lunedì 2 gennaio 2012

SAN RAFFAELE... il miraggio della vita eterna... o quasi




Qualche anno fa parlare male del san Raffaele a Milano era come bestemmiare in Chiesa.
Quando provavi a parlare con l’uomo della strada degli indubbi intrallazzi che don Verzé e i suoi avevano con la politica e il malaffare lombardo, la maggior parte degli astanti tirava fuori la solita storiella del parente, dell’amico, del suocero,… che inascoltati dalla maggior parte dei medici nel loro dolore, una volta giunti al San Raffaele erano stati guariti da tutto.
Per coloro che non sono di Milano è difficile capire come il San Raffaele faccia parte del tessuto vivente della città, sia un paradigma del modo di fare affari nel nord produttivo.
Il San Raffaele e il suo defunto fondatore sono, per molti versi la quadra di un sistema, quello italiano, nel quale tutti possono compiere abusi finché non sono travolti dalla valanga che loro stessi hanno creato.
Negli anni novanta accadde per tangentopoli, oggi per il san Raffaele e non solo.
Per quarant’anni (l’inizio ufficiale delle attività del San Raffaele è il settembre del 1971) tutto quello che è girato intorno all’ospedale sapeva di illecito. Non ci voleva nemmeno un genio per vederlo, perché convinto com’era della sua impunità, la maggior parte delle sue porcherie Don Verzé le faceva alla luce del sole.
Non parliamo di false fatturazione o ammanchi nei bilanci, roba da ragionieri e finanzieri, roba che te ne accorgi solo quando ornai la frittata è fatta (vedi Parmalat).
Parliamo di reati accertati quali, abuso edilizio, ricettazione, truffa, corruzione aggravata.
Don verze raccontava sempre una storiella a chi gli chiedeva come avesse pensato alla costruzione di un ospedale in quella zona di Milano: “Quando arrivai su questi terreni non c’era nulla, solo palude e sterpaglia, due aironi mi videro e spiccarono il volo, lo intesi come un segno di Dio”.
In pochi anni su quel terreno di palude e sterpaglia, in barba a qualunque vincolo edilizio venne costruito uno dei più grandi complessi sanitari di Milano (secondo solo al Niguarda), a dirigere i lavori la EdilNord di un rampante giovane imprenditore che avrebbe ben preso fato parlare di lui, Silvio Berlusconi.
del primo incontro tra Berlusconi e Verzè parla lo stesso sacerdote in un'intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere il primo agosto del 2004 "LO vidi per la prima volta nel 1964 in clinica, Berlusconi era un giovane inprenditore di 28 anni, malato. gli dissi: lei guarirà e farà grando cose per l'Italia"
Verzè amava dire di se stesso di possedere doti di preveggenza e taumaturgia, che l'episodio sia vero o meno poco importa la cosa certa è che l’amicizia tra i due è cosa antica, risale a quando fecero cambiare le rotte degli aerei che atterravano a Linate passando proprio sulle teste del nuovo ospedale e del nuovo quartiere con un piccolo trucchetto,  presentarono ai tecnici del ministero incaricati di valutare lo spostamento delle rotte delle carte topografiche taroccate, erano le carte del 1848 che mostravano i comuni di Pioltello e Segrate (in due, comuni da 60000 abitanti) come delle piccole località in piena campagna ma riportavano l dimensioni del quartiere di Milano 2, ancora in fase di edificazione, come se fosse ultimato. Ne risultava che Milano 2 era dalle sei alle 10 volte più grande di Pioltello e Segrate messi assieme.
Le rotte furono definitivamente spostate, il reato ipotizzato è quello di truffa.
In effetti per i suoi maneggi con il prete manager e con il manager e basta venne inquisito e condannato l’allora direttore generale dell’aviazione civile.
L’amicizia con Berlusconi è solida e intramontabile, il cemento (è il caso di dirlo) del rapporto è l’amore per le costruzioni, non solo il San Raffaele comincia a operare in barba al divieto e con l’assenza del documento di agibilità ma pochi anni dopo il prete milanese viene nuovamente condannato per aver tirato su un palazzo di tre piani, la nuova accettazione dell’ospedale, senza alcuna licenza e in maniera abusiva. Don Verzè se ne frega, finisce la costruzione e ci mette i lavoratori, prende in tutto un mese e 10 goirni di reclusione, che non sconterà mai, ma la nuova accettazione resta dov’è, siamo in Italia e nessuno ti mette i bastoni tra le ruote se sei uno squalo spregiudicato, poi un bel giorno Francesco Saverio Borrelli, procuratore capo di Milano dà l'ordine di demolizione.
Di Borrelli Don Verzè dirà: "Non sono stupito, il Bene attira sempre a se il Male e Dio attira l'invidia di Satana".


“Il mio rapporto con Berlusconi non è stato subito dei migliori, dirà il prete manager anni dopo, ma solo con gli anni ho capito che in lui albergava qualcosa di illuminato, che lui era la Guida di cui l’Italia aveva bisogno”.
L’Italia non si sa, certo il San Raffaele dovrebbe intitolare al Piccolo Signore di Hardcore almeno un padiglione visti i regali che sono stati elargiti negli ultimi 15 anni.
Il caso forse meno noto ma certamente più incredibile fu quello della struttura San Raffaele Quo Vadis, polo sanitario da 150 milioni di euro sito sulle colline del veronese a pochi chilometri dal paese natale del fondatore.
Un centro dove si potesse, non solo curare la malattia ma anche promuovere e mantenere le energie “bio – spirituali”.
Un luogo dove elargire cure grazie alle quali si possa vivere fino a oltre120 anni.
Questo della vita eterna è uno dei tanti sogni strampalati di Berlusconi e don Verzé, più vecchio di lui di oltre un decennio, non vuol lasciarsi scappare l’opportunità di  accontentare l’amico finanziatore.
All’inaugurazione c’è un parter di tutto rispetto per l’Italia Berlusconiana, Roberto Maroni, lo stesso Berlusconi a braccetto con una delle figure più vicine e devote a don Verzé Totò Cuffaro (finanziatore del progetto San Raffaele a Cefalù), allora ancora in carica come presidente della regione Sicilia, ma già raggiunto da diversi avvisi di garanzia per Mafia.
Certo qualche piccolo mugugno si alza, per esempio Legambiente e Italia Nostra definiscono la struttura “Un inutile scempio del paesaggio, costruito perdippiù in una zona di interesse naturalistico e paesaggistico”.
I soliti comunisti, non c'è dubbio, però anche la regione Veneto non ci vede chiarissimo… ma come? Chiede l’assessore alla sanità della regione Veneto, ma su quella collina non si era detto che si sarebbe costruito un piccolo centro di analisi con annessi laboratori?
In effetti nel 2000 anno del varo del progetto le cose stavano così, poi però, come si sa, le opere del Signore (Verzè non Cristo) vanno per il verso meno aspettato e infatti viene su l’ospedale.
L’idea è sempre la stessa: “Tanto ormai c’è, sarebbe stupido buttarlo giù, usiamolo e cerchiamo di farlo funzionare bene”
"Alla fine sarà la regione a chiederci di convenzionarsi con noi" sentenziò sbrigativo Verzè quando un giornalista gli fece notare la cosa.
Ecco appunto, "funzionare bene".
Che significa bene? Bene nella testa di don Verzè (e di tutta la sua coorte) ha sempre significato: in modo che il paziente stia bene e che io possa guadagnarci sopra tre volte tanto.
Tanto in regione Lombardia maneggiare nella sanità è facilissimo.
Ci hanno messo anni ma il sistema è talmente perfetto e sperimentato da essere praticamnte inattaccabile.
Funziona così 1) Mettere gli uomini giusti al comando, dirigenti, responsabili amministrativi, direttori sanitari, nella regione sono tutti in area CL e quindi strizzano l’occhio al modello di Sanità di cui il San Raffaele è fulcro e vertice, 2) Coprire i piccoli e meno piccoli illeciti perlopiù ignorando le denunce e accusando di sciacallaggio i giornalisti che ne scrivono, 3) Allargare il raggio di azione della multinazionale ospedaliera in tutta Italia e nel Mondo nell’idea che un soggetto too big to fail si anche intoccabile.
In effetti il San Raffaele è stato ed è intoccabile, anche ora che il fondatore se ne è provvidenzialmente andato prima dell’inizio di qualunque processo e alla vigilia dell’asta per fallimento che avrebbe passato le strutture di mano per sempre, nessuno può dire che sia tramontata l’epoca della gestione allegra della sanità in Lombardia.
Il sistema sanitario in tutta Italia è stato utilizzato dai grandi capitali per fare palate di miliardi sulle spalle del contribuente. Non è sostenibile perché il sistema dei rimborsi pubblici alle strutture private (il San Raffaele ha gonfiato fatture per trent’anni nel pubblico disinteresse) è una truffa legalizzata esplosa da anni che ancora esiste e si regge in piedi solo perché viene coperta dai poteri forti, soprattutto della chiesa e del centro destra che nel campo hanno il massimo dei loro interessi.
 Il sistema degli ospedali privati in nord Italia, la sussidiarietà tanto voluta da Formigoni è servita a depotenziare il pubblico e a creare situazioni limite, ci sono intere aree del paese dove la sanità pubblica è gestita da cliniche private (che però paghiamo noi con i nostri soldi) che se un domani dovessero crollare verrebbero semplicemente rilevate nuovamente dallo stato che le ha pagate fino ad oggi senza alcun problema per gli attuali padroni.
Il furto perfetto, ci hanno insegnato, è quello in cui il derubato non capisce di essere derubato dal ladro e il sistema considera il ladro un eroe.
Facciamo i nostri conti
    

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