mercoledì 26 marzo 2014

LA FRETTA DEL RIFORMATORE

"Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti", sottolinea il ministro a chi le chiedeva di un confronto con le categorie del pubblico impiego sulla riforma dello Stato: "Non lo so, può anche darsi, ma non per forza. Abbiamo chiesto ai sindacati proposte oltre il piano Cottarelli". Quello della Madia suona come un vero e proprio appello rivolto ai sindacati: "Di aiutarci a trovare risorse per la P.A., in particolare a me sta a cuore mettere risorse sull’entrata di nuove energie, di ragazzi e ragazze che da troppo tempo non riescono ad entrate in modo sano nella Pubblica Amministrazione". Quindi, sottolinea Madia, "mi auguro che i sindacati siano i primi a collaborare con noi" (il fatto quotidiano).
Queste in sintesi le parole della ministra Madia di ieri a chi le chiedeva del rapporto tra sindacati e governo nella riforma della pubblica amministrazione.
Se lo avesse detto Brunetta solo un paio di anni fa ci sarebbero le barricate, adesso a nessuno frega più un niente.
Ma sì, ma dai, che vuoi che importi... il sindacato, se vuole entrare in gioco per dire la sua, deve fare proposte alternative di riforma globale e poi io, ministro della pubblica amministrazione, se ho il tempo me le leggo, ma non è detto.
Questo è l'atteggiamento della peggior destra populista che tratta le parti sociali con disprezzo.
Nel caso dei sindacati che negli ultimi anni sono stati completamente egemonizzati dallo stesso PD la cosa fa sorridere.
Intere categorie (tra cui la stessa Funzione Pubblica CGIL) sono ormai solo e soltanto lo specchio delle sezioni PD di questo o quel comprensorio e spesso, per quanto un sindacalista di base sia uno in gamba non può entrare in apparato se non ha in tasca la tessera del PD, con grande svantaggio per i poveri lavoratori che si trovano a dover avere a che fare con sindacalisti ignoranti ma posizionati politicamente dalla parte "giusta".
Forse qualcuno di questa cosa avrebbe dovuto avvertire la signora Madia, e anche il suo capo, il dott.Renzi, anche per evitare qualche figuraccia di troppo, rischiano di perdere più di un militante se continua così anche perché qui è tra di loro che non si ascoltano.
Comunque, per stare sul pezzo, dire al sindacato che se vuole entrare in causa deve creare proposte globali alternative al piano Cottarelli e poi discutere, equivale a dire a un pilota di aerei che se vuole dire la sua sulla sicurezza del volo che deve pilotare e dei passeggeri che trasporterà, deve conoscere il funzionamento dell'intero piano industriale dell'azienda per cui lavora.
Magari il ministro non lo sa, sarebbe il suo mestiere, questo sì, ma non importa, ma di norma un piano di riforma si costruisce, si apre un tavolo con le parti sociali (tutte non solo quelle che ti piacciono al momento) se ne discute e si esce con una serie di miglioramenti... che poi le parti sociali non escono dalle selezioni del grande fratello, come pensa la ministra, ma dai voti dei lavoratori nelle imprese e sono rappresentanti di questi ultimi tanto quanto (e più) del ministro e dei suoi tecnici.

Ma sono solo tecnicismi, il vero problema non sono le semplici, per quanto brutte e prive di senso, parole della signora ministra. Qui il problema è di carattere globale, è un problema di imprinting.
Questo governo, questa generazione di TURBOPOLITICI è nata molto male, perché è nata sotto l'impronta del ritorno immediato di immagine.
L'immagine, per questi pseudo statisti è tutto e, in questo periodo di crisi, gli spin doctor dell'immagine hanno loro insegnato che è necessario dare l'impressione di sapere immediatamente quello che si fa, di essere sempre due passi avanti, non politici, amministratori della cosa pubblica per delega dei cittadini (che manco li hanno mai votati), ma super eroi che combattono per il Bene. 
in questa epica della salvezza, come in tutti i fumetti e film sui supereroi, si gioca sempre tutto all'ultimo secondo, non c'è tempo per ragionare, bisogna fare in fretta, non c'è tempo,. bisogna disinnescare la bomba prima che esploda e il timer è già a meno 5 secondi.

All'affermazione di ieri della signora ministra, sempre che tra i vari cameraman ci fosse stato un singolo giornalista, e non credo proprio, la domanda sarebbe dovuta semplicemente essere: "Ma se si aspettano per esempio quindici giorni cosa accadrebbe all'Italia? Il fallimento? La morte per inedia? La peste?" tanto più che dalle nostre parti le riforme non si impantanano sui tavoli della concertazione, ma tuttalpiù, nelle fogne degli emendamenti in Parlamento.

Avevo smesso di scrivere perché trovavo inutile continuare a rimarcare l'ovvio disgusto per questo genere di cose, avevo deciso che non era più mia intenzione occuparmi di politica, ma davvero, in questo paese non è etico smettere di parlare smettere di urlare la propria indignazione. 

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