martedì 5 luglio 2011

MI SONO FATTO DA SOLO... le leggi.



Indro Montanelli raccontava sempre del suo famoso dialogo con Berlusconi quando l’allora cavaliere, definito a Milano “Sua Emittenza”, disse al direttore del suo giornale di punta: “Lei deve capire che se io non entro in politica vado in galera”.
L’amico di Craxi, l’uomo che aveva fatto negli anni ottanta la sua fortuna personale dando un colpo al cerchio (leggi P2) e uno alla botte (leggi socialisti milanesi), aveva genuinamente paura che di lì a poco la partita si sarebbe chiusa a suo sfavore.
Non era nemmeno la prima volta che B., in difficoltà per la sua spericolatezza e il suo atteggiamento imprenditoriale a metà tra il truffatore e il magnate alla sud americana, ricorreva alla politica, lo aveva sempre fatto per interposta persona, mai mettendoci la faccia, con quell’idea tipica degli anni 70 e 80 per cui chi ha davvero potere non si mostra.
Lo aveva fatto quando aveva dovuto fare cambiare le rotte degli aerei che partivano dall’aeroporto di Linate per costruire il suo quartiere modello, Milano 2. Creando comitati e spingendo fari politici era riuscito a fare del suo nuovo quartiere “un’Oasi di Silenzio” appena fuori Milano e contemporaneamente assordare tutti i cittadini dei paesi di Peschiera Borromeo, di San Giuliano Milanese e di San Donato…
Lo aveva fatto quando, nel 1984, i soliti “giudici comunisti” gli avevano impedito di trasmettere le sue porcherie su tre reti su scala nazionale.


Furono 4 giorni che fecero la storia della compromissione tra politica e affari.
Il 16 ottobre 1984 la procura dispone il sequestro delle antenne attraverso cui, in barba a una legge costituzionale, Berlusconi trasmetteva in tutta Italia su tre canali, il 20 ottobre Bettino Craxi emana un decreto d’urgenza per poter fare tornare l’amico Silvio in onda e “salvare un patrimonio nazionale” (Craxi 18 ottobre 1984), 28 novembre: il Parlamento (che allora incredibilmente esisteva) rifiuta di convertire il decreto in legge in quanto “in palese violazione di una sentenza della corte costituzionale “ (Sentenza della Corte costituzionale n.148/1981), 6 dicembre Craxi ripropone la stessa legge, pur di salvare l’amico è disposto a immolarsi personalmente, pone la fiducia (che allora non era una passeggiata come oggi, visto che il suo governo si reggeva su una coalizione di 6 partiti e che spesso i voti di altre forze erano indispensabili).
La legge passa B. è salvo… Craxi ci tiene a dire che non si tratta di una cosa fatta per Fininvest e Berlusconi ma qualche tempo dopo salta fuori una lettera del Biscione al Capo dei Socialisti:
« Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio. »

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, la carriera di Silvio Berlusconi altro non è stato che un continuo rincorrere il potere per salvarsi personalmente.
Anche oggi, di fronte a una manovra che farà pagare agli italiani miliardi di euro, che spolperà ulteriormente le già esigue casse della gente, il lupo non sa fare di meglio che farsi uno sconticino sulle spese di casa.
Ieri scrivevo che questa mossa mi sembrava un atto di totale Demenza politica… lo è!
Questa finanziaria “lacrime e sangue” è sotto la lente di ingrandimento da settimane, come poteva sperare di il Povero Vecchio di far passare una norma così palesemente ad personam senza che nessuno se ne accorgesse?
Semplicemente non lo sperava… in realtà non gli importa nulla che gli itaiani sappiano o meno questa storia.
Dopo la batosta dei referendum il Povero Vecchio sa solo che se ha ancora una maggioranza è quella del Parlamento che ha pagato fior fior milioni e di prebende.



Dopo gli schiaffi che ha preso in tutti i comuni “ci ha messo la faccia”, dopo che molti candidati sindaci lo hanno pregato di non andare a “sostenerli” durante le campagne elettorali, dopo tutto questo, il Nano è diventato una sorta di mostro assediato e autoreferenziale che fa ciò che vuole in barba alla seppur minima decenza politica e sociale (un Egoarca come lo definisce Giuseppe D'Avanzo oggi su repubblica).
Ieri parlavo con un immigrato tunisino, amico da molti anni, che mi chiedeva cosa aspettassero gli italiani a fare quello che i giovani tunisini hanno fatto con Ben Alì, tanto non c’è alcuna differenza nella caratura dei due leader.

In effetti mi domando cosa ci manca: il coraggio? La voglia? Abbiamo così tanto parlato di pacifismo che non siamo più capaci di ribaltare un tiranno che ridicolo?

Lasciamo che un popolo intero sia dissanguato, e se protesta manganellato e non siamo in grado di fare nulla?
Quando penso a questa vicenda e alla faccia di Berlusconi soddisfatto del nuovo regalo che si è fatto mi vengono in mente le parole di Maria Antonietta: “Se il popolo non ha il pane mangi le Brioches”.

Quanto tempo dobbiamo ancora aspettare?

1 commento:

  1. Aspettiamo gli indecisi.
    Quelli che ancora, nonostante abbiano controvoglia ormai aperto gli occhi, stanno aggrappati all'illusione che tutto questo non li riguardi, che sia affar loro solo come argomento da salotto.
    Aspettiamo, insomma, che finiscano anche le briosches.
    Poi, forse, ci sarà bisogno di esprimere con la rabbia l'improvvisa necessità di giustizia che fin qui rimane idea dotta ma pur sempre soggetta all'interpretazione personale.

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