lunedì 15 luglio 2013

A TARANTO SI MUORE DI FUMO... di sigarette!


Dottore: “lei ha un tumore maligno”
Paziente: “Mio dio dottore, ma da cosa può essere dipeso?”
Dottore: “Non so ci sono fattori ambientali e fattori personali, lei dove lavora?”
Paziente: “Lavoro presso un’acciaieria molto famosa del sud Italia, ho cominciato a 23 anni, sa per quelli della mia città è normale lavorare lì, poi mi sono sposato e ho comprato una casa proprio a ridosso della fabbrica in un quartiere che si chiama Tamburi, il bello è che sono così vicino al posto di lavoro che posso sentire l’odore acre delle ciminiere anche quando sono fuori turno”
Dottore: “Questo è interessante, mi parli delle sue abitudini”
Paziente: “Lavoro molto e il resto del tempo cerco di dedicarlo alla famiglia e agli amici, se non sono in fabbrica qualche volta vado con gli amici allo stadio, o ci vediamo al bar per bere un paio di birre, altrimenti porto i miei figli al mare, sa anche mio figlio di 9 anni soffre di asma da quando ne aveva 2 e la bimba ha sempre la bronchite”
Dottore: “Da quello che mi dice credo che la causa più probabile del suo tumore siano le due o tre birre che si beve con gli amici, comincerei a togliere quelle!”

Sembrerebbe paradossale, una farsa nera e ridicola, addirittura indegna, se non fosse che non è una farsa.
Se non fosse che ieri il signor Enrico Bondi abbia dichiarato: “È erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni, Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”.
Siamo alle solite pantomime da basso impero che stufano ancor prima di averle commentate se non fosse che questo è cercare di banalizzare per non essere accusato della colpa di migliaia di morti.
Come quando le multinazionali del tabacco dicevano che non c’era alcuna correlazione diretta tra il fumo e il cancro, peraltro metterei il signor Bondi a discettare della cosa con qualche luminare pagato dai tabacchieri tanto per farmi due risate: “No guardi che la colpa è delle sigarette, fumo di tabacco e cancro sono correlati”
“lo dice lei, l’inquinamento è la vera causa del cancro”
Sì perché, vedete, a parti invertite le stesse scemenze che ieri ha sparato Bondi, le dicevano le multinazionali del tabacco quindici anni fa, negando la propria responsabilità con l’aumento dei tumori sostenevano che la vera causa fosse l’inquinamento atmosferico.
Cosa c’entri poi l’alcool con il tumore al polmone me lo deve spiegare il signor Bondi, perché da ciò che so io l’alcolismo è responsabile di molte patologie gravissime tra cui il tumore del fegato, dello stomaco, dell’intestino, del tratto gastroduodenale, è inoltre responsabile di alcune malattie al sistema nervoso, ma proprio del tumore al polmone, e soprattutto del mesotelioma proprio no! Però forse il signor Bondi ha in mano dati che possiede solo lui e che dovrebbe rendere pubblici alla comunità scientifica, ci sono delle vite in ballo, per dio!
All’inizio, quando ho letto questa notizia mi sono indignato, ma poi ho subito pensato, sei italiano santo celo, gli italiani non si devono indignare, devono stare buoni buoni nel recinto e bere tutte le cavolate che gli propinano.
Quindi ho cominciato a contare, tanto per rilassarmi un po’:
1)    In Puglia, dice Bondi, c’è difficoltà di accesso alle cure mediche e agli screening, strano perché la media dei posti letto per malati in Puglia è di 3,65 per 1000 abitanti in linea con il resto d’Italia e di molto superiore al resto del sud, eppure a Taranto si muore di tumore molto più che in provincia di Reggio Calabria o di Campobasso (per citare le due province con la sanità più carente) forse a Taranto e provincia ci sono pochi reparti di oncologia, e invece no, in provincia di Taranto ci sono ben 5 ospedali che forniscono cure specialistiche in oncologia, solo Bari in tutta la regione sta al passo, eppure si muore di tumore più a Taranto che non in provincia di Brindisi dove di polo ospedaliero per il trattamento dei tumori ce n’è uno solo.
2)    Il presidente della provincia di Foggia dovrebbe immediatamente pubblicare un libro su come a fatto a convincere i suoi concittadini a smettere di fumare e di bere, così dovrebbe fare anche il presidente della provincia di Bari, di Lecce e di tutte le altre province della Puglia, salvo quel cattivaccio del presidente della provincia di Taranto, infatti i tumori in generale in Puglia sono quasi sempre inferiori a quelli registrati a Taranto.
3)    Anzi a guardar bene i tumori ai bronchi e quelli al fegato (quelli più comuni nei fumatori e nei bevitori cronici) sono anche un pelo più bassi nella provincia di Taranto che non in altre province, invece se andiamo a vedere una particolare specie di tumore, il Mesotelioma, scopriamo che a Taranto l’incidenza e 4 volte superiore a quella di alcune province e 5 volte superiore a quella della media italiana… sapete dove trovate la stessa incidenza di mesoteliomi? A Porto Marghera e a Monfalcone, non c’è che dire, il Ministreo della Salute deve approntare immediatamente un programma di recupero per impedire a tutti questi operai di bere e fumare così tanto.
4)    Certi atteggiamenti così vergognosamente (o meglio criminalmente) faziosi, uno se li aspetta dal padrone dell’azienda, d’altra parte il padrone deve fare profitto e gli operai sono derubricati alla voce “costo del lavoro”, certo uno non se li aspetta da quello che essendo stato messo lì come commissario straordinario non ha nulla da perdere né da guadagnare a essere un po’ più serio e meno arrogante.

Taranto piange in continuazione i suoi morti e non si merita di essere presa in giro dall’ennesimo “servitore” dei potenti con la risposta facile sulle labbra.
Ma siamo sempre in Italia e la dignità ce la siamo persa per strada da un bel pezzo.

domenica 23 giugno 2013

QUELLO CHE NON DEVE NASCERE... insabbiamenti giornalistici alla nascita di Azione Civile


Ieri tra le tante cose che NON sono successe è Non nato un movimento politico.
Che cosa significa la contorta frase d’incipit a questo pezzo?
Significa che ieri presso il centro Frentani di Roma ha avuto sede l’assemblea costituente di Azione Civile, il nuovo soggetto politico che nasce dalle ceneri del progetto Rivoluzione Civile, strozzato in culla da molti burocrati che pensavano di saltare sul solito carretto per cercare di tornare in parlamento e che poi, una volta vanificato il loro piano hanno ben pensato di mollare baracca e burattini e tornare a farsi i loro giochini, mollando tanti militanti benintenzionati nel nulla (ovviamente nella speranza che alle prossime elezioni i militanti continueranno a votare il prossimo agglomerato di sinistra senza idee).
Cosa sarà questo movimento politico non lo so, staremo a vedere, come siamo stati a vedere negli anni tutti i movimenti di sinistra e destra e centro.
Non sposo mai le idee, non è il mestiere del giornalista.
Quello che chi scrive di politica deve fare è osservare, valutare, confrontare e, ultima azione necessaria, criticare.
Il nostro mestiere è quello della critica, senza non siamo giornalisti ma lacché.
Appunto, mi domando come mai né ieri né oggi sui giornali on line e sui quotidiani appaia la notizia dell’assemblea, se uno non fosse del mestiere nemmeno lo saprebbe (ho fatto la prova).
Certo, è vero, ci sono ben altri fatti di grande importanza a cui dare spazio, tipo la casa palestra di Josefa Idem (Repubblica), l’ennesimo contorsionismo sul fatto che Berlusconi sapeva (anzi no, anzi forse) che Ruby era minorenne (Corriere), la meteorologia, il papa che non va a un concerto… poi foto di uomini nudi per Dolce&Gabbana, foto di donne nude per fotografe emergenti, notizie di politica estera (queste sacrosante, ma come sempre prive di commenti geopolitica rilevanti).
Dell’assemblea di Roma niente.
Allora sono andato a dare un’occhiata a Google tanto per evitare che mi si dica che mi sono dimenticato qualcosa o qualcuno.
Niente nemmeno lì, solo un’ANSA e un lancio su “ilVelino” poi nulla.
Forse ho cercato male, magari sono stato troppo affrettato, un momento, riprovo: “Assemblea Nazionale Azione civile” nessun risultato sulle pagine dei giornali.
“Roma azione civile assemblea nazionale” nessun risultato.
“Azione civile, assemblea costituente” niente nemmeno così, poi alla seconda pagina leggo un link a
Libero, credo sia il giornale e invece è il provider di posta e la notizia è vecchia di due mesi.
Domanda da giornalisti: perché?
Non  è una notizia?
Eppure è un partito che alle elezioni ha preso quasi un milione di voti, magari non gli frega nulla a nessuno ma ci sarà pure un fesso in redazione per fare il copia incolla di un’ANSA e mandare tutto on line (ci vogliono più o meno 30 secondi, 50 se scegli una foto su google).
D’altra parte non si vede il motivo in Italia di un altro movimento politico che rompa la bellissima diarchia PD – PdL che così come, bella e litigarella potrebbe andare avanti per qualche annetto ancora, fino alla definitiva catastrofe.
Il problema è che se di mestiere fai il giornalista le cose le devi raccontare prima che il potente di turno te ne dia l’autorizzazione.
Soprattutto perché nel caso di Ingroia quando si è trattato di riempirlo di fango lo si è fatto in prima pagina con titolone e video.
A me il linciaggio mediatico non piace e nemmeno mi piace l’insabbiamento stile Unione Sovietica 1973. A Scalfari e soci probabilmente sì.

NB non sto qui a dilungarmi sui contenuti della riunione, questo blog non fa politica in quel senso ma visto che nessuno ve lo racconterà mai se volete farvi un’idea di quello che dice questo movimento andate su: http://www.azionecivile.net/?p=634.

Ai giornali bastava scrivere le ultime tre righe per non sembrare proprio dei servi!

sabato 22 giugno 2013

LE VIE DEL CONTROLLO DELLE IDEE... sono infinite


A volte penso all’idea che, fino a qualche anno fa avevo del concetto di dittatura.
Ero giovane e fesso, indubbiamente, ma la prima cosa che mi veniva in mente quando pensavo ai paesi totalitari era il controllo dei media e dei servizi.
Nella mia testa il controllo di cui sopra era ovviamente violento, preso con la forza.
Ci voleva, per metterlo in atto un vero e proprio colpo di stato.
Una cosa alla Grecia dei Colonnelli.
Invece no. Da un po’ di tempo continuo a pensare: “guarda come sono stato cretino” e per certi versi: “Guarda come sono stato implicitamente complice”
Ora siamo arrivati alla resa dei conti e penso che la maggior parte di noi nemmeno se ne sia accorta.
In Italia da 4 mesi non accade quasi più nulla.
La maggior parte delle persone che conosco e che fino a qualche tempo fa mi chiedevano di chiarire dei passaggi politici, di commentare provvedimenti, di fare analisi, ora come ora sono disinteressate; forse sarebbe più corretto dire che non sanno più a che cosa interessarsi.
Siamo finalmente (per loro) arrivati dal rifiuto al totale disinteresse per la politica che ci governa, a una frattura netta tra il mondo del Noi e quello del Loro, senza nemmeno più la voglia di contestarli.
Tutto questo grazie ai media di regime, perché per la prima volta tutti i padroni sono contenti e non hanno più intenzione di aizzare le la loro parte contro il nemico, contro l’altro.
Qualche residuo c’è sempre e i pesci abboccano.
Spiace dirlo ma negli ultimi tempi la gente anche solo un po’ intelligente dovrebbe aver capito che quello che sta accadendo al M5S altro non è che un linciaggio mediatico a reti unificate, e invece non sta capendo nulla.
Non mi aspetto che lo capisca l’elettore grillino medio, quello alla fine è il prodotto più avanzato del peggior modo di fare giornalismo di cui abbiamo sempre parlato.
Non parlo del militante, parlo dell’elettore, parlo di quella gigantesca fetta di italiani che sono corsi in massa nelle piazza durate il tour elettorale di Grillo per ridere un po’ col comico, che lo hanno votato come avrebbero votato il personaggio del Grande Fratello, salvo poi disinteressarsi di tutto il processo e tornare a voltargli le spalle alle elezioni successive. Lo “Tsunami tour” non è permanente, la gogna mediatici sì.
Per i giornali abituati a fare a pezzi Berlusconi da una vita, fare a pezzi Grillo e i suoi è stato semplicissimo, nessuna analisi politica, nessuna disamina della situazione, gossip della peggior specie e basta.
Scommettiamo che se mi aggiro per piazza Montecitorio con un registratore e dico di essere di Repubblica prima o poi un paio di imbecilli del PD che dicono che Letta e uno stronzo li trovo? Scommettiamo che se faccio due passi dalle parti di Palazzo Madama e dico di essere del Corriere  un paio si Senatori scaldasedie del PdL che non sanno nemmeno perché sono arrivati a Roma e dicono cialtronerie li pesco?
Lo abbiamo sempre fatto d’altra parte, le Iene ci hanno fatto una fortuna su queste scemate del senatore che non sapeva la data dell’unità d’Italia e la capitale dell’Afghanistan.
Di punto in bianco però ci siamo dimenticati di tutto questo e ci siamo lanciati sul linciaggio del grillino. L’importante era far fare loro brutta figura, l’importante era montare il caso.
Tanto loro erano così inesperti e così fragili politicamente che pure per il più mediocre dei giornalisti sarebbe stato come sparare sulla croce rossa.
I lettori di queste pagine sanno che non sono mai stato tenero con i grillini, non mi piace la loro idea di politica, la trovo vuota, inefficace e perlopiù figlia di una totale mancanza di conoscenza politica e di ragionamento.
La trovo una sorta di politica alla Savonarola ma senza alcuna ideologia di fondo da propugnare.
Assodato questo, trovo disgustoso che si voglia ridurre un movimento al silenzio perché i padroni dei giornali hanno deciso che debba essere eliminato a mezzo stampa con la calunnia e la derisione, facendo fare a dei cittadini che ci hanno creduto e che ci credono ancora la figura dei dementi.
Altro “nemico” che bisogna fare immediatamente fuori, visto che continua a non voler imparare  la regola prima della politica in Italia (comanda solo chi DEVE COMANDARE) è quel Mafioso di Antonio Ingroia.
In effetti a leggere i titoloni sui giornali che riguardano l’ormai ex magistrato, uno che non sa di che si parla potrebbe pensare che Ingoia sia un delinquente colto con le mani nel sacco.
In realtà se così fosse il nostro sarebbe stato accolto a braccia aperte nel gotha di Palazzo Chigi, non è accaduto semmai per opposte ragioni.
Non ho mai assistito, nemmeno quando a governare in Italia c’era il governo di mafia di B. & Co. a un bombardamento mediatico contra personam, a un fuoco di fila di menzogne, mezze verità, analisi che non stavano né in celo né in terra contro un singolo individuo (nemmeno contro il movimento da lui fondato, proprio contro la persona, trattato davvero in modo indegno da giornalisti che dovrebbero vergognarsi).
Contro Ingroia la “macchina del fango” ha toccato livelli paradossali, forse perché è stato, nella sua vita di magistrato l’unico a voler mettere le mani su un dossier, quello della trattativa stato mafia, che prometteva di disvelare troppo (e troppo in fretta) della risaputa collusione del nostro paese con il controstato mafioso.
Lo abbiamo scritto e lo continuiamo a dire: in Italia le mafie non sono organizzazioni criminali, i mafiosi non sono semplici criminali, la mafia è un parastato che agisce, vive e si coordina con lo stato centrale che le tollera e che fa poco o nulla per cercare di fermare questa situazione.
In Italia la lotta alle mafie si risolve nell’ecatombe di magistrati, poliziotti onesti, carabinieri onesti; di brave persone siano essi preti, sindaci, giornalisti.
Ma la mafia è sempre lì, cambia targa, cambia assi ma è sempre lì.
Se la Cosa Nostra in Sicilia è meno forte di prima non lo si deve agli sforzi dello stato, lo si deve alla capacità della ‘Ndrangheta di essere meno permeabile e maggiormente fluida.
Carlo Alberto Dalla Chiesa diceva che essere plenipotenziario per la lotta alla mafia in Sicilia si riduceva nell’essere seduto in una stanza vuota con un telefono che non suonava mai.
Non è molto cambiato.
Ingroia si presentò alle elezioni con un movimento nato tardi e troppo raffazzonato per essere un vero problema per la politica che conta, si sapeva che nella migliore delle ipotesi sarebbe arrivato ad un 5%, ma non era questo il problema, bisognava fare fuori il magistrato, il simbolo di una certa non sudditanza alla politica, prima che avesse potuto far danni al sistema.
Bisogna fare capire immediatamente che il cattivo è lui e per questo bisogna calunniare, tanto non sporgerà mai denuncia.
Bisogna coprirlo di ridicolo prima e dopo (la querelle sulla valle d’Aosta e gli stambecchi è un bell’esempio), bisogna dire che avrebbe fatto il male dell’Italia se fosse arrivato al parlamento.
Nel frattempo Angelino Alfano fa i complimenti a Letta, Brunetta si complimenta con il PD la Lega fa finta di fare la voce grossa ma è già pronta a risaltare sul carro, Sel aspetta di essere di nuovo coccolata perché alla fine l’unica cosa che interessa a certa gente è prendere un paio di sottosegretariati e magari un ministero.
Ma questo è quasi del tutto scomparso, la gente nemmeno si accorge più dei paradossi… nessuno gli mostra più alcun paradosso non si capisce di cosa dovrebbero accorgersi e si va avanti felici verso le prossime elezioni, dove, se tutto va bene, quasi tutti i buoi dispersi della sinistra saranno tornati sotto al Pd (ché ormai hanno imparato la lezione, l’Italia è il paese dove se vuoi vivere devi leccare le scarpe al padrone), fuori dai giochi della destra e della sinistra non ci sarà più nulla e tutti ma proprio tutti, faranno il gioco del padrone di sempre: le banche che sono tornate a giocare il loro ruolo di sempre.
Ovviamente qui sulla terra, nell’altro mondo, si sta sempre peggio, le fabbriche chiudono, i soldi non bastano e i diritti sono una parola del passato, ma non importa a nessuno, primi fra tutti a noi.

      

lunedì 29 aprile 2013

UOMINI ABBANDONATI... riflessioni sul caso di Luigi Preiti


Luigi Preiti, 49 anni, operaio edile disoccupato da due anni, con una separazione alle spalle e in crisi economica non era pazzo.
Inizialmente si è detto che era uno squilibrato in cura da anni nelle strutture piemontesi, poi la famiglia ha smentito.
Non era pazzo ma il suo gesto certamente è stato folle.
Essere pazzi non significa nulla, lo dico per esperienza, lavorando da anni tra giovani e non più giovani che soffrono.
La salute e la malattia non sono un fatto di statistica sono qualcosa che riguarda la nostra esistenza, il nostro ambiente, il nostro essere.
Quando tutto intorno a noi diventa incomprensibile e inconcepibile e non si riesce più a fare nulla per riempire di senso la vita e l’angoscia diventa un macigno, allora si scatena la pazzia.
Il gesto isolato di Luigi Preiti dovrebbe farci riflettere su quello che sta accadendo nel nostro paese in senso molto più ampio delle solite vuote retoriche da salotto.
Ieri qualche imbecille sulla pagina facebook che gestisco da molti anni sosteneva che l’uomo fosse un “eroe” che aveva solo sbagliato mira, lì per lì mi sono indignato, a terra non c’erano “agenti di polizia” (o carabinieri), a terra c’erano uomini e donne, con una storia, una vita, delle speranze.
Chi spersonalizza le vittime di un fatto del genere catalogandoli secondo professione: due agenti, è solo un superficiale a cui non bisogna nemmeno dare risposta, bisogna ricordare però, che quando si smette di pensare alle persone come uomini e si comincia a pensare a loro come obiettivi, come bersagli o come esempi, si cade in una china davvero pericolosa e questo paese non ha bisogno di altri anni di piombo, visto che il piombo pesa già a sufficienza dentro ciascuno di noi.
Dire che Luigi Preiti non era un folle, tuttavia, è una cosa davvero priva di senso.
Chiunque decida di fare un gesto del genere è una persona che ha perso l’ancoraggio con la realtà, che ha perso la rotta e che non ha trovato nessuno che lo abbia voluto aiutare a ritrovarla.
Spesso mi è capitato di incontrare uomini e donne subito dopo un gesto estremo rivolto verso se stessi o verso qualcun altro e sempre ho trovato familiari e amici che sostenevano che i loro cari non fossero pazzi, che sostenevano che fino al giorno prima la donna che aveva tentato di uccidere il proprio figlio o la ragazza che aveva tentato il suicidio o l’uomo che aveva dato in escandescenza e aveva distrutto il proprio ufficio avventandosi sul socio in affari senza motivo fossero state persone “assolutamente normali”.
Non è vero, queste persone erano già malate, vivendo in un contesto che ha semplicemente negato fino i fondo la loro malattia, che non ha voluto vedere, che non ha saputo essere all’altezza delle richieste, magari celate, del malato.
Leggo dalle pagine dei quotidiani che i familiari del signor Preiti dicono che era sempre stato un uomo normale, nonostante avesse perso il lavoro, si fosse separato e fosse stato costretto a tornare in Calabria a vivere con gli anziani genitori.
Erano due anni che andava avanti così, e tuttavia Preiti era una persona normale.
Qualche mese fa ho incontrato un vecchio conoscente che aveva perso il lavoro, mi ha parlato per quasi mezz’ora di tutti i suoi progetti, del fatto che finalmente aveva tempo di andare in montagna, del fatto che aveva imparato a fare economia e che il lavoro della moglie bastava.
Dopo mezz’ora gli ho chiesto: “E la notte come dormi?”, la sua risposta un po’ me l’aspettavo: “La notte è il momento peggiore, di giorno posso dire che va bene, posso trovare delle cose su cui concentrarmi, ma la notte l’ansia non mi fa respirare e mi devo alzare dal letto, vado in cucina bevo anche cinque bicchieri d’acqua, poi mi passa un po’ e posso tornare a dormire”
Ho consigliato a questo conoscente di andare da uno psicologo e di farlo in fretta prima che tutto il giorno diventi una notte di ansia e di angosce ma mi ha risposto che non aveva abbastanza soldi per farlo e che se fosse andato da uno psicologo la moglie si sarebbe preoccupata ancora di più e non voleva darle pena.
Non l’ho più rivisto e spero che legga questo articolo.
Per piacere, quando parlate di drammi come quelli del signor Preiti, a cui mi sento vicino tanto quanto mi sento vicino ai feriti e alle loro famiglie, non utilizzate le stupide categorie della politica, non utilizzate le cretinate che vi inventate pensando a quello che fareste voi davanti al parlamento mentre vi trastullate davanti allo schermo del vostro PC.
Per piacere, quando parlate di drammi come quelli del signor Preiti, sforzatevi di parlare di persone che hanno perso tutto e che non sanno più nemmeno dare peso alla propria vita, che arrivano al punto di arrivare in una piazza urlando “sparatemi, sparatemi” cioè mettete fine alla mia angoscia prima che sia io a costringervi a farlo.
E un’ultima parola a tutti quelli che dicono che il signor Preiti ha fatto bene.
Non pensiate di essere “sani”, anche voi siete malati.
Se pensate che attraverso la cieca violenza si possa risolvere il dramma in cui versa questo Paese, siete dei malati; se pensate di essere in guerra contro una casta e che ogni gesto sia giustificato siete dei malati, se vi autoassolvete nelle vostre masturbazioni mentali pensandovi con un’arma in pugno mentre giustiziate il politico di turno siete dei malati.
Gramsci scriveva: “Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.
La cieca violenza non è contemplata, non è un atto rivoluzionario, perché il vero rivoluzionario deve avere a cuore la vita al punto di rischiare la propria per quella degli altri non viceversa.
Se invece siete di quelli che pensano di semplificare la vita osannando come un eroe un uomo come il signor Preiti, che aveva bisogno di aiuto prima e non di lodi dopo, vi prego, andate a nascondervi e non tornate fintantoché non abbiate reimparato ad essere umani.


domenica 28 aprile 2013

GIOVANI E BELLI E DI FRONTE AL BARATRO...il nuovo governo d'Italia




Ricordo uno scambio di battute da campagna elettorale, Bersani chiese a Ingroia durante uno dei fantastici comizi del PD chiuso in un teatro (perché i leader avevano paura di prender freddo nella prima campagna elettorale invernale della storia): “Ma che Sinistra è quella che fa vincere la Destra?”
La risposta del magistrato fu: “La tua!”
E tutti a dire che quelle erano parole da campagna elettorale, che dopo tutto nessuno sarebbe stato così fesso da suicidare il proprio partito in una situazione di governissimo con il PdL senza nemmeno a scusa del governo tecnico.
Che mai, mai e poi mai un partito come il PD avrebbe potuto creare un’alleanza seria con l’antagonista diretto, con la personificazione della malapolitica, che, non ci stuferemo mai di dire NON è Berlusconi! È il partito che lo sostiene, un partito nato dal peggio del corporativismo affaristico mafioso d’Italia.
Quei pochi che lo dicevano e lo scrivevano da sinistra, sono stati bollati come grillini al posto sbagliato, come catastrofisti. 
Erano quelli, appunto, che volevano restare a sinistra ed essere terzi al PD e venivano additati come coloro che volevano far vincere Berlusconi togliendo voti al PD.
Erano quelli che avevano capito tutto ma nessuno gli ha dato ascolto relegando anche questa opportunità fuori dal parlamento.
Adesso la retorica dei giornali servi cerca di scaricarsi sul M5S, colpevole al massimo di non essere voluto diventare attore e parafulmine di questa arrogante politica del disastro.
Colpa loro, si dice, se avessero accettato di fare il governo con Bersani allora non sarebbe accaduto questo (ma loro avrebbero perso tutto il sostegno popolare, barattandolo con un governicchio di tre mesi in cui sarebbero certamente passate anche leggi che li avrebbero rovinati, anche solo per scarsa competenza).
Questo governo indicibile e amorfo viene già salutato dai media collaborazionisti (visto che Re Giorgio ha detto loro che sono tenuti a collaborare alla nuova idea di Italia incolore e in-odore di mafia) come un “Governo con tanti giovani e tante donne” (Repubblica) che “Vanno a giurare in taxi o a piedi”  (Corriere).
Tra poco tutti gli italiani saranno fieri del loro governo perché la tv e i giornali non faranno altro che ripetere a spron battuto che tutto va bene.
Tra questi la figura peggiore la fa Repubblica che dovrebbe seppellirsi con tutte le poltrone visto che ha fatto le pulci a B. fino a ieri l’altro e ora parla di questo governo come di una soluzione.
La retorica parla di uomini e donne nuove nuovi, della prima donna di colore a fare il ministro (che sa pure un po’ di razzismo al contrario, in parlamento puoi andarci ma non mi chiedere di affittarti la casa), della Bonino che ha dei bellissimi rapporti internazionali che potrà spendere subito.
Qualcuno si dovrebbe domandare quanti voti hanno preso i Radicali nelle ultime elezioni e chiedersi come mai eleggano un ministro senza avere nemmeno un uomo in parlamento ma  tant’è.
Quella che mi sembra ancora più arrogate e offensiva della nostra intelligenza è la retorica sul fatto che la percentuale di ministri sia sbilanciata in favore del PD… solo che il PdL si becca, con Alfano, il ministro degli interni (polizia e servizi segreti, controllo dell’ordine pubblico che significa anche controllo dei permessi a manifestare), il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il ciellino di ferro Maurizio Lupi, e per chi non lo sapesse il ministro delle infrastrutture ha deleghe anche sulle telecomunicazioni e soprattutto quello che dovrà portare avanti alcune delle opere controverse come TAV, Pedemontana, Brebemi e via cementificando.
Con la Lorenzin il PdL si becca anche la sanità, dopo avere dato magnifica prova di sé in Lombardia, Lazio, e nell’Italia tutta si ritorna alla sanità di modello CL (che poi altro non è che quella di modello PdL visto che una delle condizioni del movimento per rimanere nel partito di B. è proprio quello di essere egemoni nella sanità senza se e senza ma) di una sanità privata parificata al pubblico che succhia miliardi allo stato e apre voragini nei conti facendo diventare ricchi i soliti imprenditori.
Altro colpaccio è l’agricoltura e l’ambiente alla prima pidiellina maritata con l’amico personale del premier (cazzarola, le parentopoli!) la signora De Girolamo.
Come al solito si dice: “Vabbé dai, è un caso, la signora è molto competente che importa se poi è anche la moglie dell’amico del premier”.
La  giovine azzurra che di agricoltura sa a malapena come si mettono i gerani sul terrazzo, è la maga Circe delle Gaffe politiche, memorabile fu la volta che, scocciata,  bollò il veneto, con la faccina schifata, come una “Terra Di Contadini” (ne nacque anche un tormentone su twitter #siamotutticontadini).
Comunque la signora sostine di conoscere bene le problematiche ambientali visto che anni fa si scagliò contro una delle decisioni più orrende del governo Prodi, dicendo testualmente: “Ricordo ancora le riunioni del governo Prodi che si fecero a Napoli, li fu detto no per difendere un uccello la lontra” guai a chi cominciasse a fare le solite battute sessiste.
Ma i giornali ci continuano a spiegare che non importa se non sai una fava delle cose di cui sei diventata ministro… l’importate è che alla fine, ma proprio alla fine, tu sia GIOVANE.
Non dimentichiamoci il signor Quagliariello (che non è giovane) alle riforme costituzionali, uno di cui abbiamo già scritto fin troppo, e abbiamo terminato il quadro.
La Chiesa è comunque accontentata dai soliti nomi ben voluti messi lì da Monti e al PD restano tante belle figurine che, per usare un francesismo, contano meno di un cazzo!
Le caselle dove si decidono le cose importanti si sono già  andate, loro possono fare la facciata dei bravi ministri senza portafogli.
Per inciso Josefa Idem diceva di non aspettarselo, nemmeno io, magari mi potrebbero spiegare che tipo di carriera politica e di formazione ha fatto passando dalla canoa questa estate alle Olimpiadi, al ministero delle pari opportunità oggi? No perché magari è importante sapere due o tre cose, almeno mi risultava così.
Di fronte a questo tipo di inciucio ributtante non si può fare altro che richiamare tutti coloro che hanno un cervello a una opposizione sociale incessante.
Il tempo c’è tutto, aspettiamo solo le prossime catastrofi.


  

sabato 20 aprile 2013

LA STRATEGIA VINCENTE DI B. lacrime per la fine della Repubblica


Mi auguro che coloro (spero molti) che leggeranno questo post capiscano i motivi profondi per cui lo scrivo.
E' arrivato il momento, a mio parere di parlare di un argomento che per troppo tempo tutta la nostra parte politica ha sottovalutato, denigrato e snobbato.
E' arrivato il momento di parlare di tattica e strategia.
Lo dico perché credo che ormai sia entrato nella testa di tutti noi che il vero vincitori in questo ingarbugliato momento politico siano, e questa volta in maniera davvero definitiva e non so per quanti anni, Berlusconi, il PdL e tutto quello che gli gira intorno.
Non ci sono parole diverse per definire quello che è accaduto in questa partita di giro che è cominciata più di un anno fa ed è terminata oggi tra la tarda mattinata e il pomeriggio del più brutto momento che la storia di questa che una volta potevamo chiamare Repubblica e che ora come ora non ho parole per descrivere ha vissuto.
Berlusconi ha cominciato a vincere il giorno stesso in cui, da vincitore ha abbandonato il Quirinale a bordo della sua auto mentre gruppi di persone intonavano Bella Ciao e Bandiera Rossa.
Berlusconi ha vinto soprattutto perché il PdL ha dimostrato di essere l'unico vero partito di massa organizzato d'Italia.
Come ha fatto?
Partiamo da una frase che mi dissero quando ero ancora un ragazzino che muoveva i suoi primi passi nella politica: "I comunisti non vanno nemmeno a fare pipì senza una strategia".
La strategia non è una cosa che ha a che fare con quello che facciamo oggi, sulle manifestazioni di piazza organizzate e nemmeno su quante persone riusciamo a convincere a mettere la crocetta sul nostro simbolo una volta che si va alle elezioni, la strategia ha a che fare con la lettura di un intero sistema e con la capacità di giocare prevedendo le prossime 10 mosse dell'avversario.
 In  questo Berlusconi e i suoi sono stati geniali, noi siamo stati, e non ho paura di dirlo, dei puerili imbecilli.
Berlusconi ha giocato le sue carte con una competenza degna di un vero maestro della politica, uno da cui bisognerebbe andare a prendere lezioni.
Si è eclissato, ha fatto di tutto per darsi per morto, ha coltivato la leggenda del vecchio rimbecillito che ormai si faceva coccolare dalla sua nuova fiamma partenopea mentre il suo partito andava in vacca con i sondaggi che lo davano al 10% ad andar bene.
Ha fatto scannare i suoi per mesi uccidendo con abili strategie di evitamento tutto il dissenso interno, dai giovani che chiedevano le primarie ai colonnelli che lo volevano scavalcare manu militari.
Ha fatto crescere il PD facendogli credere che le future elezioni sarebbero state una tornata a senso unico, senza un vero nemico da combattere e, quindi, così facili da vincere da non dover andare a fare troppi ragionamenti di coalizioni, ben sapendo che il male oscuro del partitone, ormai estinto di centro-centro-centro sinistra è senz'altro l'ostinata arroganza che cova nel suo gruppo dirigente, quella che gli fa credere di poter vivere da solo, di essere un partito a "Vocazione Maggioritaria".
Lo ha fatto e  così facendo gli ha fatto giocare una partita elettorale dove, per la seconda colpevole volta (ché sbagliare una volta è comprensibile, soprattutto se a guidarti è uno come Veltroni, ma fare la stessa cazzata la seconda volta è indice di tare mentali degne di un sanatorio) il PD ha identificato il proprio nemico nella sinistra, tutta la sinistra, eccezion fatta quella rappresentata da Vendola e i suoi che fino alla fine hanno creduto di poter spostare, con il loro miserabile 3% il partito a sinistra.
La battaglia  del PD ha finito per ammazzare tutto ciò che c'era alla sua sinistra e, per contro ha dato a Grillo e ai suoi un potere immenso.
Anche Grillo è stato una pedina del gioco di Berlusconi, per tutta la campagna elettorale gli unici attacchi di B. al M5S sono stati solo timidi atti dovuti.
Un partito del NO senza se e senza ma era, per lui la vera chiave di volta.
Nessun accordo con nessuno significava inevitabilmente stallo, soprattutto se, come già calcolato fin dall'inizio si fosse riuscito a non modificare una legge elettorale buona solo per una situazione assolutamente bipolare.
Il Porcellum funziona solo se una coalizione raggiunge un consenso vicino al 50% dell'elettorato, diversamente è sinonimo di ingovernabilità.
Berlusconi lo sapeva benissimo, Bersani e i suoi pure, ma convinti di stravincere non hanno capito un accidenti.
Mai, nemmeno per un istante, un solo dirigente del PdL ha sospettato che il velleitarismo dei vari gruppi che stavano sotto il nome di Rivoluzione Civile avrebbe potuto impensierirli, e così è stato.
Berlusconi non ha mai, nemmeno per un secondo pensato di vincere le elezioni, non era nei piani.
Il vero obiettivo era arrivare sopra il 20%, promettendo cose che anche a qualcuno che pensa a destra sembravano impossibili.
Una strategia vincente non si fa con i colpi di scena ripetuti, si fa con le giocate intelligenti che non sbancano il tavolo alla prima mano... il banco deve essere portato via quando tutti i giocatori sono logorati e l'unico ancora fresco è quello che ha puntato poche manciate di monetine mentre gli altri si svuotavano le tasche e si giocavano pure la casa (metafora della propria identità) con tutti i figli dentro (metafora della base del partito).
Mentre tutto questo si consumava, il buon giocatore ha aspettato che il PD si sfracellasse contro la sua stessa idiozia e la pervicace resistenza (calcolabile anche da un bambino) a non voler votare un candidato assolutamente ragionevole ha fatto il resto.
Aver accettato l'inciucio a ribasso peggiore della storia (la rielezione di un Presidente vecchissimo e stanco che ha solo in animo di fare da garante ad una grosse koalitionen che porterà la sinistra alla definitiva sparizione dalla storia politica dei prossimi 10 anni) è la fine del gioco, il grande capolavoro.
Cosa abbiamo fatto noi per evitare la catastrofe?
Come possiamo uscirne?
In queste ore i gruppi dirigenti dei bei partiti di Dandy e di idealisti che altro non siamo non sanno manco che pesci prendere, si barcamenano pensando di fare manifestazioni di piazza totalmente inutili, a meno che non si voglia mettere in scena una italiaca Piazza Syintagma e non ci sono le forze.
I militanti del PD sono allo sbaraglio e non potrebbe essere diversamente.
i Partiti di sinistra seri non hanno manco i soldi per organizzarsi sul territorio figurarsi su scala nazionale.
Bene amici, la fine della Repubblica è iniziata e noi, per quanto qualcuno si senta assolto, siamo lo stesso coinvolti.