giovedì 27 ottobre 2011

IL MODELLO BERLUSCONI... tutto quello che il Biscione ha fatto

Da molto tempo a questa parte sento la solita frase trita e ritrita. “Belusconi non fa niente”, Berlusconi è una nullità incapace che passa le sue notti nell’arem di Arcore e le giornate a morir di sonno in parlamento. Berlusconi è un vecchio bavoso nullafacente che ha scambiato l’Italia per la sua ribalta personale e che non ha nessuna cognizione di ciò che si fa e si costruisce nel mondo politico economico globale. Se così fosse, sarei tranquillo, invece la verità è un’altra e i fatti di ieri ce lo dimostrano. Come un Guzzanti d’annata ci ricordava in u indimenticabile scenetta: “Berlusconi va preso sul serio!” Dovrebbero ricordarselo soprattutto Repubblica e la Stampa, ma pure il Corriere, che invece spesso dimostra di aver più fiuto, spesso indulge in questi teatrini da basso impero. La verità è che da anni Berlusconi sta sistematicamente mantenendo le sue promesse, quelle vere, quelle importanti, quelle fatte sui tavoli delle organizzazioni datoriali, quelle che se guardate con uno sguardo di ampio respiro danno le linee di un disegno che ha cambiato profondamente il tessuto costitutivo dello stato in cui viviamo. Inutile dirlo, nonostante la piazza e la protesta, oggi l’Italia è fatta a sua immagine e somiglianza e anche coloro che scendono in piazza per mandarlo via in realtà ripropongono il suo ideale in toto all’interno delle loro esistenza. È difficile riuscire ad argomentare in un pezzo breve questo tipo di assunto ma ci si può provare se si parte dalle misure in ordine economico degli ultimi anni. Il combinato disposto tra le leggi contro i lavoratori e l’atteggiamento degli italiani di fronte a queste è figlio di una strategia perversa che ha cambiato le nostre vite e le nostre menti. Negli ultimi anni i ministri Brunetta e Sacconi, con la supervisione attenta del capo di Arcore hanno sistematicamente smantellato qualunque tutela del lavoratore. Brunetta ha imposto per gli statali regole che sarebbero considerate vessatorie pure in Cina, ma nessuno ha detto nulla. Sacconi ha ridisegnato il wellfare del lavoro in modo da farlo somigliare a quello dell’Italia liberale del secondo ottocento. I lavoratori non hanno fatto nulla. Non si sono viste proteste di massa e non si è assistito a nessun movimento di massa per riaffermare i diritti, anzi laddove è stato possibile i lavoratori si sono messi contro i lavoratori, i privati contro i pubblici, gli stabilizzati contro i precari. Questo individualismo dove vige la regola: “Apposto io apposto tutti” non ha eguali nella storia dell’Italia degli ultimi 50 anni. Oggi girare per gli uffici pubblici significa vedere colleghi più vecchi imporre a giovani stagisti pagati 400 euro al mese i lavori più umilianti solo per il gusto di affermare la propria superiorità di status. Andare nelle aziende significa vedere gli italiani che si scagliano contro i colleghi extracomuitari perché fanno il loro stesso lavoro a meno e nessuno capisce che questa disparità l’ha voluta il padrone per dividere le maestranze. Oggi andare nei sindacati significa vedere oscuri burocrati senza coscienza giocare accordi a ribasso, tutto sulla pelle dei lavoratori, purché si finisca in fretta e si firmi tutto prima di venerdì per non rovinarmi il weekend in montagna. Il sindacato è diventato anch’esso un clone della modo di produzione berlusconiano, un servo sciocco oppure nella migliore delle ipotesi una tigre di carta. La CGIL non si salva in questo, abbiamo firmato accordi indegni, abbiamo accettato di essere parte del massacro pur di non essere messi fuori dal salotto di Confindustria, salvo accorgerci in ritardo che gente come Marchionne di Confindustria non sapeva che farsene. Se continua così il sindacato a cui sono iscritto sempre più controvoglia sembrerà agli occhi dei lavoratori una specie di CISL a scoppio ritardato: firma uguale ma 5 mesi dopo. Questo è il berlusconismo, una miscela di individualismo e repressione che impedisce di difendere i diritti. Quando ci accorgeremo di non averne più, di diritti sociali, sarà davvero troppo tardi.

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