mercoledì 16 febbraio 2011

QUELLO CHE LA SINISTRA HA PERSO... i cocci della nostra patria.


La notizia di oggi, che Vendola cioè, avrebbe aperto alla possibilità di una sorta di non meglio definita “coalizione allargata al terzo polo per battere Berlusconi”, dovrebbe fare rizzare i peli in testa a tutti e cominciare a fare pensare, a quelli che per mestiere fanno i commentatori politici, che sia arrivato il moneto di cantare il de profundis al nostro sistema democratico.
Andiamo ai fatti.
Nichi Vendola propone di creare un’alleanza, la più grande possibile nei numeri, per battere Berlusconi, creare un governo di transizione che vari quelle due o tre leggi essenziali, e poi andare a votare con nuove garanzie. Cosa fa pensare al segretario del SeL che una cosa del genere si possa fare?
Risposta: l’affluenza, trasversale e civile, della società alle manifestazioni degli ultimi gironi, soprattutto a quella di domenica scorsa, che ha visto migliaia di donne protestare contro l’uso strumentale e barbarico che si fa della donna in Italia (e qui sarebbe bene ricordare che mr. B. è solo una faccia di questa ripugnante medaglia).
Ci sono però tutta una serie di aspetti da tenere presenti, primo fra tutti che, Berlusconi non è caduto e non si può sperare di farlo cadere per via parlamentare, almeno per ora.
Il parlamento è bloccato, non si producono più leggi da dicembre, i parlamentari scaldano letteralmente gli scranni, ma il governo vive su quei tre o quattro voti di scarto che gli garantiscono la pace perpetua.
La manifestazione di domenica è stata sicuramente una boccata di ossigeno, un terremoto necessario per tornare a sperare di vivere in un paese civile e non in una repubblica delle banane dove comanda una specie di Re Sole demente e incartapecorito, ma da sola non serve a cambiare lo stato delle cose.
La verità, che lo si voglia accettare o meno, è che la politica la fanno i partiti e che da vent’anni a questa parte questi soggetti non sono più rappresentativi di nulla e di nessuno al di fuori di se stessi.
Il fatto stesso che un esponente politico di grande spicco e valore quale è Vendola, possa entrare nel dibattito parlamentare e proporre una coalizione di intesa all’interno di un parlamento nel quale non siede e possa proporre, non solo di unire un partito di sinistra e un partito fatto in larga parte di ex aderenti al Movimento Sociale; possa designare il leader transitorio di questo nuovo gruppo (Rosy Bindi) e in tutto questo, la maggior parte dei commentatori valuti la possibilità politica di questo fatto, è la cartina di tornasole di una democrazia ormai allo sbando.
La politica oggi esiste solo in funzione della sua nemesi ma non è in grado di nemmeno di costruire un pensiero coerente intorno a questa lotta.
Nessuno si nasconda dietro ad amarcord partigiane! I politici che, davanti a questo sfacelo ideologico e politico, invocassero le lotte partigiane come paradigma di un modo di unirsi contro un Nemico Comune verso un nuovo ideale, farebbero un torto alla storia e ai giovani italiani che morirono sulle montagne per la nostra libertà.
La lotta partigiana non si è fatta in parlamento ma con i fucili casa per casa, se ci fossero state possibilità parlamentari non ci sarebbe stata nemmeno una lotta, per il semplice motivo che non ci sarebbe stato il Fascismo e allora di che staremmo parlando?
In parlamento i comunisti e i democristiani, liberali e socialisti, non si unirono mai se non nella fase costituente che ci diede la carta costituzionale, ma oggi non siamo a questa fase storica.
Oggi siamo alla considerazione che non si hanno più ideali da difendere, oggi gli ex fascisti possono tranquillamente fare una coalizione con gli ex democristiani e gli ex comunisti solo perché nessuno ha più ideali, sogni e valori da propugnare, se non un volgare asservimento ai due veri poteri forti d’Italia: Confindustria e Chiesa.
Berlusconi lo sa e su questo doppio asservimento, da un lato, e sulla debolezza ideale dei competitor dall’altra ha costruito la sua fortuna elettorale e politica.
La sinistra che dice di voler fare di tutto per salvare l’Italia da Berlusconi dovrebbe fare lo sforzo di domandarsi quanto non sia berlusconizzata essa stessa, la “nuova destra di popolo” di Fini non faccia nemmeno lo sforzo di chiederselo, visto che non si è fatta mai una domanda del genere in vent’anni di servilismo totale ai voleri del Re di Arcore.
Oggi siamo tutti alla ricerca disperata di un leader che ci salvi da Berlusconi e a me, sembra che la nostra sia la ricerca di un Berlusconi di Sinistra (appena un po’ più accettabile), ma ne frattempo, visto che le cose di sinistra non bisogna più dirle, facciamo l’occhiolino a gente come Pier Casini che ha passato la carriera nel tentativo di demolire le libertà civili che abbiamo guadagnato al prezzo di lotte, quelle si epiche, negli anni sessanta e settanta.
Oppure cerchiamo l’appoggio di Gianfranco Fini, uno che si è deciso a dire che forse ad Auschwitz non c’era un parco giochi solo nel 2003 con quei 48 anni di distanza.
Mi viene detto: “ma la società civile è già trasversale!”.
Certo che lo è, come lo siamo tutti, uniti nell’anti berlusconismo, ma poi?
Da troppo la politica di tutti è sintonizzata su Berlusconi e sulle sue assurdità, possibile che non si riesca a fare a meno di lui nemmeno quando si ragiona di grandi ideali?
Ci spieghino i signori della sinistra (sempre che esista ancora) cosa ne è dei grandi ideali di internazionalismo e di solidarismo che hanno mosso interi popoli.
C’è rimasto solo quell’elenchino da Giovane Marmotta che Bersani ha timidamente letto alla presenza di Fazio e Saviano qualche mese fa?
“Sono di sinistra perché credo che se sta bene il mio vicino sto bene anche io” questo non è uno slogan di un partito di Sinistra, è lo slogan di aspirapolvere che non fa rumore.
Quando entrai nella FGC negli anni ‘90 non si parlava così.
Si parlava di lotte contro il capitalismo, lo slogan era piuttosto “Sono comunista perché se un padrone vuole la mia libertà io devo poterlo buttare giù con le buone o con le cattive!”
Si parlava di ideali di un mondo diverso, quel mondo che siamo andati a difendere a Genova nel 2001, la sinistra non è la carità che un ricco di buon cuore fa all' ONG di turno, la sinistra era quella che diceva che bisognava appoggiare le rivoluzioni perché con le rivoluzioni un popolo si autodetermina con la carità si annichilisce… approposito, che cosa ne pensiamo del nord Africa?
Oggi vedo solo i cocci della mia sinistra, di quella in cui ho creduto.
Magari sono cocci che verranno buoni per le elezioni, ma per favore non mi si racconti più la balla della nuova politica e delle nuove idee.

1 commento:

  1. No, infatti.
    Il paternalismo della sinistra è la misura del suo precipitare inarrestabile verso il nulla.
    La difesa di se stessa della sua classe dirigente, ostinatamente chiusa a ogni idea che può sapere di nuovo, è la misura dell'attrazione verso quel nulla.
    Senza voce sono non solo le migliaia di persone scese in piazza domenica, ma pure quei book block che Bersani (e Fini) sono andati a trovare sui tetti lo scorso dicembre senza essere riusciti a portarceli loro e disinteressandosene comunque il minuto dopo che le telecamere hanno chiuso la ripresa.
    Protagonisti dello stesso show berlusconiano, recitano nel ruolo di antagonisti. Ma solo per esigenze di fiction...
    Come si fa a credere a persone che recitano, e malissimo, solo ruoli previsti dal copione?
    Manca loro la vita, cioè il senso stesso della rivoluzione. Che è sempre, prima, rivoluzione culturale.
    Rossana

    RispondiElimina