domenica 8 gennaio 2012

COLLI DI BOTTIGLIA... liberalizzare l'Italia, strangolare chi lavora.


“Via privilegi, storture, lacciuoli burocratici, che ingessano il mercato e tengono alti i prezzi finali di beni come energia, servizi postali assicurativi e bancari, trasporti e servizi pubblici. Mario Monti va avanti sulle liberalizzazioni per "sbloccare il Paese e far saltare i colli di bottiglia che lo rendono più lento degli altri". Promette che le misure saranno "equilibrate, pragmatiche, ma non timide" e toccheranno vari settori perché "un regime di libera concorrenza è più equo". E nel mirino non ci sono solo ordini professionali, negozi, tassisti e farmacie, ma servizi essenziali, e molto pubblico, a cominciare dalle municipalizzate. Non c'è settore che non venga toccato. Banche, assicurazioni, Poste, i mercati di gas e elettricità, i trasporti pubblici locali e non, le autostrade, gli areoporti. Settori dove o la concorrenza non è mai entrata, come nel trasporto locale o dove è entrata, ma non è riuscita a scalfire vecchie resistenze, inefficienze, interessi precostituiti, tanto che i prezzi, come più volte denunciato dai consumatori, a volte più che scendere sono saliti.” Così repubblica oggi nell’apertura del pezzo di Barbara Ardù sulla nuova mania che ha Ri – preso l’Italia.
Amici miei, in barba alla crisi alle fragilità del sistema e alle storture tutte create da anni di sistema liberistico folleggiante e privilegi corporativi, oggi per fare ripartire lo sviluppo si parte dalle LIBERALIZZAZIONI.
Ma si, diciamolo a gran voce, la concorrenza è un bene, liberalizzare i prezzi vuol dire farli scendere, sgonfiarli, creare aperture.
Diciamolo a gran voce, che sono questi lacci e lacciuoli? (solo qualche anno ha su repubblica questa frase non l’avrebbero mai scritta), questo sistema di chiusure che impedisce a chi vuole di far ciò che vuole.
Ci sono solo due o tre problemi, nemmeno tanto secondari che, quando si parla di liberalizzazioni sarebbe il caso di andare a sollevare.
Anzitutto i concetti in economia, per essere onesti, dovrebbero essere d’insieme, e magari evitare di basarsi sul solito luogo comune, o peggio su considerazioni false e storicamente sballate.
Primo, dire che con le Liberalizzazioni si guadagna è un errore, soprattutto in Italia, prima di tutto nessun mercato liberalizzato ha mai visto scendere il prezzo delle merci, si va dal pane, ai carburanti.
Chi faceva benzina negli anni 80/90, quando i prezzi dei carburanti erano decisi al centesimo dal ministero, sa che con 20000 lire di benzina poteva viaggiare parecchio bene, oggi la benzina veleggia a 2 euro al litro nonostante che il barile di greggio stia intorno ai 90 dollari, ben al di sotto dei famosi 150 dollari al barile che ci fecero tremare qualche anno fa.
Le compagnie petrolifere sanno che tanto siamo di memoria corta e quindi ogni scusa è buona per ritoccare verso l’alto i prezzi tanto sono libere di farlo.
Passiamo al settore pubblico, questo disonore italiano.
Dunque, lasciando perdere il caso delle poste, che da quando sono “liberalizzate e privatizzate” vedono una diminuzione delle performance di consegna che fa spavento, il settore più “privatizzato” in assoluto è quello della pubblica amministrazione.
Non lo sapevate? Probabilmente i giornalisti non ve lo hanno detto, per dirvelo dovrebbero fare il loro mestiere, ma visto che aspettano perlopiù che i partiti gli passino le cose da scrivere è un’informazione che non vi è stata data, probabile che la signora Ardù non ne sia manco a conoscenza.
I dati delle grandi città sono impressionanti, sono appaltati a cooperative sociali servizi come: cimiteri, post office dei comuni, asili nido, servizi di igiene ambientali (che poi spesso sono tutti i servizi logistici dei comuni dallo spezzamento neve ai magazzini), alcuni comuni hanno esternalizzato i servizi di anagrafe e tributi (qui qualcuno mi dovrebbe dire che ne è dei miei dati sensibili che dovrebbero essere coperti da privacy e invece stanno in terminali gestiti dalla coop. tal dei tali o dall’azienda tal altra fino a cambio di appalto).
Si sono appaltati i servizi di base degli ospedali pubblici: centralino, accettazione, amministrazione, personale sanitario (oss – asa – e qualcuno parla ormai di infermieri professionali)
Vediamo chi ci va a guadagnare.
Ci dovrebbe guadagnare l’amministrazione comunale anche se alcune ricerche hanno chiarito che il margine di guadagno è davvero risibile in termini assoluti in quanto il grosso dei costi nelle strutture non sta nel pagamento degli stipendi ma nelle manutenzioni ordinarie delle strutture.
Ci guadagna l’azienda che dà il servizio, sono di norma grandi cooperative sociali, alcune hanno bilanci che un’azienda se li sogna.
Chi non ci guadagna.
Non ci guadagna innanzitutto il lavoratore. Mi sono stufato di scriverlo, se siete un laureato o il genitore di un giovane che si sta laureando o diplomando vorreste che la sua qualifica sia pagata 800 euro al mese?
Lo dicono sempre coloro che lavorano nelle strutture a lunga degenza per anziani, operatori qualificati che se lavorassero nel pubblico avrebbero uno stipendio mentre nel privato prendono una mancia, dicono questi lavoratori: “Lavoro con gli anziani in un posto che domani non potrò mai permettermi di utilizzare perché con il mio stipendio la mia pensione mi impedirà di andare a stare in una RSA”.
Non fatevi illusioni non può andare meglio.
Pian piano che nelle amministrazioni i vecchi dipendenti pubblici vanno in pensione vengono rimpiazzati da lavoratori “liberalizzati” e alla fine senza nemmeno accorgersi lo stato passa da pagar stipendi da 1500 euro al mese a stipendi da 800, ma questi qui siamo noi o saranno (sono) i nostri figli.
Questo non è un risparmio che ci dovrebbe piacere, questo è sfruttamento del lavoratore.
Non è un’esagerazione, ho conosciuto dipendenti di cooperative che lavoravano negli uffici di post office delle amministrazioni locali con contratti a progetto.
Ma che diavolo di progetto è smistare la posta? Chiedo. Mi viene risposto che il progetto secondo i capi della cooperativa sta nel farlo più velocemente con lo stesso personale, loro ci riescono e per questo vengono ripagati con la metà dello stipendio dei colleghi e con nessun paracadute sociale.
Ottimo.
Se aggiungiamo che il CCNL (il contratto per i non conoscitori) delle coop sociali è stato appena rinnovato con 34 mesi di ritardo  ha portato a un incremento contrattuale di miserrimo 70€ (a regime nel 2013 però), comprendiamo al meglio il senso del liberalizzare, guadagnare sulla pelle di chi lavora.
Attenti alla vera truffa del sistema.
Quando vi parlano di liberalizzazioni ed esternalizzazioni vi dicono sempre che il cittadino ci guadagnerà.
In realtà parlano del cittadino “consumatore”. Il cliente del servizio.
Io cliente sono quello che spende, e spendendo sono il consumatore finale del bene.
Questo però è guardare l’individuo, la persona, come se avesse solo una dimensione, quella del cliente.
In realtà io cliente sono anche in un altro momento della mia giornata lavoratore, come la mettiamo allora?.
Mario Monti con il commissario UE all'economia Olli Rehn
Se ne sono accorti i camionisti, quando l’unione europea aprì ai trasportatori stranieri la possibilità di trasportare merci nell’UE senza restrizioni.
Questi lavoratori arrivavano dalla Turchia o dal nord africa con le loro tabelle di prezzo, che erano una vera manna per le aziende ma erano impossibili da parificare a quelle di un lavoratore europeo che paga un camion 300.000 euro e lo deve buttare via dopo un tot di chilometri perché le nostre antinquinamento lo impongono.
Il consumatore camionista avrà avuto un guadagno nel prezzo finale della merce ma avendo visto i suoi stipendi dimezzati  alla fine questo guadagno è una perdita.
Questo sempre ammesso che il costo dei beni sia dovuto ai costi di produzione e gestione delle merci, e sappiamo che non è così, nel mondo moderno i costi delle merci sono dati perlopiù da fattori legati all’andamento dei mercati.
È un trucco studiato nei minimi dettagli, quando si parla di certe cose le variabili sono così tante che un conoscitore dell’argomento può facilmente spostare l’attenzione dell’ascoltatore superficiale da un argomento all’altro sicuro che ci saranno pochi a controbattere.
Alla fine c’è sempre un aspetto positivo su cui impostare un discorso.
Il mese scorso mi trovavo a Brescia ad una conferenza sulla gestione dei servizi all’infanzia presso il comune e ho posto a 3 docenti universitari (uno di Milano e due di Brescia) la domanda: “Perché parliamo solo di soddisfazione degli utenti e non parliamo del disagio delle lavoratrici che fanno turni di 6 – 8 ore con i il doppio dei bambini di prima e che sono sottodimensionate e a malapena sufficienti?”
Mi è stato risposto: “Lei non sa di che parla, i genitori nemmeno si accorgono della differenza e se le educatrici non hanno studiato non è un problema nostro”
Ho tentato di ribattere che tutte le educatrici (che prendono 700 € mese) hanno studiato e pure molto, che il problema non era quello ma mi è stato detto che era permessa una sola domanda a testa e non era possibile un contraddittorio.
Sono stato seguito da decine di domande di altri giornalisti che di queste cose non sanno nulla, che erano solo delle riprese entusiastiche delle cretinate dette in conferenza dai tre professori, i quali avevano condotto la ricerca sulla base di dati forniti dalle cooperative stesse (tutti positivissimi ci mancherebbe altro).
Alla fine ho cercato di avvicinare una funzionarie del comune per parlarci ma mi ha detto che per le interviste dovevo prendere appuntamento.
Ecco. Mi domando che razza di idea si sono fatti i lettori degli altri giornali sul servizio delle coop. nei nuovi nidi esternalizzati del comune di Brescia? Tutto bello, il privato è magnifico, si va meglio e si risparmia.
Nessun dato, nessuna valutazione reale, solo filosofia di bassa lega.
E noi ad applaudire.
Tanto Repubblica ora ha il suo eroe che va avanti laddove gli altri non hanno il coraggiom Super Mario.
Tanto i giornali queste cose non ce le raccontano, che poi il pezzo è lungo e toglie spazio alla pubblicità dello stilista di moda e della macchina del momento e i padroni si arrabbiano.
Che tanto chi se ne frega… io sono consumatore e ci guadagno.   
  
 

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