venerdì 1 giugno 2012

MILANO CHIAMA RATZINGER... le famiglie cattoliche alla conquista della città


Benvenuti in paradiso.
Oggi a Milano arriva il Papa con tutto il suo circo.
Come al solito le perplessità sono più delle certezze e visto che di perplessità si parla in lungo e in largo partiamo dalle certezze.
Certezza numero 1: il comune spende la bellezza di 3 milioni di euro (tasse di tutti i milanesi) per garantire l’evento, la regione ne mette in ballo 10 (tasse di tutti i Lombardi pure quelli di Bormio che sta a 300 chilometri), non si sa quanti di questi soldi vengono garantiti dagli sponsor e queste incertezza pesano un po’, la città viene militarizzata come e sempre quando il papa fa una passeggiata con la papamobile da qualche parte.
Certezza numero 2: lo spottone commerciale pro famiglia papale servirà a rallentare ulteriormente il percorso per la creazione del registro delle unioni civili, promesso ormai da un anno da Pisapia ma che ristagna in giunta tra veti incrociati delle ali cattoliche dei due schieramenti.
Certezza numero 3: L’indotto che guadagnerà 55 milioni di euro dalla cosa è solo quello che fa riferimento alla curia di Milano anche perché da come è costruito l’evento non ci sarà certo modo per favorire altre attività commerciali, se poi qualcuno dicesse che parte della giostra la fanno in fiera giova ricordare che le mani di Comunione e Liberazione sono le uniche che davvero muovono i fili del mega complesso fieristico di Rho Pero.
Smettiamola di prendere in giro la gente, smettiamola di confezionare i soliti discorsi buonisti.
Sembra che quando si muove il papa nessuno possa dire nulla di male, anzi è sempre una grande Festa.
Questi raduni sono heppening politici dove un capo di stato straniero viene a ribadire il suo primato su un altro stato, il nostro.
Che in Italia oggi come oggi il peso della Cei sia enorme non è cosa ignota.
Una buona metà del governo è di nomina quasi univocamente vaticana, si va dal ministro dei beni culturali Ornaghi al fondatore della comunità di Sant’Egidio Riccardi.
I conoscitori della Chiesa sanno benissimo che la Comunità di Sant’Egidio altro non è che il braccio politico della curia di Roma e d’altra parte Riccardi non ne ha mai fatto mistero.
Oltre alle punte di diamante dei ministeri tutta la finanza bianca è ben rappresentata da gente come Passera e da tutta una schiera di sottosegretari che trovano il centro dello stato più nel Vaticano che al Quirinale.
In Italia la richiesta di laicità, che è una richiesta normale in uno stato europeo non trova mai una vera sponda se non in qualche movimento sparuto e maleascoltato.
Se pensiamo che il Leader più conosciuto della sinistra, Nichi Vendola, si vanta di tenere sempre un rosario in tasca capiamo come non sia sufficiente nemmeno votarsi ai post comunisti per sperare di cavarsela.
Peraltro sarebbe il caso di fare notare che negli ultimi 30 anni la chiesa di Roma ha virato preponderantemente a destra e che la scelta di riappacificarsi con movimenti come quello dei lefebriani da parte di Benedetto XVI non siano certo segno di discontinuità con la politica oscurantista e repressiva del predecessore Giovanni Paolo II.
Ad oggi la Chiesa cattolica è (nei suoi vertici, poiché sarebbe miope non sottolineare alcune lodevoli differenze) un ente che blocca e scredita qualunque tentativo di cambiamento, lacerato al proprio interno da meccanismi non dissimili da quelli che distinguono la politica di palazzo che tanto ci indigna in Italia, dominata da movimenti e gruppi che non stento a definire fascisti, tra cui ricordo Focolarini, Rinnovamento Dello Spirito, Opus Dei, Comunione e Liberazione, Neocatecumenali.
Giovanni Paolo II si è circondato per tutto il suo pontificato da veri e propri briganti che ne hanno diretto nell’occulto le scelte e hanno portato spesso e volentieri a vere e proprie catastrofi.
Non potrò mai dimenticare il mio incontro anni or sono con due ragazzini (18 e 20 anni) appartenenti al gruppo dei Legionari di Cristo, il cui ottantenne fondatore è stato incriminato per stupro continuato nei confronti di alcuni seminaristi del suo stesso movimento ma veniva considerato dal papa il suo “figlio prediletto” nonostante le prime accuse fossero vecchie di anni .
Erano due ragazzi messicani, a parlarci sembravano automi, non sapevano nulla di società di politica e di cultura italiana pur vivendo nel nostro paese da molti anni, sapevano solo che l’Italia era un paese diventato dissoluto nella morale e nei costumi per colpa dei Comunisti e che la loro missione era ricondurre i giovani al bene attraverso Cristo, mi dicevano che nel loro seminario, che se avessi voluto potevo andare a visitare, c’era la palestra perché un vero soldato di Dio doveva curare il corpo e che se il papa gli avesse detto di andare a far la guerra per Cristo loro avrebbero afferrato la croce e sarebbero partiti, come dei veri legionari.
Uno di loro mi chiese: “Ma lei non prova schifo a vedere tutte queste donne con le cosce al vento?” io gli chiesi cosa intendesse e lui mi disse che i costumi erano il frutto di una mentalità che aveva concesso troppa libertà ai giovani e gli aveva fatto perdere la bussola, io risposi che non capivo cosa centrasse la libertà con la gonna corta di una quindicenne e il più giovane mi fece un discorso che non dimenticherò mai sul fatto che bisognava che si proibissero determinati costumi perché il corpo era il tempio dello spirito e la morale del secolo corrompe il corpo e lo spirito.
Questi sono gli ideali propalati dalle nuove generazioni dei movimenti. Entrare nei loro gangli è addentrarsi nel fondamentalismo più oscuro.
Il presidente della regione Lombardia dice di conoscere un solo tipo di famiglia fatta da un uomo una donna e dei bambini uniti dal vincolo del matrimonio e nel dirlo sa di tagliare fuori dal concetto di famiglia il 30% delle coppie italiane (Il 50 nella sua regione) ma non gli importa.
Sono opinioni, se rimanessero appannaggio della cerchia dei fedeli nulla da dire.
Ma non è così, la chiesa legifera in uno stato laico dove la maggior parte degli abitanti non vuole farsi dettare la linea da lei.
Roberto Formigoni non parla in chiesa a dei fedeli, fa delle leggi per lo stato e queste leggi impediscono il riconoscimento delle coppie di fatto nello stato e nella regione in cui vivo.
La regione Lombardia destina vagonate di soldi pubblici a enti e scuole private di ispirazione religiose dove si insegna che la fede in Dio viene per prima, poi tutto il resto.
La regione Lombardia ha creato il sistema della suissidiarietà per pompare miliardi in strutture come il S. Raffaele, che poi sono scoppiate creando quello che hanno creato, ma che hanno agito in barba e talvolta contro, le leggi dello stato.
In Italia un medico che applicasse la 194 si troverebbe la carriera distrutta, chi pratica l’interruzione di gravidanza negli ospedali della Lombardia è un eroe dello stato, perché è uno che sa che applicare una legge gli precluderà qualunque carriera, vedrà passare davanti a lui colleghi più giovani e magari più incapaci, ma lui resterà al palo, questo perché la Chiesa ha voluto così.
Trovare un consultorio non opzionato dal movimento per la vita è un miracolo e una donna che decidesse di abortire in molte parti di questa bella regione sarebbe sola e non potrebbe essere ascoltata da nessuno perché il luogo deputata per aiutarla è pieno di gente che la considera un’assassina.
Nelle scuole italiane la religione la fa da padrona anche se si decide un’istruzione laica per il proprio bambino.
Un amico ateo mi ha fatto leggere il tema che la maestra aveva consegnato al proprio figlio, titolo: “domani incontro Gesù,  la mia prima comunione” il compagno di scuola di fede musulmana era stato dispensato il figlio del mio amico no, la maestra non capiva perché non avrebbe dovuto farlo visto che lui era italiano e alla fine che male c’era?  
Di esempi ce ne sono migliaia inutile dilungarsi.
Il cattolicesimo in Italia è egemone e impedisce a chi non è credente di vivere una vita libera, negli ultimi anni i gangli della chiesa si sono fatti ancora più stringenti, tra l’altro è un meccanismo che viaggia con proporzionalità inversa, al diminuire del numero di italiani che si dice credente aumenta l’ingerenza delle lobby di potere cattolico nella società.
In questo clima gli incontri mondiali delle famiglie sono dannosi prima ancora che inutili, se ci devono essere che li organizzi l’arcivescovado con i soldi suoi e non con i miei.
Sono nato in una famiglia credente e non laica, ma con il tempo anche nella mia famiglia sono cresciute le perplessità, né mio padre né mia madre sono due giovanotti ma basta un po’ di intelligenza per capire cosa ci vogliono fare digerire, oscurantismo e fanatismo non sono di casa in una democrazia compiuta.
Forse l’Italia non lo è mai stata ma di questo passo non lo sarà mai 

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