mercoledì 31 agosto 2011

LE FOSSE COMUNI E I MORTI VIVENTI... storie di ricchi, storie di poveri

A volte mi chiedo se c'è un limite al peggio.
In Italia la risposta è no, o forse il limite del peggio è il ridicolo.
Due notizie magnifiche mi fanno interrompere la meritata pausa estiva per tornare a scrivere.
La prima arriva dal solito fronte del governo più Pazzo del Mondo.
“Berlusconi si dice soddisfatto? Io mi dirò soddisfatto quando lo avrò visto in una cassa da morto” Mi diceva oggi un Medico che si è appena visti scippati 8 anni di studio che non potrà riscattare (ne aveva già riscattati 2 di università e 1 di leva).
Gli Italiani devono capire come stanno le cose, qui ci si prende cura delle tue esigenze solo se sei un ricco bastardo evasore fiscale, un calciatore femminuccia che non vuole aprire il portafogli o un mafioso.
Tutti gli altri che si ammazzino!
Infatti il contributo di solidarietà gli statali lo pagheranno. Tanto poi arriverà l'ottavo Nano, Ministrolo, a dire che hanno fatto pagare i fannulloni.
Dimezzare il carico dei provvedimenti sui comuni significa molto, infatti, soprattutto i più piccoli, non falliranno ma dovranno chiudere tutto dagli asili ai servizi per anziani, un sindaco del centro italia mi ha detto che deve chiudere pure la "ginnastica dolce", che di per se la pagano gli anziani ma lui non riesce a pagare la bolletta della luce della palestra comunale.
Togliere il gettone di presenza ai consiglieri comunali subito e promettere di mettere le mani costituzionalemtne al dimezzamento dei parlamentari è poi un capolavoro di ipocrisia.
Come dire, quelli che prendevano un rimborso spese in un piccolo paesello di campagna paghino e quelli che beccano 20000 euro al mese senza contare i benefit, pagheranno, forse, domani, in un prossimo esercizio.
Insomma tutto normale nel paese di Berluscolandia

La seconda notizia mi giunge da una mail di un conoscente di Parma che cito testulmente:
“Se puoi dà risalto alla nostra protesta,
domani (ieri nda) faremo il funerale al comune di Parma, siamo sommersi di debiti e il sindaco si barrica dentro (al comune nda) con la polizia a difenderlo”
Cosa accade a Parma?
Nel paese più Pazzo del Mondo niente di eccezionale.
Solo 636 milioni di debiti in una città di 200mila abitanti (solo 3000 euro di debito ad abitante) che voleva diventare la New York della Padania con tanto di metropolitana (in una città che si gira a piedi in 10 minuti) e grattaceli.
Ma il Sindaco del PdL Pietro Vignali non ha intenzione di farsi da parte.
Lui è uno che le cose le affronta di petto, il petto di un nutrito gruppo di agenti in tenuta antisommossa che ha messo davanti all'ingresso di un comune in cui si può entrare solo mostrando i documenti.

Le due notizie sono come e sempre collegate.
La prima è la dimostrazione di un pensiero del governo che salva i pochi per ammazzare tutti.
La seconda è la dimostrazione dell'azione pratica di un governo (e del suo partito di rappresentanza).
Uno non fa pagare i ricchi e spreme i poveri, l'altro vende sogni di ricchezza come i ciarlatani di inizio secolo vendevano il “tonico miracoloso” a base di succo di frutta.
Uno taglia le gambe ai poveri oggi e promette di punire i ricchi domani, l'altro fa capire ai poveri che nel palazzo del re non si può entrare nemmeno per pregare figurarsi per protestare.
Uno continua a fingere che la gente ormai vuole la sua pelle, l'altro mette la polizia in armi a minacciare chi protesta... e qui vien da pensare come e sempre che la polizia protegge i ladri sparando sugli onesti ma questa è storia di sempre.

Ormai credo che questa gente sia giunta alla fine.
Ma come gli zombie non hanno capito di esserlo.
Come bisognerà fare a farglielo capire... io qualche idea ce l'ho...

giovedì 25 agosto 2011

IL PARTITO DELLA FIAT... la "discesa in campo" di Montezemolo


Mi ricordo un fatto di qualche anno fa… era il 1993 e Gianfranco Fini, allora segretario del MSI, fascista dichiarato e delfino di Almirante, si candidò per le amministrative di Roma.
Perse, ma l’allora rampante e “giovanile” Silvio Berlusconi, imprenditore in Milano, dichiarò alla stampa: “Io avrei votato per lui”.
il Manifesto fece una copertina che non scorderò mai sullo sfondo la faccia di B. in alto il titolo “il cavaliere NERO”.
Qualche anno dopo, al tramonto della figura del rampante arcorese, si affaccia sulla scena un nuovo Rampante.
Luca Cordero di Montezemolo.
Qui a parti invertite il ruolo di quello che dice che voterebbe per lui è affidato a un nuovo “cattivo”.
Il signor Marchionne che dichiara pubblicamente che lui voterebbe per un Montezemolo.
Benissimo.
Al di la del parallelo storico credo che sia il caso di fare un paio di considerazioni di ordine sociale ed economico.
La candidatura del buon Luca Cordero di Montezemolo mi è apparsa subito come una manovra fuori tempo massimo e con poca lungimiranza politica.

Può fare un favore all’agonizzante destra ma sicuramente non sarà determinante.
Vent’anni fa nello scoramento globale della popolazione nei confronti della politica il paradigma Politico di professione = ladro, industriale = buon amministratore sembrava intaccabile oggi credo che sia un po’ meno evidente.
Essere un buon amministratore delle proprie cose non necessariamente significa essere un buon amministratore delle cose pubbliche, anzi, l’idea che ciò che non è mio è di tutti non è proprio nella testa di chi nella vita ha imparato solo l’accaparramento.
Tra leggi ad personam e personas varie gli industrialotti politicanti non hanno fatto una bella figura e il popolo lo sa, magari i politici dovrebbero ricordarglielo, soprattutto la sinistra (leggi PD) se non fosse in altre faccende affaccendata (vai a capire quali)
Secondo: la politica è un gioco degli scacchi molto complicato, quando ci sei dentro puoi anche permetterti di giocare di copertura, prima dentro, poi fuori, poi ancora dentro ma se non ci sei ancora entrato devi fare una mossa lampo.
Montezemolo sta passando gli anni a dire: “Entro in politica, anzi no, ora ci ripenso, se me lo chiedono ci entro, no non è vero non ci entro manco morto!” così il popolo bue, l’elettore disinteressato, quello che non capisce nulla di politica e cambia canale quando vede in tv un approfondimento ci deve pensare troppo e desiste.
Un po’ quello che è successo a Fini quando ha cercato di smarcarsi dal B.
O stacchi la spina e il Biscione muore oppure finisci a non contare nulla e a fare le cosine con Rutelli e Casini.

Cosa vuol dire questa “discesa in campo con subitaneo Endorsment marchionniano” allora?
Nasce il partito FIAT?
Nasce il partito Confindustria?
Nasce il partito del Padrone?
Sì a tutte e tre le domande.
I poteri forti si stanno organizzando intorno a nuovi centri aggregativi e di potere!
La finanza bianca, quella che fa riferimento all’Opus Dei e a CL, sta abbandonando i vecchi paradigmi e ha bisogno di trovare qualche nuovo referente.
Confindustria non ha ottenuto tutto quello che voleva da questo governo perché alla fine Berlusconi è troppo preoccupato di non perdere l’elettorato leghista (che si incazza se gli tocchi pensioni e diritti) per affossare completamente le relazioni sindacali.
Non si può dire che non ci abbiano provato a onor del vero.
Inoltre hanno trovato degli alleati importanti in CISL e UIL i sindacati “Responsabili” che pur di far soldi con gli enti bilaterali sarebbero disposti a mandare all’aria qualunque diritto, compreso l’art. 18; a proposito il PD è critico sullo sciopero del 6, non c’è problema se lo sciopero va bene il giorno 7 salteranno sul carro dei vincitori!
Per essere più precisi l’operazione che si vuol tentare è quella di fare diventare il partito dei Padroni l’interlocutore unico in parlamento con la politica, una sorta di entità terza agli schieramenti che assicura il proprio voto laddove serve a patto che si facciano le leggi come dicono loro.
Non sarebbe una novità.
Berlusconi entrò in politica facendo finta di essere un outsider, uno che non capiva nulla di queste cose, memorabile fu la famosa battuta alla sua prima apparizione televisiva a premier il 10 maggio 1994 quando disse: “Mio figlio ha detto a scuola il papà di mestiere aggiusta le televisioni, ora dovrò spiegargli che il papà non avrà più tempo per aggiustare le televisioni perché deve aggiustare l’Italia”, Montezzemolo e confindustria entrano in politica senza nemmeno il bollino di nuovi o di outsider sono il neocapitalismo alla sudamericana che avanza.
Mi domando se gli italiani ci cascheranno anche questa volta.

venerdì 19 agosto 2011

BOSSI SCAPPA NELLA NOTTE... la fine della Lega dietro l'angolo.



IN politica c’è una legge inesorabile. La caduta di un soggetto politico comincia dalle sue frange più estreme e poi si propaga in proporzione geometrica fino al tracollo definitivo e alla scomparsa del movimento stesso.
Il PCI scoprì questa legge negli anni ’90.
Il partito con il maggior numero di iscritti in Italia, il partito comunista più grande dell’Europa dell’ovest, quello che determinava, soprattutto al nord, il corso delle avanguardie sociali e culturali, incapace di dare una lettura moderna e gramsciana dei cambiamenti dei sistemi politici dell’est europeo, dalla caduta del muro alla fine (vera o presunta) dell’URSS, si sgretolava, perdeva la sua base e finiva per diventare un partito di opinione senza più nome, simbolo e identità.
Il comunismo si è spostato altrove, nei movimenti, nei piccoli partiti, sempre vivo ma osteggiato proprio dal PD “erede diretto” (e possessore del copiright di nome e simbolo, per chi si chiedesse perché non può rinascere un PCI in italia).
Alla Lega sta accadendo la stessa identica cosa.
L’aria non era buona in casa leghista e questo lo si capiva già da Pontida: per quanto Bossi facesse la voce grossa e urlasse “Padania Libera” al popolo verde, sul palco e giù da questo si vedevano e si sentivano fin troppi mal di pancia.
Per le strade poi la cosa era pure peggio, nei giorni del referendum ho fatto più di una domanda ai leghisti che incontravo e le risposte erano sempre più o meno le stesse, ricordo soprattutto un tizio sulla quarantina che mi disse: “Votare al referendum? Sì che ci vado e voto sì a tutte le schede, a me di quello che dicono quei coglioni traditori non me ne frega più niente, vediamo se mi richiedono ancora il voto… la Padania? La Padania un cazzo, io ci ho creduto, prima ero comunista sai, poi ci ho creduto, ma adesso che vadano a quel paese”
Oggi leggiamo dai giornali che l’Umberto se ne è dovuto andare alla chetichella dal suo rifugio agostano di Calalzo, per paura di nuove contestazioni dopo tre giorni in cui non aveva potuto nemmeno mettere il naso fuori dall’albergo assediato dai suoi stessi elettori che chiedevano conto dei tagli e delle misure prese a Roma per salvare un’economia che non si salva comunque.
Anche la storica cena all’Hotel Ferrovia, per festeggiare il compleanno di Tremonti, quest’anno (per la prima volta in 10 anni) non s’è fatta.
I tre amichetti si sono dovuti rinchiudere nella baita di Tremonti a Lorenzago e da qui il vecchio leader padano, odorata l’aria ha preferito darsela a gambe verso la sua roccaforte di Gemonio.

A questo punto è il caso di dirlo, Bossi sa una cosa e una cosa sola: è arrivato alla frutta.
Una cosa non si può negare al Senatùr, conosce la sua base, sente le microvariazioni nell’aria leghista come un pipistrello nella notte.
Non ha bisogno di consiglieri.
E se è così sa anche di essere arrivato alla fine.
La sua prossimità con Berlusconi lo ha reso indigeribile ai suoi che hanno creduto per molto tempo, per anni addirittura, che la Lega stesse a destra per usare il ducetto di Arcore ma poi lo avrebbe scaricato e sarebbe arrivato il momento del “Padroni a Casa Nostra”.
Non è stato così. La Lega ha spalleggiato il peggio del berlusconismo. Anche laddove individui come Fini hanno staccato la spina dalla pattuglia leghista a Roma non si è mosso un fiato.
L’appiattimento totale sulle scelte del governo, la difesa del peggio, le alzate di spalle sull’harem del Cavaliere, sull’Olgettina, sulle notti di Bunga Bunga…
Poi siamo arrivati al nepotismo (partito da quella vergognosa elezione blindata del figlio demente di Bossi e poi esploso con il concorso truccato a Brescia dove tutte le vincitrici per posti in comune erano parenti amiche o simpatizzanti leghiste)
Questo il popolo leghista non lo ha digerito e i malumori si sono riverberati alle elezioni, quando moltissimi hanno preferito candidati “comunisti” ma onesti e non compromessi piuttosto che leghisti fratelli e fratellastri del Sistema.
Bossi sa che la nave sta affondando da se e non può più passare per quello che la salva e nemmeno per quello che l’affonda, quindi non gli resta che rimanere sulla tolda del Titanic e aspettare di annegare.
Sa che la Lega non è mai stata così minacciata e sa che non dipende più da lui.
Se il presidente della Provincia di Belluno (leghista della prim’ora) chiede ai suoi conto del fallimento della provincia dovuto agli ulteriori tagli alle spese e se si sente rispondere dal Capo di non cercare i soldi come i Terroni, allora vuol dire che siamo arrivati alla fine di un sistema.
La Lega è sempre stato questo per la gente, un partito della porta accanto, che parlava sì di federalismo e secessione ma che soprattutto discuteva del fornaio immigrato o della parrocchia vicino a casa (tutto strumentale per noi ma esattamente quello che il leghista voleva sentire)
Oggi che cosa c’è?
Oggi Bossi sembra uno schizofrenico che urla “Libertà” a Pontida e fa fallire il nord a Roma, Tremonti fa il Robin Hood con i lavoratori ma poi si sistema a nero a Roma dall’amico Milanese,
Calderoli non sa più manco che dire e perciò sta zitto, c’è la politica delle cattive maniere di Maroni con gli immigrati che si è dimostrata un fallimento: “Non arrivava nessun negro perché davamo miliardi a Gheddafi… e allora dico io che differenza c’è tra averli qui e averli in Libia se paghiamo sempre noi, almeno qui lavorano!” mi disse una signora leghista quando anche loro si accorsero dell’inganno.
Il fallimento è davanti agli occhi di tutti.
Non era il caso di festeggiare i compleanni, soprattutto quello di Tremonti.
Ieri dalle macchine in corsa la gente urlava a Bossi “cialtrone”, lui sa che hanno ragione.
È la fine del sogno leghista?
La fine dell’utopia del fascismo verde che libera una patria inesistente storicamente ma ormai entrata nella testa della gente?

Io so solo che questa utopia malata negli anni, come se nulla fosse ha cambiato il DNA del nostro stato.
Ha sdoganato parole che prima non si sarebbero potute nemmeno concepire: razzismo, superiorità etnica, pulizia etnica.
Ha permesso al peggio dei nostri istinti di venire a galla, e di rovinare il meglio.
Di contro ha devastato il nord e la sua cultura di appartenenza.
Ora siamo al giro di boa e se la Lega scompare ci accorgeremo che ha lasciato dietro di se solo macerie e solitudine, odio e angoscia, che potrebbero diventare violenza e terrorismo se gestite da nuovi folli.

Attendiamo come sempre, nuovi temporali.

mercoledì 17 agosto 2011

I NUOVI RE D'EUROPA... Merkel e Sarkozy alla conquista del vecchio continente

Nel 1992 ero un ragazzino a cui i professori dicevano che l’Unione Europea, appena nata, sarebbe stata la grande casa di tutti gli europei e che sarebbe diventata in breve come gli Stati Uniti d’America… ricordo che la mia professoressa di Italiano si augurava che non avrebbero scelto presto la nuova lingua europea come prima lingua (lei pensava all’inglese) perché questo avrebbe voluto dire una diminuzione delle ore di italiano in favore di quelle della lingua albionica.
Già allora io ci credevo poco, sono di quelli che ha messo in dubbio l’esistenza di Babbo Natale a 5 anni, quella di Gesù Bambino a 8 e quella di Dio a 14, figuriamoci se credevo agli Stati Uniti d’Europa.
In effetti la storia mi ha dato ragione.
L’Europa non è mai nata e nessuna cancelleria ha mai fatto nulla per farla nascere, se si esclude quel vergognoso tentativo di costituzione, pluribocciato laddove si è proceduto a un referendum per ratificarla.
L’Europa è l’ennesima truffa che il mercato propone per espandersi, con i popoli non c’entra proprio nulla.
Quando penso alla retorica europeista mi viene in mente la pubblicità dello yogurt.
Tutti sappiamo che uno yogurt alla fine altro non è che latte inacidito con l’aggiunta di batteri ma siamo disposti a credere che ce ne sia uno più salutare degli altri e uno che mi sgonfia la pancia più degli altri, e uno più vellutato degli altri… alla fine sappiamo che è un’idiozia ma ci piace credere che sia così.
Con l’Europa abbiamo fatto più o meno lo stesso: tutti sappiamo che l’unico organo che realmente esiste e che prende decisioni reali sulle nostre vite non è il parlamento europeo o la commissione, bensì la BCE, la banca centrale, ma siamo disposti a farci raccontare che esiste una specie di Europa che vuole questo e quest’altro “non siamo noi che riformiamo in peggio la scuola, è l’Europa che ce lo chiede”, “non siamo noi che mandiamo a gambe all’aria le piccole imprese agricole è l’Europa che ci impone così” “non siamo noi a voler distruggere lo stato sociale, è l’europa che ci fornisce il piccone”.
L’Europa come fu pensata dal ’92 in poi altro non è che una coesione delle banche nazionali creata per rendere il rapporto monetario stabile con le altre divise (Dollaro, Yen, Sterlina).
Le uniche leggi che sono state varate e sono state ratificate in maniera univoca dagli stati membri sono quelle in ordine finanziario economico. Anche gli accordi di Shengen altro non sono che un’estensione del concetto di Libera circolazione delle merci (in questo caso merci umane).

Ieri finalmente l’inganno europeistico ha gettato la maschera e possiamo tutti dormire sonni più tranquilli.
Finalmente sono stati incoronati due monarchi assoluti e due stati leader, che dettano le regole e le leggi, se poi i vassalli non ci stanno tanto peggio per loro, l’economia è l’economia, non si può mica andarci tanto per il sottile.
La signora Angela Merkel e il signor Nicolas Sarkozy sono i nuovi “decisori” d’Europa.
E le decisioni sono chiare e stringenti.
1) Nessun allargamento del fondo di solidarietà, chi ce la fa bene, chi non ce la fa si arrangi. Che poi la maggior parte dei paesi che non ce la faranno sono proprio quelli che accettarono le regole del gioco imposte da Francia, Germania e (una volta) Italia, proprio perché gli veniva mostrata quella come unica strada della crescita non importa a nessuno, infondo la Grecia non è mica uno stato, per la maggior parte dei francesi è solo un villaggio vacanze in mezzo al mediterraneo e il Portogallo non lo sanno nemmeno individuare.
2) Niente Eurobond, Tremonti se ne faccia una ragione, qui da noi nel contado potrà pure mostrare le sue piume da SuperMinistro plenipotenziario ma fuori dal cortile, per dirla con il Marchese del Grillo “non è un Cazzo”.
3) Tassazione delle transazioni economiche. Se ne sono accorti pure loro alla fine, noi nel nostro mondo virtuale lo si chiedeva da anni, solo quello potrebbe rimettere in sesto l’economia di un piccolo stato.

Nel caso non si fosse capito che l’Italia non ha più alcun peso in Europa, malgrado il cuore grondante di sangue del sempre lucido gerontocrate di Arcore, i due regnanti bacchettano anche noi con le parole: “Spagna e Italia prendano decisioni forti per il sostegno della credibilità” che significa: “non c’è più pazienza, adesso voi fate quello che diciamo noi, se il popolo protesta o si incazza sparategli cannonate perché altrimenti vi facciamo il culo nero!”
Siamo in buone mani.
Chiariamoci, le crisi in economia sono un dato strutturale tanto quanto i momenti di crescita.
Chiunque si occupi di questa materia lo sa, si guarda bene da avvertire i probabili piccoli investitori ma sa che ci sono e sono inevitabili come il caldo ad agosto.
In macro economia le crisi servono solo a definire in modo chiaro chi è il vincente e chi il perdente.
In questa crisi i vincitori sono state le grandi Banche e gli stati forti (che sono diventati, le une più grandi e gli altri più forti), le grandi industrie che hanno fatto a pezzi i diritti dei lavoratori e ci hanno ricacciato indietro di 40 anni ai bei tempi del signor padrone e del povero operaietto, gli investitori di altissimo livello che non vedranno toccati i loro guadagni anche se sono le loro speculazioni che ci hanno cacciato in questa crisi e da ultimo il sistema politico servo dell’economia di mercato che negli ultimi anni è sempre più inutile e indegno.
Marx sosteneva che le sovrastrutture servissero solo a gestire e organizzare in modo di produzione degli stati.
A parole hanno cercato di distruggere questa idea fin da quando fu formulata ma nei fatti è sempre più vera e scoperta.
I perdenti siamo noi.
Ma non preoccupiamoci più di tanto, non durerà a lungo nemmeno questa situazione, la prossima crisi sarà peggio, e indovinate a chi verranno a chiedere nuovi sacrifici.

venerdì 12 agosto 2011

MAL DI PANCIA BENESTANTI... i ricchi contro quel cattivone di Tremonti





Quando in America apparve il Tea Party ho avuto qualche problema a capirlo.
Il movimento di destra repubblicana più famoso del mondo, come per la maggior parte dei gruppi di espressione politica americani, nasceva come l’assembramento di vari e inconciliabili valori tipici della retorica americana, dalla difesa del territorio contro la minaccia estera (“ad ogni uomo un fucile”) al concetto di libertà dalla tassazione iniqua (che in America significa che se hai soldi non devi pagare, perché se nella vita non ce l’hai fatta la colpa è tua, il wellfare è una cosa minima e residuale ).
Dopo qualche aggiustamento però capii la cosa. Basta leggere la storia d’America nel suo insieme per capire come questo movimento, benché pecorone e folkloristico, nel senso deteriore del termine, abbia delle radici e un fronte elettorale, per quanto semi analfabeta possa essere.
Portando il ragionamento all’Italia trovo maggior fatica a fare quadrare i conti.
Oggi per la prima volta nella sua miserrima storia di fogliaccio di partito, Libero si scaglia contro Berlusconi, anche se alla fine ce l’ha con Tremonti.

“Non si chiamerà «eurotassa», ma la sostanza sarà esattamente quella. In ossequio alle esigenze del marketing il nome scelto sarà «contributo di solidarietà», o qualcosa di molto simile: chiaro omaggio del governo di centrodestra a una lunga tradizione della sinistra, che per decenni ha usato l’etichetta della solidarietà, ovviamente coatta, per rendere presentabili i peggiori balzelli.”

Sono mesi che urliamo in tutte le maniere che stiamo facendo la fine della Grecia.
Ci sono le grida concitate di economisti, docenti universitari, blogger, esperti di finanza mondiale.
Sono stati scritti libri (il più interessante è certamente “2012 la grande crisi” di Aldo Giannuli), articoli.
Il governo ha sempre fatto finta di essere al disopra di ogni problema.



“Certo nel mondo c’è una crisi, ma noi siamo il paese delle formichine che non subirà il problema perché, nonostante il terzo debito pubblico del mondo, abbiamo una situazione del credito molto favorevole” chi non si ricorda queste parole?
Allora da queste pagine scrivemmo che non era assolutamente importante quale sistema del credito uno avesse o quale solidità (vera o presunta) millantasse.
Il problema è che la crisi economica era data dai movimenti speculativi fittizi e che nessun paese, nemmeno la Svizzera, è immune da questo tipo di movimento.

Siamo arrivati al giro di boa, ora la speculazione per sopravvivere deve divorare se stessa.
In quest’ottica semplicemente si palesano alcune delle contraddizioni più evidenti che la nostra società del consumo acritico ha creato negli ultimi vent’anni.
Oggi Libero si rende conto che il ceto medio, che per i loro giornalisti è quello che guadagna 3700 euro al mese (sic), è sotto attacco!!!

“Così, se avete un reddito lordo dai 90mila euro in su, ovvero un’entrata netta mensile pari almeno a 3.700 euro, non vi preoccupate se un terzo ve lo porta via l’affitto e se col resto dovete mantenere due o tre figli: siete ricchi, anche se non lo sapevate, e quindi avrete il privilegio di portare il Paese in salvo sulle vostre spalle. È la traduzione tributaria dell’aureo principio illustrato da Giuseppe Prezzolini: «L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano».”

Bene, credo che ci sia qualcosa da rimettere in riga.
Se ci troviamo in una condizione del genere è solo perché questo governo di buffoni inconcludenti è riuscito nella sua ventennale carriera (quella che sui libri di scuola tra qualche anno chiameremo il ventennio Berlusconiano) a fare tutto quello che serviva per mangiarsi un paese, farlo competere nei peggiori vizi occidentali e renderlo immune da ogni correttivo che i paesi civili avevano usato per arginare i problemi economici e sociali.

Se Libero si stupisce che si possa decidere di tassare i redditi sopra i 90mila euro io mi stupisco che questi redditi in Italia ci siano ancora.
Sono i redditi da lavoro dipendente dei dirigenti e dei quadri delle aziende assunti negli anni ‘80/’90 prima che si ingenerasse il meccanismo del mercato flessibile.
Oggi un laureato, con titoli apposto e formazione altissima percepisce stipendi che vanno dai 1300 ai 2000 euro al mese (al massimo) e può dirsi fortunato se gli si danno dei minimi rimborsi spese.
Il reddito medio di un lavoratore assunto negli ultimi 10 anni è di 1200 euro al mese.
Dire a coloro che prendono dai 3700 euro in su “siete ricchi e non lo sapevate” è una cavolata.



Siete ricchi e lo sapete.
Sapete di potervi permettere un villetta quando nelle grandi città molti sono costretti a subaffittare stanze dei propri appartamenti per pagare le spese.
Sapete di poter iscrivere i vostri figli a calcio o poterli mandare in vacanza a Londra a imparare l’inglese, quando moltissimi ormai riducono le loro ferie a pochi giorni di ponte infrasettimanale (che grazie a Tremonti non ci saranno più visto che vuole accorpare le feste di domenica con grande gioia degli albergatori credo!).
Sapete che potete addirittura permettervi lussi quali andare dal dentista o dal dietologo se siete in sovrappeso mentre una recente ricerca ha rivelato che un terzo delle famiglie italiane decide di posticipare le cure odontoiatriche anche essenziali assolvendo solo a quelle dei figli in quanto non c’è sufficiente liquidità per soddisfare certi imprevisti (rischiamo di diventare poveri per via del DENTE DEL GIUDIZIO, cazzo!).

Negli ultimi vent’anni la forbice tra coloro che possono viversi una vita tranquilla e quelli che non possono che sopravvivere (sempre meno) si è divaricata pesantemente.
Si cari giornalisti di Libero, quella che vuole che un misero ceto medio da 90mila euro all’anno paghi il 5% dei redditi in eccedenza dalla cifra (che significa in parole povere che se hai guadagnato 90100 euro paghi il 5% delle 100 euro non dei 90000 quindi 5 euro) è una tassa di solidarietà.
Solidarietà fatta da tutti coloro che fino a ieri se la sono vista meglio di noi.
Da tutti quelli che non hanno mai avuto l’imbarazzo della scelta tra un paio di pantaloni nuovi e l’abbonamento ai mezzi pubblici, e la battuta me l’ha suggerita un pensionato ieri alla fermata dell’autobus!

La cosa davvero immonda è che questo novello Tea Party fuori tempo massimo in Italia dovrebbe essere linciato e nessuno lo fa!
Gente che urla e pigola perché si vogliono tassare le rendite finanziarie mentre ci sono madri preoccupate perché non sanno se riusciranno a pagare gli asili nido quest’anno è semplicemente criminale.
Mi fanno schifo personaggi che chiamano illiberale l’idea di una patrimoniale quando c’è sempre più gente nelle grandi città, italiani non stranieri, che fa la fila davanti alle mense dei poveri perché non hanno da mettere insieme il pranzo con la cena.
Dovrebbero essere portati allo stesso livello di coloro che una volta si potevano permettere una vita dignitosa e, ormai da troppo tempo, grazie alle loro ricette liberiste (lavoro flessibile, nessun ammortizzatore sociale, “chi è più ladro meglio sta!”) si vergogna di raccontare la propria esperienza ai figli.

È un sogno (anche se in Islanada lo hanno fatto) ma mi piacerebbe una volta per tutti vedere questa gentaglia e i loro reggimoccolo alla sbarra di un tribunale, processati per aver mandato alla bancarotta uno stato con tutti i suoi cittadini dentro.
Vorrei vedere tutta questa pletora di officianti berlusconiani in una nuova Norimberga a spiegare come mai hanno preferito fare affondare tutto il bastimento piuttosto che metterci del loro per tenerlo a galla.

Il popolo non ne può più nel frattempo.
Qui di sangue non ce n’è più. Lo abbiamo già versato tutto.
Per dirla con Berlusconi, “Io sono disposto a fare la mia parte”… per farla finita con loro, una volta per tutte!

martedì 9 agosto 2011

NUOVI SERVI CRESCONO... i "responsabili" sindacati davanti alla crisi


Negli ultimi mesi la parola più utilizzata è “Responsabilità”.
Ci sono responsabili ad ogni angolo di strada, talvolta mi sveglio la notte e guardo se sotto il letto non ci sia, per caso, un responsabile in agguato.
È un tipo di responsabilità strana, un po’ truffaldina, funziona pressappoco così: se stai dalla parte dei padroni contro quelli che lavorano e si fanno il culo allora sei responsabile, se dici che la crisi la dovrebbe pagare quella fetta di individui che oltre ad averla generata hanno pure le risorse per sopravvivere (i ricchi, i padroni e tutto il dannato sistema bancario) allora sei un Irresponsabile e ti dicono che sei un comunista.
Sì, sono comunista e quando la gente se ne accorge sono contento.
Quindi di responsabilità in responsabilità tutti corriamo verso il macello.
Domani alla conferenza che il caro Tremonti e il carissimo Sacconi stanno organizzando con tutto il carrozzone denominato “parti sociali” si canterà finalmente il De Profundis alla classe lavoratrice e si tornerà ai bei tempi del “scur parun dali belli braghi bianchi”.
L’Europa ce lo chiede, basta con questo cavolo di Wellfare per tutti, se puoi permettertelo vivi altrimenti muori e senza fare troppo casino, per giunta.
Lo stato sociale, le pensioni, l’assistenza sono cose vecchie, da porci comunisti, e con i comunisti devono sparire.
Ora poi che anche il sindacato che “dice sempre no”, la CGIL, con la sua brava segretaria generale, pur di contare qualcosa ha messo la sua bella firmetta sulla revisione dei contratti, il gioco è fatto.
Tutti insieme “facciamo ripartire il paese”.
Il “Paese” di cui stanno parlando questi qui ovviamente non contiene 60 milioni di abitanti sempre più impoveriti e privi di speranza. L’Italia di Tremonti e Sacconi è fatta da un migliaio di industriali cinque o sei banche e una massa di funzionari (dai Sindacati nuovamente uniti sotto il segno del servilismo ai politici di ogni colore) che dicono sempre di sì.
Se i Sindacati Servi (decida chi sta come me in CGIL se sentirsi parte del gruppo o no) firmano tutto perché tanto è meglio restare attaccati ai vecchi nemici di un tempo che ci garantiscono soldi e prebende e se nessun partito che conta (mi riferisco al sempre responsabile PD) ha intenzione di mettersi di traverso allora si può davvero fare tutto quello che si vuole.
Tanto per dare a chi fosse interessato una “notizia bomba”, dovete sapere che la CGIL ha imposto ai funzionari che faranno le assemblee per fare digerire ai lavoratori la firma della vergogna, di non esprimere giudizi negativi.
Cioè se sei d’accordo con la firma dillo agli operai ma se sei contrario taci o ti buttiamo fuori.
Bella cosa, mi ricorda lo stalinismo di vecchia data, quello sì, brutto comunismo.
Da queste pagine mi sono sempre scagliato contro questa falsa economia di mercato che vuole capitalizzare le perdite sulla povera gente e arricchire i super ricchi con nuove super ricchezze… da oggi mi scaglierò anche contro i vertici del sindacato al quale appartengo perché ritengo che il coraggio non sia stare dalla parte della propria organizzazione senza se e senza ma, ma di combattere laddove serve per riportare ordine nel caos (e per farlo ci vuole il conflitto e non la pax dei responsabili).

È ora di affermarlo, no, di urlarlo. La crisi economica non interessa i lavoratori, interessa i banchieri e questi hanno deciso di rifarsi delle perdite ammazzando i lavoratori.
Non esistono “padroni buoni”, esistono servi sciocchi.
Esiste ancora parecchia gente che crede alle favole, che pensa che una volta superato Berlusconi le cose saranno diverse.
Non è vero, cambierà solo la classe dirigente che farà gli stessi discorsi con parole diverse.
Noi paghiamo il prezzo della crisi facendoci dissanguare e non urlando, loro pigolano le loro idee e sembrano i nuovi salvatori della patria.
Voglio chiudere con una frase forte che ho trovato su un testo molto antico e pericolosamente comunista: Ma quando una lunga serie di soprusi ed usurpazioni, volti invariabilmente ad un unico scopo, offrono prova evidente del disegno di un governo di assoggettare il popolo a condizioni di dispotismo assoluto, é diritto e dovere del popolo di abbattere quel governo e di creare nuove salvaguardie per la sua sicurezza futura.

(dalla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America – poi si sono un po’ persi via ma le premesse erano buone)


lunedì 1 agosto 2011

LA CASTA DEI RISVEGLIATI... i giornalisti che si accorgono dei problemi (parte 1)


In questa giornata di salvataggi, di speranze e di promesse (mi riferisco allo stucchevole teatrino americano di cui non ho scritto e non scriverò nemmeno una riga perché lo considero solo l’ennesima truffa al buon senso), mi sono fatto influenzare e trasportare da un bel pezzo di Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi intitolato “La deriva del Partito personale”. (http://www.repubblica.it/politica/2011/08/01/news/mappe_diamanti_partito_personale-19857170/?ref=HREC1-5)
I motivi sono essenzialmente due, uno filosofico e uno giornalistico.
Quello filosofico si riassume nelle prime frasi del pezzo: “LA SECONDA Repubblica è ormai alla fine. Vent'anni dopo l'avvio, arranca faticosamente. Insieme agli attori che hanno contribuito a fondarla e a plasmarla. Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, per primi. In particolare, appare logoro il modello berlusconiano, imperniato sulla personalizzazione iperbolica del partito e del governo. Enfatizzata dall'uso dei media”.
Il concetto di “fine”, di “Tramonto”,… mi fa sempre pensare alla solita truffetta all’italiana, stile “Ti vendo a fontana di Trevi”.
La fine di che esattamente? La seconda repubblica non è mai esistita!
È bene ricordarlo fortemente, la Seconda Repubblica è un termine inventato dalla politica per dare agli italiani l’idea che si fosse usciti da un sistema corrotto e malato, quello di tangentopoli, e si fosse entrati in un mondo nuovo…
Da allora Dell’Utri ha comandato l’Italia a nome di Cosa Nostra, Berlusconi a nome della Massoneria Deviata, Bertolaso a nome di tutti i palazzinari di Roma e dintorni, tutti imparentati tra loro (d’altra parte già Trilussa scriveva “so cugini e so parenti nun se fanno comprimenti”), e poi una ridda di P3, P4, sanità lottizzata, tangenti per lo smaltimento dei rifiuti tossici e chi più ne ha più ne metta.
“La seconda repubblica è riuscita a farci rimpiangere la DC” mi disse una signora davanti al seggio elettorale durante le scorse amministrative.
Gli ultimi anni sono stati il dominio della “Casta”, variamente intesa e del popolo bue che l’ha seguita.
La casta della politica, tanto vituperata ma sempre rieletta.
La casta delle scuole e delle università, la casta del servizio pubblico…
Da ultimo la casta dei giornalisti che hanno potuto impunemente cancellare dalla carta stampata e dal video tutto quello che gli pareva scomodo o non allineato alle idee che la gente doveva credere.
Negli ultimi vent’anni l’Italia è scesa al 40° posto per la libertà di stampa prima di lei ci sono queste nazioni 1 Finlandia 0,50
- Islanda 0,50
- Norvegia 0,50
- Paesi Bassi 0,50
5 Canada 0,75
6 Irlanda 1,00
7 Germania 1,50
- Portogallo 1,50
- Suecia 1,50
10 Danimarca 3,00
11 Francia 3,25
12 Australia 3,50
- Belgio 3,50
14 Slovenia 4,00
15 Costa Rica 4,25
- Svizzera 4,25
17 Stati Uniti 4,75
18 Hong Kong 4,83
19 Grecia 5,00
20 Equador 5,50
21 Benin 6,00
- Inghilterra 6,00
- Uruguay 6,00
24 Cile 6,50
- Ungheria 6,50
26 Africa del Sud 7,50
- Austria 7,50
- Giappone 7,50
29 Spagna 7,75
- Polonia 7,75
31 Namibia 8,00
32 Paraguay 8,50
33 Croazia 8,75
- El Salvador 8,75
35 Taiwan 9,00
36 Mauricio 9,50
- Perú 9,50
38 Bulgaria 9,75
39 Corea del Sud 10
40 Italia

e così ci si capisce (soprattutto ci si stupisce di stare dietro a paesi come Namibia, El Salvador, Mauricio) .
Chiunque ha voluto lanciare una voce indipendente ha dovuto uscire dal sistema della carta stampata e affidarsi alla rete (il sottoscritto ne è un esempio) e spesso si è trovato il proprio articolo saccheggiato dalle versioni on line dei quotidiani senza che queste pagassero un centesimo allo scrivente (nel caso specifico per quanto riguarda l’articolo intitolato “Quando Larussa caricava i poliziotti”).
La seconda Repubblica è semplicemente stata la riproposizione della prima in stile kitsch.
Ricordo da ragazzino che ci si scandalizzava per il ministro DeMilchelis che passava le serate in discoteca… oggi si giustifica Berlusconi per le sue frequentazioni pedofile, sarà un segno dei tempi!

La seconda riflessione è di tipo politico/giornalistico.
Ritengo che nessuna professione come questa sia in grado di provare riprovazione per se stessa e contemporaneamente riproporre le stesse storture.
Nel suo pezzo Diamanti sottolinea come ormai “tutti” i partiti soano a vocazione Personalistica e leaderistica, cita ovviamente il PdL, poi il SeL di Vendola, poi l’IdV di Di Pietro, il FLI di Fini, poi addirittura l’ApI di Rutelli.
Unica eccezione il PD, definito dalla stessa Repubblica fino a poco tempo fa un partito non in grado di “trovare un leader credibile che rivaleggiasse con gli altri” (mettetevi d’accordo!!)
Falso anche questo, da anni, e non ne faccio mistero, milito tra le forze di quella che è stata variamente considerata sinistra alternativa, sinistra radicale, sinistra estrema, sinistra terrorista (“Libero” di qualche mese fa), la Federazione della Sinistra.
Più di una volta cercando di fare parlare nei vari talck show uno dei nostri rappresentanti ci è stato risposto che non si poteva perché c’era bisogno di fare vedere facce note e gente che fosse televisivamente appetibile, che in sintesi vuol dire, gente che magari dice delle idiozie ma che ci sta bene tra la pubblicità della FIAT e quella del formaggino.
Il partito personale è nato dal bisogno della televisione di spettacolarizzare la politica che doveva diventare un reality come tutti gli altri, nessun politico si è tirato indietro non comprendendo (per stupidità) che stava decretando la morte stessa del concetto di politica e di “fare politica”. Chi ha detto NO è stato semplicemente cancellato e bollato come eretico…
Trovo incredibile che in televisione Naziskin come Borghezio vengano invitati con regolarità e uomini di specchiata onestà coma Paolo Ferrero o come molti leader dei partiti di Sinistra vengano letteralmente ignorati e messi alla gogna come “Radicali” pericolsi.
Oggi nessuno fa politica, da Vendola alla Santanché (per prenderli tutti), si è costretti a fare solo intrattenimento ad uso e consumo della pancia degli italiani tifosi e bisognosi di idoli pret à porter.

Se oggi il signor Diamanti nel suo magnifico pezzo si trova d’accordo con quello che da queste pagine diciamo da un anno non posso essere che contento, non si preoccupi questa volta il furto di proprietà intellettuale è ben voluto e accettato… incontriamoci e cambiamo lo stato del giornalismo asservito di questo paese.