giovedì 1 dicembre 2011

DISPOSTI A TUTTO... I sacrifici dei padroni e noi


"Ormai di intoccabile non c'è più niente. Certamente credo che vadano toccate le pensioni: 40 anni non è un numero invalicabile. Questo non è il momento di porre veti. Noi siamo disponibili a fare tutto quello che è necessario, però non è questo il momento di porre veti, qui bisogna salvare il Paese"
Parola della Piccola Emma (Marcegaglia)… loro, gli industriali sono disposti a fare tutto il necessario per strangolare i dipendenti.
D’altra parte la matematica non è un opinione e gli industriali sanno che nella loro categoria si va in pensione a 80 o più anni (il buon Silvio ce lo dimostra).
Ma visto che di matematica si parla, facciamo qualche conto sulle misure del governo Monti tanto per capire come la pensa SuperMario sullo stato sociale.
Anzitutto una moltiplicazione 2 x 1000.
Cioè ogni mille euro io ne pago 2, ogni 10000 ne pago 20, ogni 100000 nel pago 200 ogni milione ne pago 2000, ma tranquilli perché fin qui non paga nessuno.
Pago solo se arrivo a un patrimonio (non ad un reddito ma a un patrimonio) personale di 1500000.
Che significa? Significa anzitutto che pago solo se non riesco a fare intestare prima tutto il patrimonio a società di comodo con sede legale in Liechtestein e che comunque alla fine pago quello che spendo per una serata mondana al Bilioner o dove diavolo vanno questi a farsi le loro cosine…
Un operaio di catena invece c’ha altri problemi perché se gli va bene lavora fino a settant’anni, con tutto quello che il lavoro comporta in termini di salute, probabilmente nell’idea che se muori prima almeno la pensione la risparmio.
Ma qui Marchionne &co. hanno risolto tutto: chiudiamo le fabbriche eliminiamo gli operai se non c’è il lavoro non c’è manco il problema.
Poi ci sono le categorie baciate dal Signore, i laureati in generale, quelli che se gli va bene entrano nel mondo del lavoro a 25 – 26 anni e che come premio ai loro sforzi gli si dà subito un bel lavoro atipico (stage – tirocinio – cocopro – contratto a termine – falsa partita IVA) così si arriva a 35 o 36 anni, 36 + 40 = 76 anni.
Ve lo vedete un infermiere a 76 anni in corsia?
Ve la vedete un’insegnante di scuola materna a 76 anni inginocchiata a far giocare i bambini?
Ve lo vedete un educatore sociale a 76 anni parlare con i ragazzi.
Ve lo vedete un broker a 76 anni galoppare da una parte all’altra della città con 5 telefonini nelle orecchie?
La verità è che questa gente non ha la minima idea di che lavoro faccia la gente comune, per loro che stanno sulle loro cattedre in università, con i loro stipendi da 10000 euro al mese, con i contributi fissi ogni qualvolta scrivono due righe di prefazione al libro di un altro, non sanno che cosa fa un operaio o un lavoratore in Italia.
Ricordo che cominciai a frequentare l’università quando già facevo l’educatore e mi meravigliava come coloro che avrebbero dovuto insegnare a me non avevano la minima idea del lavoro che facevamo come operatori, erano solo pieni di nozioni teoriche alcune pure molto vecchie.
Per quanto riguarda Confindustria mi sembra ovvio che le cose marcino nella direzione che ha sempre voluto.
Un governo senza freni appoggiato dal 90% del parlamento che fa quello che gli pare.
Un governo che vede per la prima volta tutta la stampa di un certo livello che lo appoggia, tutta la televisione che lo appoggia, tutto il panorama  dell’opinione che lo appoggia.
Domandiamoci sempre: “ma se lo avesse proposto Berlusconi come avremmo reagito?” quando leggiamo le notizie sui giornali.
Altrimenti l’antiberlusconismo è solo uno psicodramma collettivo che non ha portato a nulla e implicitamente diamo ragione a lui quando diceva “Tutti mi odiano”.
Se Berlusconi avesse proposto quello che questi stanno proponendo saremo sulle barricate ma oggi gli ululati sono molto smorzati.
La nave affonda tanto quanto prima, e tanto quanto prima non sta succedendo niente, e niente succederà, o forse no.
Sta succedendo che la gente ha troppa paura per vedere i problemi con chiarezza e qui sta il problema vero.
Siamo paralizzati, siamo incapaci di tornare a protestare, siamo annichiliti.
Speriamo di tornare a lottare… quanto prima… perché qui non ci lasceranno più molta carne attaccata alle ossa ad operazione finita.

1 commento:

  1. Torniamo a lottare, sì.
    Ma con la consapevolezza che non solo questi "sono disposti a fare tutto il necessario per strangolare i dipendenti., ma che sono disposti ad andare contro tutto il corpo sociale, pur di vincere questa che per loro è una guerra.
    Sembra di no, non volano missili o pallottole di un vecchio immaginario che va bene oggi solo per il terzo mondo.
    La civiltà Occidentale si uccide a tavolino sapendo che solo una guerra fa ripartire l'economia, come sempre è stato.
    Così, tornare a lottare si torna se c'è la consapevolezza che non esistono i pensionati, non esistono, i co.co.pro, non esistono i contratti a termine, non esistono i terremotati, i senza casa, quelli in mobilità o quelli in cassa integrazione.
    Esiste un corpo sociale destinato a essere decimato, a ruota (ogni co.co.pro sarà prima o poi un 76enna pensionato, se ci arriva), così da pareggiare i bilanci, ridurre il diritto a una pensione per cui vi è comunque l'obbligo ai versamenti, azzerare attraverso la povertà e l'indigenza ogni residua consapevolezza del proprio essere persona, cittadino, prima che pensionato o co.co.pro.
    Finché non arriviamo a capire questo, che non esistono categorie di persone o tipologie di lavoratori, ma solo diversità di ruoli, chi comanda e chi viene comandato; chi decide e chi si deve adeguare a quelle decisioni; chi fa le leggi (e mai le rispetta) e chi le subisce, è inutile tornare a lottare.
    E' insieme, come cittadini, come siamo sotto attacco, quando si varano leggi che ledono i diritti sudati e acquisiti delle persone.

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