramente avvertiti e quelli che lo facevano venivano tacciati di comunismo e di catastrofismo.
In Italia non era solo Berlusconi a dire che non c’era più bisogno di dividere il mondo in certe categorie, ormai tutti, destra e sinistra andavano beati verso la nuova felicità economica della crescita senza fine.
Mi ricordo che per spiegare l’assurdità della cosa a un gruppo di persone una volta utilizzai questo paragone: “Vostro figlio a un anno era alto 80 centimetri a due anni un metro, a 10 anni un metro e quaranta è auspicabile che a settant’anni vostro figlio sia alto 6 metri e 15 centimetri, certo che no, allora perché continuate a credere che l’economia oggi è a cento domani a centouno e tra dieci anni a mille, se va bene si ferma se va male retrocede”.
Mi risposero che ero un ingenuo, che le cose in economia non andavano così, stavo parlando con degli operai che non avevano nessuna concezione di economia e stavo cercando di spiegare loro che mettere il TFR in un fondo come il COMETA forse non era una buona idea, meglio pochi soldi sicuri che tanti promessi sulla base di calcoli ipotetici.

Ad oggi ci troviamo di fronte al baratro e per quanto non continuino a dirci che non è così stiamo già andando verso il burrone, con la sola differenza che qui da noi la situazione, senza aiuti economici è identica a quella greca e spagnola.
I nostri redditi da lavoro sono bloccati da anni e sono i più bassi dell’eurozona (ora la Grecia ci batte ma solo la Grecia), Monti blocca la contrattazione del pubblico impiego e così facendo blocca quella di tutti i settori della pubblica amministrazione e del socio assistenziale che da questi scendono.
Abbiamo la tassazione più alta di tutta l’eurozona, i redditi da lavoro vengono tassati del 48%.
Si sono introdotti ticket sui codici bianchi, e si inventano falsi concorsi pubblic (mi riferisco a quello della scuola) con il solo scopo di drenare altri soldi.
Il bene rifugio per eccellenza, la casa, non è altro che una voragine mangiasoldi, l’IMU ha strangolato moltissimi lavoratori e mettere una franchigia ai rimborsi irpef è l’ultima goccia di uno stillicidio continuo.
L’IVA viene alzata di un punto percentuale.
Dove potremmo ancora arrivare?
All’aumento delle tasse di iscrizione alle scuole pubbliche? All’aumento ulteriore delle tasse universitarie.
Il fatto è che non se ne può uscire, perché questo cerchio non fa che impoverire il popolo che non riesce a incamerare soldi e comincia a rinunciare ai servizi.
Nelle grandi città si è tagliato l’utilizzo dell’automobile del 30%, sarebbe un bene se fosse per libera scelta ma è solo perché nessuno può più permettersi l’auto, le auto non si vendono, la fiat aumenta la cassa integrazione e chiude le fabbriche, Marchionne si lamenta che vende solo in USA e in Brasile ma in USA vende perché le FIAT sono più piccole e più economiche di quei barconi 3500 di cilindrata che succhiano migliaia di dollari in benzina all’anno.
La spirale inflattiva deve cambiare necessariamente il nostro modo di vedere il mondo, magari cominciando a ripensare su scala globale all’inganno del PIL, ma questo si può fare solo se gli stati non cercano di strozzare il cittadino per mantenere in vita istituzioni e situazioni che sono retaggio di un passato che non può tornare.

In altre parole, dal naufragio i naufraghi si devono salvare da soli e una volta a terra devono semplicemente fare pagare il conto del proprio autosalvataggio a chi li ha lasciati soli… il modo esiste… ne parleremo acora.     

giovedì 11 ottobre 2012

IL RE NON MOLLA... Formigoni e le vane speranze della sinistra


la foto l'abbiamo creata ieri per la pagina facebook
gemella di questo blog. Formigoni è estraneo alle
vicende che legano Zambetti alla 'ndrangheta come
d'altra parte è estraneo a qualunque cosa... tra poco pure
a se steso

Stamattina, dalle parti di Radio Popolare, il capogruppo del PD nella giunta regionale lombarda si diceva sicuro che Formigoni oggi avrebbe lasciato la presidenza e che si sarebbe andati a votare per la nuova giunta in aprile o maggio.
L’esponente Piddino sosteneva inoltre che la “caduta” del celeste fosse da attribuire al PD e non al lavoro giudiziario perché “Il PD ha fatto tanto per arrivare a questo”.
Al di là del fatto che trovo bellissimo constatare come ogni mattina un politico del PD si svegli e pensi che il suo partito, notoriamente immobile, faccia molto per fare cose che accadono per motivi completamente diversi dall’esistere o meno del PD, ritengo che questo signore sia un povero ingenuo.
Roberto Formigoni, il Celeste, Forchettoni, l’uomo di CL, l’Imperatore Regionale, non è uno che si fa da parte semplicemente perché qualcuno pensa che così non si può andare avanti.
Formigoni non è la Polverini, la Lombardia, mi si conceda, non è il Lazio e questo per un semplice motivo, la Lombardia non è più una regione.
Nei diciassette anni in cui ha retto la locomotiva economica d’Italia, il Celeste l’ha resa un meccanismo perfetto che funziona solo a sua immagine e somiglianza.
La Polverini in Lazio era un presidente con pochi poteri e con una maggioranza già di per se rissosa e divisa con problemi di tenuta che andavano ben oltre i casini del signor Fiorito.
In Lombardia di Fiorito non si sarebbe parlato nemmeno per due giorni e tutto sarebbe finito in carriera.
La Lombardia non è una regione, non ha nulla a che vedere con le altre regioni.
La Lombardia è un regno e il re è incontrovertibilmente lui, Roberto Formigoni da Lecco classe 1947, il golden boy di CL.
Chi vive e fa politica nel feudo che va da Lodi a Sondrio passando per Milano sa benissimo che Formigoni e la sua beneamata organizzazione a delinquere di stampo religioso hanno messo le mani dappertutto: Aziende partecipate, trasporti, infrastrutture, appalti, sanità (soprattutto sanità),… non c’è un singolo angolo dell’imprenditoria lombarda salvo dal colonialismo degli uomini di CL che rispondono direttamente a lui, qui il PdL non c’entra nulla, la politica non c’entra nulla, qui, sotto le guglie del duomo e nel resto della regione non si muove foglia senza il beneplacito di CL e del suo leader politico e anche la pantomima del vertice a tre di oggi con Alfano e Maroni è poco meno che ridicola.
Alfano da queste parti conta meno di quanto conti nel resto d’Italia (e anche qui è tutto dire) e Maroni può solo decidere se mollare o soggiacere, trattare con il Celeste è come cercare di scendere a patti con la morte.
Se resta, come credo probabile, sconterà le ire di Matteo Salvini che per l’ennesima volta prova a smarcarsi da un certo modo di fare politica da queste parti ma non ci riesce (credo che Salvini sia uno dei pochissimi leghisti per cui nutro della stima politica a fasi alterne), ma la bufera rientrerà in qualche settimana; se molla la Lega si metta il cuore in pace, Piemonte e Veneto hanno le ore contate e, soprattutto nel cattolicissimo nord est le pressioni del Movimento durante le elezioni possono pesare per un buon 5% sul risultato.
Il problema è che in Veneto la Lega caccia voti in parrocchia, magari alimentando il solito anti islamismo di facciata e se il parroco simpatizzante CL ti sbatte la porta in faccia sei davvero fregato.
Infatti a poche ore dall’intervista le speranze del PD si affievoliscono e, siamo sicuri, non ci sarà alcun tentativo di mobilitare la piazza contro il signor Imperatore, anche perché quel genere di piazza fa troppa paura al PD che non è più capace di governarla da molto tempo.
Sarebbe imbarazzante per molti filo renziani del partito infilati nelle maglie della regione dover scendere in piazza a fianco delle varie bandiere rosse e magari scoprire di essere in minoranza rispetto agli altri partiti magari molto più piccoli e poveri ma meglio organizzati.
Se tutto va bene, e se i calcoli di Formigoni non sfalzano, domani si comincerà a parlare di un rimpasto totale della giunta, e si utilizzeranno i soliti mantra rassicuranti che alla gente piacciono un sacco: GIOVANI e DONNE.
Come con i tempi di Ponzoni e di Perri (perché non è mica la prima volta che si parla di mafia al Pirellone ed è inutile che adesso la lega si meravigli) tra poco la gente si dimenticherà il nome dell’assessore Zambetti che piange davanti agli ‘ndranghetisti perché “è un uomo di merda” e lui potrà andare dritto per la sua strada verso una nuova candidatura quasi certa, oppure optare per qualche carica di rilievo nel partito che però lo tenga al sicura dagli atti giudiziari che certamente prima o poi arriveranno.
      

mercoledì 3 ottobre 2012

TUTTI IN FUGA DAL PDL...la solitudine del povero Silvio



“Vile, tu ammazzi un uomo morto”, così se ben mi ricordo dai libri di storia delle elementari il morente Cesare rimproverava Bruto per l’ultima delle 23 pugnalate che lo conducevano all’Ade.
Berlusconi potrebbe dire la stessa cosa al signor Franco Fiorito che ieri ha dichiarato, come ultimo colpo di teatro prima dell’arresto: “Meglio in carcere che nel PdL”.
La battuta di Fiorito è, per precisione, molto più articolata, i virgolettati di ieri non le rendono giustizia, Er Barman avrebbe infatti detto:
"Non ho paura del carcere sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi".   
Qui ci sta tutta la disperazione di uno che sta per cedere, di uno che con la sua mole e il suo carattere da finto duro di borgata non reggerà molto tra le sbarre e tra poco comincerà a mettere nella cacca tutti i suoi ex amici.
Quello che sta per succedere mi ricorda un vecchio aneddoto legato a Mario Chiesa, il primo dei carcerati ai tempi della tangentopoli milanese.
Inizialmente, convinto che, a parte la mazzetta con cui era stato colto sul fatto e poco altro, Di Pietro non avesse in mano nulla di significativo contro di lui, il presidente del Pio Albergo Trivulzio tenne la bocca chiusa. Anche in carcere per i primi tre giorni non disse una parola e si rifiutò di rispondere durante gli interrogatori di garanzia.
Solo poco dopo, in Svizzera, vennero scoperti due conti intestati a Chiesa nominati “Fiuggi” e “Levissima”.
Di Pietro mise sotto sequestro i conti e telefonò all’avvocato di Chiesa, Nerio Diodà, dicendogli la famosa frase: “Avvocato dica al suo cliente che l’acqua minerale è finita”.
La sera dello stesso giorno Mario Chiesa vuotava il sacco e creava l’onda che distrusse, almeno fittiziamente, la partitocrazia della prima repubblica.
Il caso di Fiorito è pure più semplice, qui non c’è nulla da scoprire.
Spiegare oggi tangentopoli a dei ragazzi che non l’hanno vissuta o erano troppo piccoli per ricordarsela è oggettivamente difficile.
I vari implicati fungevano da collettori dei partiti che incameravano finanziamenti illeciti per le segreterie da grandi imprenditori interessati a velocizzare i movimenti di struttura, a fare chiudere un occhio su gigantesche operazioni non proprio pulite (vedi la maxi tangente Enimont, meglio conosciuta come “La madre di tutte le tangenti” oppure i miliardi che il gruppo Ligresti aveva pagato a Milano, o i miliardi per l’appalto della costruzione della terza linea della metropolitana Milanese).
Di questi soldi beneficiavano le segreterie dei partiti e le grosse plusvalenze finivano nelle tasche dei vari maggiorenti, Craxi e altri.
In quegli anni i filoni di inchiesta facevano scoprire cose incredibili, Paolo Cirino Pomicino, ministro del tesoro, si faceva pagare le tangenti e le assicurava in Buoni del Tesoro, poi si batteva in parlamento perché non si applicassero tasse su Buoni stessi.
Altra gente, altro stile.
Roba che bisogna riempire libri e libri per tenere il passo.
Qui spiegare i motivi e le situazioni è facilissimo: “C’era un tizio che voleva la villa con piscina, allora si è fregato i soldi perché una legge idiota gli permetteva di certificare a caso quello che voleva e prima si è fatto la piscina, poi il garage, poi dentro ci ha messo la Ferrari, e via discorrendo” fine
Triste ma vero.
Non credo che uno che rubava soldi pubblici per farsi il SUV da neve a Roma si sia mai chiesto se la vita in carcere faccia per lui, gli do un massimo di 10 giorni, poi le celle si riempiranno di amici e colleghi, anche perché da come stanno le cose con tutte le accuse a suo carico di carcere se ne potrebbe fare davvero parecchio a meno che non cominci a collaborare con nomi precisi e cifre esatte.
D’altra parte le cose che doveva dire le ha già dette, ma non è sufficiente per formulare accuse precise.
Tutto questo ha dato il definitivo colpo di grazia al partito di Berlusconi e molte prime e seconde linee si stanno già infilando tra le file del probabile uomo nuovo della politica italiana Matteo Renzi da Firenze.
Se qualche big targato PdL dovesse portare i suoi voti al rottamatore, con l’aggiunta di parecchi endorsement da parte di Corriere (“l’uomo nuovo”), La Stampa (“Il futuro premier”), Repubblica, e con una campagna mediatici ottimamente studiata per i competitor sarebbe la fine.
Dal PdL a un altro tipo di PdL, per certi versi ancora peggiore.
Il PdL è morto, dicevamo, le voci sono sempre più insistenti, Gasparri, LaRussa e Alemanno, lo schieramento fascista, si stanno riorganizzando per fare nascere un nuovo soggetto a destra probabilmente ripigliando sul carro anche certi personaggi che sono lì ad aspettare, dalla Mussolini alla Santanché da Storace a quelli di Forza Nuova che devono cercare di fare il grande passo senza troppo rumore.
Qualcuno parla apertamente di una possibile coalizione di estrema destra sul modello Alba Dorata (che non è una coalizione ma un partito filonazista) e alcuni sondaggi troppo benevoli su internet danno l’estrema destra in grossa ascesa, fino a toccare un 4%.
Come la si vuol girare, l’unico ad avere le pile completamente scariche in questo frangente è Berlusconi.
Appannato, privo di spinta e di parafulmini, sempre più messo all’angolo.
Se anche uno solo dei processi a suo carico dovesse volgere al peggio (e questa volta è probabile) sarebbe la debacle.
È divertente pensare che nella storia le cose avvengono come devono avvenire e sempre a causa di piccoli sconquassi, piccole scosse di terremoto in periferia.
Tutta questa storia è nata per lo scandalo dei consiglieri dell’Emilia che pagavano le interviste nelle piccole tv locali con i soldi dei gruppi consiliari e ha dato, finalmente, la botta finale al sistema PdL.
Attenzione, al sistema PdL non agli uomini del PdL.
Ultimamente parla spesso Beppe Pisanu, ex DC, ex P2, ex Forza Italia, ex ministro dell’interno ai tempi del presunto broglio delle schede bianche che non fu mai davvero indagato fino in fondo, ex PdL e ora dato per quasi renzista.
Dove se ne andrà Scajola? Dove se ne andranno i vari Micciché? Quelli del cerchio magico berlusconiano sono fottuti ma per tutti gli altri il recinto è aperto… avanti verso altri pascoli.