venerdì 23 novembre 2012

KEN LOACH E I LAVORATORI

Ken Loach è un regista che mi ha sempre stupito, che per molti versi ha radicalmente mutato la mia idea di come si dovrebbe fare cinema per dar voce alla classe operaia.
Certamente è rimasto uno dei pochissimi grandi del cinema che si può permettere di parlare di operai e di padroni, di sfruttamento e di precarietà per aver visto e conosciuto la situazione sociale di cui parla da molto vicino.
Spesso, quando assisto a film dove si parla di problemi sociali, resto colpito da come i registi trattano i temi che pretendono di esporre. Spesso, soprattutto in Italia,  ci si trova davanti a una totale mancanza di lucidità, ad una totale assenza di spessore, si ha l'impressione di guardare un film fatto da uno che è passato per caso e ha filmato cose che non conosce.
Ken Loach no, quando guardi un suo film capisci che lui le cose le sa, che non ha bisogno della retorica del tutti bravi, tutti cattivi, che è uno che si può permettere di fare vedere che nella vita le sfumature del grigio  sono infinite. 
Ken Loach è uno che può permettersi ancora di usare parole come Classe operaia e Proletariato (e per questo non ne abusa mai).
Per questo quando ho letto il motivo dal suo rifiuto a ritirare il premio assegnatogli al Torino Film Festival, per fare conoscere al mondo le condizoni di lavoro degli operai esternalizzati dal Museo del Cinema e appaltati a una cooperativa esterna con diminuzione di salari e licenziamenti annessi non ho potuto fare a meno di ripubblicare la sua lettera che potere leggere qui di seguito: 

È con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film. I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema. Tuttavia, c’è un grave problema,ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabileA Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (Mnc). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari. In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili. Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni. Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio.

Ken Loach

Qualche regista, tra cui Ettore Scola, altro assegnatario di premio, dicono che il gesto di Loach non è significativo perché è molto meglio ritirare il premio e poi combattere a fianco degli operai.
Non so se messo di fronte alla possibilità di ritirare o meno un premio avrei scelto l'una o l'altra strada.
Certo Loach vive in Inghilterra e Scola abita dalle nostre parti quindi visto che ha detto di voler mettersi a fianco dei lavoratori non vedo l'ora di vedere che cosa farà per loro, anche un piccolissimo documentario sulla loro condizione fatto con la sua firma sarebbe una gran cosa.
Purtroppo però in Italia spesso e volentieri succede che si ritira il premio, si promette di fare chissà cosa e alla fine non si fa nulla perché agire presuppone comprendere fino in fondo e perdere tempo.
Per ora dico di preferire la scelta di Loach aspettando altri risultati.  

2 commenti:

  1. Aspettiamo di vedere cosa farà Scola?
    Non ho più tempo per le pie intenzioni.
    Se Scola voleva dire, cioè "fare qualcosa", doveva farlo e dirlo ieri, un anno fa, tre anni fa.
    Dov'erano nascosti tutti, gli intellettuali di questo paese, mentre lentamente e inesorabilmente scivolavamo dall riforma Treu agli accordi Fiat/Marchionne fino a finire nella Foxconn di Stato della nuova legge di stabilità, con tanto di telecamere a monitorare la produttività del lavoratore?

    Ma si impiccassero tutti!

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    1. HAi mille volte ragione, l'ho scritto perché pare che Scola abbia detto di voler andare a incontrare i lavoratori e di essersi messo in contatto con i responsabili dell'USB nella cooperativa... con ottima probabilità (anzi direi certamente) lo ha fatto sole e semplicemente perché il premio gli interessava portarselo a casa e non voleva fare la figura dello stronzo, ma non vorrei essere smentito dall'improbabile.
      Da registi e produttori mi chiedo soprattutto perché non hanno fatto nulla quando piano piano gli immobiliaristi e le banche si sono mangiati Cinecittà che è stato il più grande polmone economico della Roma degli anni 50 - 60 - 70 - 80, che ha dato letteralmente da mangiare a moltissimi tra attrezzisti, capimacchina, elettricisti, truccatori, fotografi,... che ha fatto vivere gente che viveva facendo la comparsa per 5mila lire al giorno più "er cestino".
      Questo grande circo cittadino ha segnato nel bene e nel male Roma come ce la immaginiamo ed è stato distrutto nel totale menefreghismo di quelli che, essendo grandi del cinema, potevano combattere per molti e non lo hanno voluto fare.
      Molto del cinema italiano degli ultimi anni è una schifezza anche perché questi "grandi" come Scola lo hanno fatto morire.

      Comunque come sempre... d'accordissimo con te...

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