lunedì 15 novembre 2010

SAPESSI COME E' STRANO... le primarie a Milano


Ieri a Milano pioveva, oggi un po’ di più.
Sotto la pioggia è avvenuto quello che, probabilmente, doveva avvenire già da tempo.
Milano ha scelto.
Milano ha scelto di dare la sua fiducia a Giuliano Pisapia, di affidargli il compito di provare a prendere il forte di Milano, da troppo tempo in mano a un governo incapace e immobile.
Chiunque viva Milano (perché la città o la vivi o la usi come dormitorio con annesso lavoro e quindi non sai nemmeno ciò che accade poco oltre la porta di casa tua), sa come gli anni del centrodestra abbiano modificato in modo negativo la città.
Da Formentini ad Albertini al devastante mandato della Moratti, con l’apporto del sempre presente e intraprendente vicesindaco Riccardo Decorato, Milano si è come mummificata.
La capitale morale d’Italia ha perso lo slancio e l’amore per se stessa e, di pari passo è diventata più livida e intollerante, più violenta nelle sue periferie ormai abbandonate a se stesse e, per contro, transennata e blindata nel centro, ormai diventato un gigantesco centro commerciale a uso e consumo dei turisti.
Le fabbriche e i servizi arrancano, i laureati trovano solo piccoli lavori in stage, capita spesso di incontrare vecchi compagni d’ateneo che, venuti dal sud nella sicurezza di far carriera, ormai fanno le valige per tornare a casa perché non ce la fanno più a vedersi pagate le bollette dai genitori da Bari o da Napoli.
I luoghi di libera associazione vengono chiusi o sono presidiati dalle forze dell’ordine e al loro posto vengono costruiti locali per milionari che chiudono anch’essi dopo poche stagioni.
Camminare per le strade di periferia significa vedere una lenta agonia, uno straziante soffocamento.
Camminare la sera per il centro significa invece addentrarsi per il deserto, da piazza San Babila al Castello Sforzesco, quello che solo una generazione fa era il centro vivo e pulsante della metropoli, è possibile camminare dopo le dieci di sera senza incontrare quasi nessuno, in una città fantasma praticamente imbozzolita su se stessa.
Qui si dà la caccia ai graffitari, non importa se poi sono gli stessi che vendono quadri a New York e sono considerati i nuovi maestri della Pop Art, qui non si devono esprimere; qui si sventrano interi quartieri o si distruggono interi parchi pubblici in una notte senza alcun rispetto per la vita della gente e si costruiscono nuovi grattaceli che servono solo all’altissima borghesia, per la gente normale si costruiscono nuovi quartieri da sogno in periferia, dimenticandosi di bonificare le aree su cui vengono costruiti e sui quali prima sorgevano discariche o impianti chimici e così facendo regalando oltre al sogno di una casa nel verde oggi anche la certezza di un cancro domani.
In questo clima davvero apocalittico Donna Letizia (Moratti) non si degna di presentarsi in consiglio comunale se non per sporadiche comparsate senza senso, non si prendono decisioni serie da anni lasciando tutto all’intraprendenza, talvolta criminale, di assessori e consiglieri di maggioranza.
Qui, in quella che viene ormai definita l’università della Mafia (perché tutti i capi delle cosche di tutte le sigle mafiose hanno i loro fiduciari diretti in qualche ufficio del centro), il comune decide di non far mai partire, unico comune in Italia, una commissione comunale antimafia, con la motivazione che: “il problema non sussiste e che una commissione incuterebbe timore e allarme nei cittadini”, una motivazione che sembra un po’ quel ritornello di certi esponenti democristiani siciliani negli anni ’60: “Vede, in Sicilia ci sono tanti banditi, ma mi lasci dire, la mafia che cos’è? È una bella invenzione di voi giornalisti, la mafia non esiste”.

Questa Milano ha scelto Pisapia, per molti motivi, primo tra tutti perché è un uomo Onesto, e lo si può dire, perché è un uomo che conosce la città e che fa politica in questa città non da ieri ma da sempre.
Perché è uno che ha difeso i poveracci senza soldi, contro i soliti noti, quindi contro la Milano che conta, quella che Paga e quindi pretende di non essere disturbata.

Eppure siamo alle solite. Oggi i vertici del PD si dimettono in massa perché il loro candidato (l’archistar Stefano Boeri) non ha vinto.
Oggi sentivo qualcuno dire: “Se volevano fare vincere Boeri perché hanno fatto le primarie, lo indicavano come il loro candidato e la smentiamo con le pagliacciate”.
Che mossa stupida, che mancanza di sensibilità anche nei confronti degli elettori.
Come dire: “Visto che avete votato sbagliato, ora abbandoniamo la nave, vi lasciamo soli contro la macchina organizzativa del PdL. In modo che se dovesse vincere la Moratti di nuovo potremmo dire che abbiamo perso ma per colpa della sinistra”
Ha votato Milano, e Milano ha scelto, il PD la vuole abbandonare?

Voci tremende corrono per i corridoi dei giornali da qualche giorno, se avesse vinto Pisapia allora il PD avrebbe potuto schierarsi con FLI, UdC e ApI e indicare come candidato Gabriele Albertini, ex berlusconiano di ferro ora con Fini per ovvi motivi di convenienza.
Speriamo che non sia così, speriamo che non si veda questa orrenda situazione profilarsi all’orizzonte perché sarebbe il tradimento delle speranza di molti che nella coerenza del PD credono ancora e che sono disposti a perdonare molte delle stupidaggini che negli anni, i quadri del partito, hanno fatto.

Potrebbe essere l’inizio della primavera, perché Milano è stanca, non ne può più e vuole voltare pagina.
Potrebbe essere se lo vogliamo veramente.

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